BLOG-IN DENTRO LO SPORT

Commenti e riflessioni sullo Sport e sul rapporto con Tv, Media, Marketing. Presentazione grandi eventi sportivi (calcio, ciclismo, basket, atletica, rugby), Olimpiadi. Inchieste su doping, diritti televisivi, giustizia sportiva. Recensioni libri sportivi. Blog che promuove la #culturasportiva

GIRO D'ITALIA 2013

Il percorso, le tappe, le altimetrie, le salite del Giro d'Italia 2013. Approfondimenti sulle frazioni più importanti, commenti e analisi su squadre, protagonisti e copertura Tv-Media. (foto by Sirotti - Stephill.tv)

TV - MEDIA - MARKETING

Analisi e commenti sul rapporto tra Tv, Media, Marketing e Sport. News e approfondimenti sul business che ruota attorno ad eventi, squadre e atleti. Approfondimenti su Programmi Tv, Editoria, Social Media, Sponsor, Eventi.

CALENDARIO CICLISMO 2013

Tutte le date del calendario ciclistico World Tour 2013. Dalle prime corse stagionali in Australia, alle Grandi Classiche di primavera, dalle Corse a tappe sino al Lombardia. Senza dimenticare i Mondiali italiani: appuntamento a Firenze a fine settembre. (foto by Sirotti - Stephill.tv)

INCHIESTE E SPECIALI

Le Inchieste e gli Speciali di Blog-In. Analisi su Diritti Tv, Bilanci, Fair Play Finanziario Ranking FIFA, UEFA, Giustizia Sportiva, Doping, ecc. Uno spazio per chi vuole andare "dentro lo sport", approfondendone meccanismi, regole e distorsioni.

lunedì, aprile 25, 2016

Il fenomeno "Chiamarsi Bomber...": dai social ai negozi di scarpe

Qualche giorno fa, mentre mi gingillavo per negozi, mi sono imbattuto in una cosa che mi ha francamente sbalordito. Un esempio clamoroso di come la virtualità dei social-network possa materializzarsi nella vita di tutti i giorni. In un negozio di scarpe mi sono trovato di fronte a una marca mai vista prima: CB. Boh, mi son detto, sarà una specie di private label del negozio di calzature in cui mi trovavo. In realtà, guardando le scatole ammassate su un'intera parete, ho riconosciuto il logo di "Chiamarsi bomber tra amici senza apparenti meriti sportivi", una delle pagine Facebook più famose tra gli appassionati calcistici. Per chi non la conoscesse, potremmo definirla come una versione social o 2.0 del fu Mai Dire Gol (con un occhio di riguardo per...le belle ragazze). La sola pagina Facebook, autentico fenomeno social, ha raggiunto in pochi anni i 785.193 fan.
Sulle scatole, oltre al logo che vedete sopra, campeggiava anche il nome ironico della linea di scarpe (sgargianti, vistose, appariscenti): "Sobrietà time". Ecco qui:


Ora, che una pagina Facebook di successo crei una propria linea di gadget o magliette è abbastanza normale. Mi viene in mente la pagina "Sole whisky e sei in pole position" che sta spopolando con le frasi del Cummenda alias Guido Nicheli (e non solo). Creare delle T-Shirt con delle frasi cult è abbastanza semplice, così come metterle in vendita online è ormai un gioco da ragazzi.
Le cose cambiano, di molto, quando si passa alla vera distribuzione, ovvero quando si entra fisicamente nei negozi.
Navigando in rete ho trovato qualche intervista dei cinque ragazzi pavesi che nel 2010 hanno fondato la pagina "Chiamarsi bomber". Una storia abbastanza comune di (grande) successo sui social. Il salto di qualità, tuttavia, è arrivato negli ultimi tempi. A parte interviste e ospitate in programmi Tv, il sito è entrato nell'orbita de "La Gazzetta dello sport" che ha compreso il potenziale di CB sul target under 30-35 (se andate sul sito, infatti, trovate la dicitura "questo sito contribuisce all'audience della Gazzetta dello Sport").
E' possibile/probabile che qualche società specializzata abbia seguito l'esempio della Gazzetta, sfruttando il marchio CB a livello commerciale. Non a caso i modelli di scarpe CB sono in linea con la comunicazione giovane, sfrontata, impertinente della pagina FB. Sulla pagina Facebook di Chiamarsi Bomber, alla voce contatti, trovate "Management: newtopia". Di cosa si tratta? E' la società fondata nel 2013 da J-Ax e Fedez che nel suo "roster" vanta anche CB. La linea di scarpe CB, invece, è stata realizzata in collaborazione con la BAV Shoes di Vigevano (PV). Non male come rete di contatti per una "semplice" pagina facebook.
Nel complesso, quindi, un ottimo esempio di come saper comunicare sui social possa tramutarsi - in alcuni casi - in un piccolo modello di business. Bravi.

domenica, aprile 10, 2016

Riders on the Storme (presentazione Parigi-Roubaix 2016) di Simone Basso

Tempo di Parigi-Roubaix: il Monumento più importante e glorioso, nonchè - per la prima volta - telediffuso dalla partenza all'arrivo.
Una sfida selvaggia, ancestrale, che nell'immaginario pop trascende una semplice gara ciclistica.

I PROTAGONISTI
Zerosedici di lusso, edizione numero centoquattordici, caratterizzato dall'ennesimo braccio di ferro tra i due ras generazionali.
Il nuovo mammasantissima, Peter Sagan, reduce dal primo (grande) successo in una Classicissima alla Ronde, e Fabian Cancellara, fuoriclasse che - col declinante Boonen - ha firmato un'era nelle corse di Primavera, all'ultimissima Rubè della carriera.
Domenica scorsa, nelle Fiandre, Spartacus ha collezionato il suo sedicesimo (!) podio in una delle cinque competizioni Monumento.
L'indice statistico che sottolinea la grandezza del bernese: prima di lui nella classifica solo il Cannibale, Eddy Merckx, con diciotto e Monsieur Roubaix, Roger De Vlaeminck, a diciassette.
Fabian dunque, se alzasse il quarto trofeo di pietra al Velodromo, aggancerebbe il gitano di Eeklo sia nel totale dei podi che come plurivittorioso all'enfer du Nord (quattro vittorie: condividerebbe il primato pure con Tommeke Boonen).
L'Inferno, polvere o fango, è una dimensione a sè anche rispetto ai muri fiamminghi.
Se l'iridato ha dalla sua, oltre all'età (classe 1990), il cambio di ritmo e doti da sprinter di alto livello, Cancellara punterà sull'esperienza e le - incredibili - capacità sul passo.
I grandi favoriti, tatticamente, imposteranno una gara parallela e opposta: di rimessa lo slovacco e la Tinkoff; in prima fila, per rendere ancora più dura la contesa, l'elvetico e la Trek Segafredo (assemblata benissimo dal giemme Luca Guercilena) .
La concorrenza è qualificata.

LA CONCORRENZA
Attendiamo la vernice vincente nelle Classiche, prima o poi, di Sep Vanmarche: le caratteristiche tecniche (dovrà scrollarsi dalla ruota i velocisti "resistenti") ne fanno il miglior alleato di Cancellara nel cercare la selezione.
Un'equipe, l'Etixx Quick Step, la più blasonata del gruppo, sembra - considerando budget, aspettative e risultati (mediocri) - al dessert.
La multinazionale belga, che esibisce i vari Stybar, Terpstra, Boonen, Trentin (e nessuno di questi appare in forma..), sarà costretta a inventarsi qualcosa.
Gli eventuali golpe della banda Lefevere decideranno, nel bene e nel male, le dinamiche dell'ambaradan.
Outsider ma non troppo, alcuni nomi pesanti: le ruote veloci, con le assenze certe di John Degenkolb (campione uscente) e Arnaud Demare (malconcio dopo la caduta alla Ronde), saranno rappresentate soprattutto da Alexander Kristoff, vera presenza scomoda - nel finale - per le possibilità di un Sagan, ed Edvald Boasson Hagen.
La coppia del Team Sky, Rowe e Stannard, potrebbe sfruttare le marcature strette fra i Grandi; idem con patate per il pericoloso Lars Boom, finisseur adatto al colpaccio.
L'incidente al recente Giro delle Fiandre limiterà (?) le ambizioni del promettente Tiesy Benoot, probabile classicomane del futuro prossimo, uno dei giovanissimi del nuovo corso al pari di Stefan Kueng e Gianni Moscon.
L'approccio sul pavè è sempre scioccante, pure per i predestinati...

IL PERCORSO
Si parte, dal 1977, da Compiégne, per affrontare meglio i segmenti di acciottolato, quasi alla stregua di un ciclocross bulimico.
Il meteo, al di là di qualche pioggia alla vigilia, è favorevole: una Regina del Nord nella melma, con i passaggi stile palude, manca da quando Johann Museeuw fece tris (2002).
Ventisette settori per 52 chilometri di pavè brutto, sporco e cattivo; il ballo di San Vito comincia al chilometro 98,5 coi 2200 metri di Troisvilles.
La numerazione dei segmenti in porfido è discendente: la Foresta d'Arenberg, laddove esplode il plotone (e chi resta indietro è spacciato..), arriva al 17 e al chilometro 162.
Trattasi di una strada mineraria dal panorama dantesco, lunga 2400 metri, la più temuta dai corridori.
Orchies (12), ai 197,5, coi 3700 metri di pietre (condivide con Quievy il record di estensione), è il prologo di una delle sequenze decisive.
Il nastro spaccaossa che comprende Auchy lez Orchies-Bersée (km 203,5 e 2700 metri), l'11, e Mons en Pévèle (209, tremila metri impietosi..), il 10.
L'altra sezione chiave, giudice estremo dell'Inferno, prevede Camphin en Pévèle (km 238, 1800 metri), il 5, e il celeberrimo Le Carrefour de l'Arbre (km 240,5, 2100 metri) al 4.
Il pavè cittadino, innocuo, a mò di parata, a qualche centinaio di metri dal Velodromo, potrebbe accogliere un fuggitivo solitario; oppure un rosario di sopravvissuti, un plotoncino, che si giocheranno la Rein du Nord sull'anello in cemento.
Un giro e mezzo, con la faccia annerita dalla polvere e dagli schizzi di fango, per entrare nella leggenda del ciclismo.

LA STORIA
La Parigi-Roubaix e il ciclismo sono la storia di quei luoghi, a metà fra Belgio e Francia, talmente brutti - con quei tetti aguzzi delle case e una natura (contadina) sporca - da apparire affascinanti agli occhi (esotici) dei forestieri.
Nelle tante vicende umane nascoste tra una pietra e l'altra, quella di Lucien Storme ha qualcosa di maledettamente Celiniano.
Lucien nacque nel 1916, in piena Grande Guerra, un destino, secondogenito di una famiglia dalla prole numerosa (otto).
Cominciò l'agonismo e la bici quasi per caso ma mostrò subito il potenziale del campione: rouler di forza e destrezza, veltro da pianura, l'epitome del flahute da classica.
Appena ventunenne, fresco professionista, firmò con lo squadrone di André Leducq, la Mercier.
Diciassette Aprile 1938, una domenica di Pasqua, Rubè freddissima e battuta da un vento impetuoso da nord.
Storme rimase coi migliori, un gruppetto di quindici, e seguì l'azione decisiva di Louis Hardiquest a diciassette chilometri dal traguardo.
Nella periferia di Roubaix forò e rientrò in un battibaleno.
Dentro al Velodromo non ci fu partita: il ragazzone biondo di Heuvelland, il Paese delle Colline nelle Fiandre Occidentali, impostò una volata lunghissima e staccò di dieci metri il (più accreditato) rivale.
Un trionfo.
L'anno dopo corse il Tour de France e si aggiudicò una tappa (la sesta: Nantes-La Rochelle) battendo facilmente in uno sprint a tre, su pista, Maurice Archambaud e Félicien Vervaecke.
Una Grande Boucle dominata dai belgi ma senza italiani (e tedeschi): un segnale - l'ennesimo - di tempi cupissimi per l'Europa e il mondo.
Nel '39 Lucien si sposò con Marguerite: sarebbe riuscito ancora a correre, sfiorando la vittoria nel campionato nazionale, l'anno seguente.
Poi il ciclismo sparì nel buco nero della guerra e Storme dovette arrangiarsi col contrabbando di benzina e tabacco; nel frattempo, a casa, era nato Jacques.
Nel Dicembre 1942, sul confine francese - in quel di Armentières - col suo camion, fu arrestato e imprigionato dai tedeschi.
Il tentativo di fuga (ammanettato..) a Lilla lo portò nel carcere di Saint Gilles, Bruxelles, e verso l'abisso.
Il 6 marzo 1943, Lucien Storme prese un treno con destinazione Siegburg, Germania, campo di concentramento non molto distante da Colonia.
Due anni di Arbeit laggiù, un Inferno più spietato della Regina del Nord, e la liberazione degli Alleati il Dieci Aprile 1945.
Nel caos di quel giorno di festa, per gli altri, un gesto di troppo - forse incauto - e un soldato americano sovraeccitato.
Che uccise Lucien Storme con un colpo di arma da fuoco nel collo.
Aveva ventotto anni: il suo episodio, una novella cruda, fa parte del patrimonio - genetico - di uno sport e di una corsa che ci racconta, noi europei occidentali, meglio di mille libri di storia.

Simone Basso

Pubblicato da Il Giornale del Popolo il 9 Aprile 2016