"Pantani fermato dalla Camorra". Quanto letto in queste ultime 24 ore rappresenta un clamoroso esempio di stravolgimento di una notizia a uso e consumo degli ancora numerosi tifosi del Pirata.
Come sempre, quando di parla di Pantani, risulta difficile separare l’aspetto sportivo da quello affettivo. La vicenda agonistica da quella umana. Ancora oggi, la stra-grande maggioranza dei tifosi è convinta che il loro beniamino sia stato vittima di un (doppio) complotto: Madonna di Campiglio e Rimini. Il grande Simone Basso, in tempi non sospetti, ha coniato la definizione di Pantanology per descrivere la "setta" di tifosi (?) che non prende nemmeno in considerazione le verità emerse in numerosi processi e inchieste. Pantani, per loro, "non ha mai assunto sostanze dopanti" ed è stato "vittima di una macchinazione che lo voleva far fuori dal ciclismo".
In questi ultimi mesi, alcuni media - imbeccati da un avvocato molto abile dal punto di vista della comunicazione – stanno perseguendo una linea editoriale molto pericolosa. Assecondano le tesi complottistiche, anche le più strampalate, dimenticandosi di tutte le evidenze processuali raccolte negli ultimi 20 anni. Una persona che segue distrattamente le vicende sportive, basandosi sui titoli usciti oggi su giornali e web, si sarà convinta che “Pantani nel 1999 è stato fermato dalla Camorra”.
Vedere per credere...

In realtà, restando ancorati ai fatti, le cose sono molto diverse da quanto fatto credere da alcuni media (due in particolare, indirizzati da alcuni giornalisti che hanno sposato acriticamente la tesi dei complotti). Tutto il castello della "Camorra fermò Pantani" si regge sulle dichiarazioni - sempre quelle - di Vallanzasca, ora supportate da alcune intercettazioni di un affiliato all'associazione. Il PM scrive: "Sono emersi elementi dai quali appare credibile che reiterate condotte minacciose ed intimidatorie siano state effettivamente poste in essere nel corso degli anni e nei confronti di svariati soggetti che, a vario titolo, sono stati coinvolti nella vicenda del prelievo ematico”. Quel credibile, però, viene subito annacquato dalla conclusione dello stesso PM che ha seguito la riapertura dell'inchiesta sui fatti di Madonna di Campiglio: “Tuttavia gli elementi acquisiti non sono idonei ad identificare gli autori dei reati ipotizzati”. Quindi? Semplice. Il PM ha chiesto l’archiviazione del procedimento. Non si è nemmeno passati alla richiesta di rinvio a giudizio.
In parole povere: alcune intercettazioni potrebbero far pensare (credibile) che la criminalità organizzata abbia agito per alterare l'esito del Giro '99, tuttavia non c'è alcuna possibilità di sostenere questa tesi in un vero e proprio processo. Sì perchè stiamo parlando di un'inchiesta, non di un processo.
Processo che sui fatti di Madonna di Campiglio è già stato celebrato e si è concluso nel 2003 (Tribunale di Trento, sez. Tione). Un processo in cui furono sentiti stimati ematologi, verificata in modo minuzioso la correttezza dei prelievi, del rispetto della procedura, la taratura dei macchinari, ecc.
Alla fine di quel processo il giudice Serao assolse Pantani, si badi bene, perché all'epoca dei fatti non era ancora entrata in vigore la legge penale antidoping.
Le motivazioni di tale sentenza rappresentano però una pietra miliare nella ricostruzione di quanto accadde a Madonna di Campiglio: "Alla luce della testimonianza e delle indicazioni dei consulenti tecnici del PM (Rizzoli e Melioli) si è giunti alla conclusione che il valore anomalo dell'ematocrito, nel caso del controllo effettuato regolarmente, in tutte le sue modalità di prelievo e di conservazione del 5 giugno 1999, durante la tappa del Giro d'Italia a Madonna di Campiglio, era stato certamente dovuto ad una stimolazione farmacologica del midollo eritroide attraverso l'assunzione di eritropoietina (Epo), farmaco destinato alle cure di gravi patologie, incluso nel regolamento del controllo antidoping dalla Federciclismo italiana per il '99 e comportante l'esclusione cautelativa dalla corse secondo il protocollo dell'UCI". Il professor Melioli scrisse che "al 999.000 per cento su un milione la stimolazione dell’eritropoiesi di Pantani è esogena (non proviene cioè dall'organismo) pregressa e molto elevata".
Fatti, documenti, prove che - se permettete - valgono più delle parole di Vallanzasca e di qualche intercettazione camorristica.