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GIRO D'ITALIA 2013

Il percorso, le tappe, le altimetrie, le salite del Giro d'Italia 2013. Approfondimenti sulle frazioni più importanti, commenti e analisi su squadre, protagonisti e copertura Tv-Media. (foto by Sirotti - Stephill.tv)

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CALENDARIO CICLISMO 2013

Tutte le date del calendario ciclistico World Tour 2013. Dalle prime corse stagionali in Australia, alle Grandi Classiche di primavera, dalle Corse a tappe sino al Lombardia. Senza dimenticare i Mondiali italiani: appuntamento a Firenze a fine settembre. (foto by Sirotti - Stephill.tv)

INCHIESTE E SPECIALI

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venerdì, ottobre 30, 2015

Maradiego 55 (di Simone Basso)

Il 30 Ottobre Diego Armando Maradona spegne cinquantacinque candeline di un'esistenza esagerata, roba che un essere umano normale potrebbe accumulare vivendo dieci volte tanto.
E' stato Maradona a dispetto dell'autolesionismo praticato; uno sciamano colle scarpette allacciate e un pallone da calcio (o un'arancia..). Oppure, a scelta, l'ultimo dei Mohicani.

"Si no hubiese tomado droga. Hubiese sido un jugador de la puta madre."
Una montagna di cocaina, la dipendenza cominciò in Catalogna, le donnine, il "Chiagni e fotti" da capopolo sbilenco. Il Diego è venerato ma non è mai stato un santo.
Per Maradiego vale, più di ogni altro campionissimo, la sindrome di James Brown. Anche se diventi un dioscuro per la tua gente, rimarrai povero fuori. Puoi fermare una rivolta nei ghetti con un appello in diretta tivù, ma non riuscirai mai a gestire quella follia che si chiama fama. Forse perchè hai avuto troppa fame prima, quando eri un bambino di Elko o Villa Fiorito.
La povertà, come la morte, sta scritta sulla pelle.
Eroe dalla faccia sporca, Maradona non si può disgiungere dal tugurio dove crebbe, dai nonni (Mumo Orsi) e dagli zii (Omar Sivori) per estro e inventiva, e soprattutto da Napoli.
Lui, uno scugnizzo nato per errore fuori dai confini di "una Pompei che non è mai stata sepolta."

Il romanzo sportivo di Diego sta giusto nei quattro capitoli della Coppa del Mondo che disputò, vittima e carnefice.
La prima e la quarta con le formazioni più forti ma incompiute, la seconda e la terza con squadre meno scintillanti, di buon livello quella dell'86 che guidò - impareggiabile - al trionfo, invedibile, oscena, la seleccion di Italia '90.
Che arrivò miracolosamente in finale e perse una partita, colla Germania, impossibile da vincere. I suoi giocavano un futbol tremebondo ma le dinamiche FIFA del tempo, ammaestrando l'arbitro Codesal Méndez, decisero il rispetto di una sceneggiatura dove quelli brutti, sporchi e cattivi soccombevano comunque.
E così fu nella carriera postuma, poichè nel caso del Pibe de Oro in "Vedi Napoli e poi muori" c'è il senso della sua vita: chiamato per esigenze di cartellone in vista del Mondiale americano (1994), vedendo i primi incontri dell'albiceleste si resero conto, Havelange e soci, che quell'Argentina avrebbe potuto stravolgere la trama già stabilita.
Maradonesco, una medaglia d'oro al petto, essere ancora oggi l'unico positivo di nome all'antidoping nella storia della rassegna (o della fiction).

Maradona, nella Serie A che negli anni Ottanta impazzava, compì se stesso giocando (e imponendosi) contro le armate invincibili.
All'inizio una Juventus indistinguibile dalla Nazionale di Bearzot, fortissima, più Platini e Boniek. Il giocattolo per ricchi di Agnelli, il vero Re d'Italia, il mecenatismo che diventava "pane e circo".
Poi il Milan di Berlusconi, il macchinario calcistico - ed egotico - per eccellenza.
Il suo Napoli ebbe la vernice col vecchio Italo Allodi, il primo grande corruttore del movimento italiano, e si confermò con Luciano Moggi, l'ultimo Mefistofele di quella Pedata, sublimazione e caricatura dei metodi certificati da Allodi stesso.
Il sistema calcio era già altro: lo divenne coi lustrini e i fuochi artificiali di Berlusconi e Perez.
Si è fatto ribalta politica, soma mediatica, finanza creativa: debordando ovunque, ha perso definitivamente il suo senso. La sua morte accellerata porta a uno spettacolo che è l'emblema massimo della simulazione di ogni aspetto.
Ci sovviene una frase di Baudrillard: "Immaginate qualcosa di bello che abbia assorbito tutta l'energia del brutto: e avete la moda..
Immaginate il vero che abbia assorbito tutta l'energia del falso: e avete la simulazione.."

Sarebbe banale ridurre Diego ai sessanta metri di tango, palla al piede a mò di calamita, del secondo gol contro l'Inghilterra.
Amarcord, ne avremmo cento, ricordiamo una serata del Maradona tardo ma non troppo: Coppa Uefa 1989, semifinale di ritorno con il Bayern Monaco. Il Napoli giocava di rimessa, corto nella sua metà campo, aspettando l'attimo.
El Diez fu menato dai tedeschi per novanta minuti: oggi - coi regolamenti televisivi - gli altri rimarrebbero in sei o sette.
La biomeccanica di Maradona non aveva spiegazioni. Non era Di Stéfano o Cruijff, i fuoriclasse con due piedi due, ma sul prato portava dinamiche inusitate.
Il destro gli serviva da perno, nemmeno fosse il punto fermo di un compasso: baricentro basso, in equilibrio perenne, tutti i palloni giravano sul sinistro. Diego non prendeva solamente il tempo (giusto) sulla palla, ma lo sottraeva agli avversari e lo regalava ai compagni.
All'Olympiastadion mandò al bar gli avversari, di finte con la mancina, mezzi passi, accellerazioni improvvise, cambi di direzione, almeno una decina di volte.
Nel secondo tempo, con gli spazi allargati, il puparo col dieci sulla schiena si divertì a muovere i fili di ventuno pupi. Una ripartenza da terra, colle spalle alla porta avversaria e i glutei sull'erba, un assist millimetrico al compagno - che non vide bensì immaginò - quindici metri più avanti.
Un altro sulla rimessa con le mani di Giuliani, il portiere, al volo, di tacco, per innestare l'incursore De Napoli. Fece segnare una doppietta a Careca, uno vero, ma quella sera - malgrado il guardalinee ipovedente e le botte del Bayern - mise solo davanti ad Aumann persino Carannante, l'ennesimo Sancio Panza nella storia (picaresca?) di Maradò.

Nulla in comune con una scuola calcio (sic) ma la strada e il gioco nella sua pura essenzialità (l'anima).
Aboliva d'istinto lo spazio temporale tra la decisione e il gesto, che diventava immanènte.
Uno scherzo della natura: vederlo giocare è stato un mistero gioioso che pure le parole, a lungo andare, non riescono a penetrare.
Ed è meglio così.
Simone Basso

Pubblicato il 30 Ottobre 2015 da "Il Giornale del Popolo"


foto getty images (da Huffington Post UK)



Gazzetta Tv, ma il ciclismo (e il Giro)?

Lo scorso febbraio scrissi un post sulla nascita di Gazzetta Tv (canale 59 Dtt). In quell'articolo espressi attesa, curiosità e qualche perplessità sulla nuova avventura editoriale. Il busillis riguardava l'impostazione del canale: solo Talk o anche eventi live? Ovviamente per un canale che nasceva a stagione sportiva in corso non era facile accappararsi dei diritti di buon livello (nonostante un budget di rilievo). A distanza di qualche mese è possibile tracciare un primo mini-bilancio sull'avventura del canale 59. La componente Talk&News è stata decisamente preponderante. Il fiore all'occhiello a livello di eventi live è stata senza subbio la Copa America, trasmessa lo scorso giugno. Buone anche le acquisizioni di Championship e Coppa di Lega inglese (il calcio d'Oltremanica ha sempre il suo fascino). Pesante, invece, la mancata acquisizione dei diritti della Serie A di basket, finiti a Sky e Rai Sport.
La proporzione degli spazi dedicati a calcio e agli altri sport è stata invece insufficiente. Non siamo ai livelli bulgari di Studio Sport, ma anche su Gazzetta Tv il pallone domina notiziari e approfondimenti. Per il resto, MotoGp e F1, qualche spruzzata di basket, tennis e volley (anche per i diritti acquisiti) e molti promo degli eventi trasmessi. La scorsa estate, con le numerose fasce dedicate al calciomercato, è apparso chiaro che il competitor principale del canale 59 è Sportitalia (guarda caso passato nel frattempo al ch.60dtt).
Il dominio mediatico del calcio, con spazi sempre più ridotti per gli altri sport, non è una novità purtroppo. Dal canale televisivo del quotidiano italiano più multisportivo, tuttavia, ci si poteva un maggior equilibrio nella suddivisione degli spazi. Nel complesso, Gazzetta Tv dà l'idea di essere un un canale ancora alla ricerca di una propria identità. I notiziari sono curati ma lasciano l'impressione che manchi sempre qualcosa per renderli un appuntamento imperdibile (lo stesso ticker con le news di giornata è piuttosto corto se confrontato, ad esempio, con quello di Sky Sport 24). Interessante e di qualità l'interazione con la redazione della Gazzetta dello Sport. A livello di Talk sono stati fatti diversi tentativi, sia per il live della Serie A che per l'approfondimeno del lunedì. Dal 2 novembre partirà la nuova trasmissione "Lo Spogliatoio", un Talk serale condotto da Franco Piantanida (ex Radio 24) e Carlo Genta (conduttore di Tutti Convocati a Radio 24, famoso per aver detto in una trasmissione che si presume sportiva che "a lui delle Olimpiadi di Sochi non interessava nulla"). Vedremo.


E IL CICLISMO? - Tornando agli sport cui Gazzetta Tv dedica i maggior spazi, non ho citato il ciclismo. All'atto della presentazione del canale, scrissi che l'ingaggio di Andrea Berton, ex voce storica delle due ruote di Eurosport (sostituito egregiamente da Salvo Aiello), poteva essere un segnale in vista di possibili acquisizioni di diritti legati al ciclismo o per curare una vetrina delle corse RCS.
Niente di tutto ciò, almeno fin qui. Berton è stato utilizzato principalmente per i notiziari e per i Talk sul calciomercato. Di ciclismo si è parlato più per dovere istituzionale che per reale interesse durante il Giro 2015. Ed è proprio questo il punto. Com'è possibile che RCS, la società della Gazzetta che organizza il Giro e le principali corse del calendario italiano (peraltro sempre più povero), non faccia nulla, ma proprio nulla, per promuovere la corsa rosa e il ciclismo in genere sul proprio canale televisivo? Mi posso sbagliare, ma a memoria non ricordo nemmeno un documentario o una rubrica che si occupi, che so, delle leggende del Giro d'Italia (andavano bene anche dei filmati estrapolati da qualche VHS a suo tempo allegato alla Gazzetta). Zero. Sarebbe interessante sapere la percentuale di tempo, sul monte ore complessivo, dedicato da Gazzetta Tv al ciclismo. A occhio siamo molto al di sotto della doppia cifra
Fatico a comprendere questa logica. Hai un prodotto di qualità con delle potenzialità enormi (Giro). Hai un mezzo televisivo nuovo (Gazzetta Tv), in cui potresti promuovere l'evento, creando attesa e curiosità, valorizzando il prodotto, attraendo potenziali nuovi sponsor. Il ciclismo, poi, per sua natura, si presta al racconto e alla letteratura sportiva. Perché non creare delle rubriche con dei racconti su tappe o campioni che sono entrati nella leggenda rosa? Anche perché la programmazione delle fasce meno seguite non mi sembra così immodificabile.
Sinceramente, ed è l'impressione che ho da qualche tempo, mi viene il dubbio che, in fondo, a RCS non interessi promuovere più di tanto il Giro d'Italia e le altre corse ciclistiche. Ok, le organizziamo, cerchiamo di fare il meglio possibile, ma non è il nostro core business (come direbbe un manager che sa parlare). Puntiamo su altro. In questo modo, e la cosa è sotto gli occhi di tutti, il confronto con ASO (società che organizza Tour, Vuelta e le princpali corse World Tour) diventa improponibile. Il risultato finale è un Giro studiato bene, con un percorso quasi sempre interessante, ma con un solo campione affermato al via (Nibali 2013, Quintana 2014, Contador 2015, Nibali 2016) e con una promozione mediatica quantomeno rivedibile. Sia sul cartaceo che sul canale televisivo. 
La domanda del titolo del post, quindi, potrebbe anche essere: quale futuro per il Giro d'Italia se nemmeno il "suo" canale televisivo lo promuove? Difficile la risposta, difficile il futuro.
 

giovedì, ottobre 22, 2015

Eurosport si conferma la "Casa degli Sport Invernali" - Copertura e commentatori 2015/16

Eurosport si conferma anche per la stagione 2015/2016 la “casa degli sport invernali”. Il canale paneuropeo offrirà, infatti, una copertura senza pari di oltre 2000 ore di programmazione complessive, di cui 800 LIVE, con ben 12 discipline trasmesse: 
Sci alpino, Biathlon, Sci di fondo, Curling, Pattinaggio di figura, Slittino, Combinata nordica, Salto con gli sci, Pattinaggio di velocità e Short track andranno in onda su Eurosport ed Eurosport 2, mentre Sci freestyle e Snowboard verranno trasmessi da Eurosport 2. La copertura della prossima stagione di Eurosport include ben 8 Coppe del Mondo, 9 Campionati Mondiali, 5 Campionati Europei, senza dimenticare eventi quali Torneo dei Quattro Trampolini di salto con gli sci e Tour de Ski nello sci di fondo. Un’offerta straordinaria per tutti gli amanti degli sport della neve e del ghiaccio.

COMMENTATORI EUROSPORT - Il team di commento italiano si appresta a raccontare al pubblico di Eurosport tutte le grandi emozioni della stagione invernale. Ecco l'elenco completo dei commentatori di Eurosport per la stagione invernale 2015/16: Giangiacomo Secchi, Alfredo Tradati, Gianmario Bonzi e Claudia Morandini per lo sci alpino, Silvano Gadin e Fulvio Valbusa per lo sci di fondo, Massimiliano Ambesi e Angelo Dolfini per il pattinaggio di figura e Dario Puppo per il biathlon. Luca Reboa sarà al commento della stagione di slittino e Massimiliano Ambesi commenterà anche il salto con gli sci e la combinata nordica. Le due discipline trasmesse su Eurosport 2 (sci freestyle e snowboard) saranno commentate da Luca Basilico, affiancato da Riccardo Roversi per lo snowboard.


PRIMO WEEKEND DI SCI ALPINO (SÖLDEN) - Eurosport offrirà tutte le emozioni della Coppa del Mondo di sci alpino, in scena dal 24 ottobre al 20 marzo, quando a Sankt Moritz (Svizzera) si svolgeranno le finali. I canali dell’emittente paneuropea proporranno infatti la diretta di tutte le gare della corsa ai globi di cristallo, sia in campo maschile, sia in quello femminile.
Si partirà, come da tradizione, da Sölden, in Austria, il 24 e 25 ottobre. Eurosport trasmetterà entrambe le manche dello slalom gigante femminile di sabato 24 ottobre e dello slalom gigante maschile di domenica 25 ottobre. Tre settimane dopo Sölden, Eurosport si sposterà in Finlandia, a Levi, per il secondo evento dell’anno, prima di approdare in Nord America per gli appuntamenti statunitensi e canadesi.

Sabato 24 ottobre
  • 9.15 su Eurosport: Slalom gigante femminile Sölden  - 1a manche
  • 12.30 su Eurosport: Slalom gigante femminile Sölden - 2a manche
Domenica 25 ottobre
  • 9.15 su Eurosport: Slalom gigante maschile Sölden - 1a manche
  • 12.30 su Eurosport: Slalom gigante maschile Sölden - 2a manche
MARTIN SCHMITT - Martin Schmitt, star del salto con gli sci, sarà ancora il consulente principe del canale paneuropeo durante l’atteso Torneo dei Quattro Trampolini, in scena dal 28 dicembre 2015 al 6 gennaio 2016. 

COPERTURA DISCIPLINA PER DISCIPLINA - Ed ecco, disciplina per disciplina, la programmazione completa di Eurosport per la stagione invernale 2015/2016:

SCI ALPINO
  • Coppa del Mondo: tutte le tappe, 24 ottobre - 20 marzo LIVE
BIATHLON
  • Coppa del Mondo: tutte le 9 tappe, 29 novembre - 20 marzo LIVE
  • Campionato Europeo Open da Tyumen, Russia, 24-28 febbraio 2016 LIVE
  • World Team Challenge da Schalke, Germania, 28 dicembre LIVE
  • Campionati del mondo da Oslo Holmenkollen, Norvegia 3-13 marzo 2016 LIVE
SCI DI FONDO
  • Coppa del Mondo: tutte le tappe, 27 novembre - 12 marzo LIVE
PATTINAGGIO DI FIGURA
  • ISU Grand Prix: tutti i 6 GP + la finale, 22 ottobre - 13 dicembre LIVE
  • Campionato Europeo da Bratislava, Slovacchia, 25-31 gennaio 2016 LIVE
  • Campionato Mondiale da Boston, USA, 28 marzo-3 aprile 2016 LIVE
  • Campionato dei Quattro Continenti a Taipei City, 16-21 febbraio 2016
SALTO CON GLI SCI
  • Coppa del  Mondo: tutte le tappe, compreso il Torneo dei Quattro Trampolini, 21 novembre – 20 marzo LIVE.
  • Campionati mondiali di volo con gli sci a Tauplitz/Bad Mitterndorf, Austria, 14-17 gennaio 2016 LIVE
CURLING
  • Campionato Europeo da Esbjerg, Danimarca 20-28 novembre LIVE
  • Campionato Mondiale maschile da Basilea, Svizzera 2-10 aprile 2016 LIVE
COMBINATA NORDICA
  • Coppa del Mondo: tutte le tappe, 28 novembre – 28 febbraio LIVE
SLITTINO
  • Coppa del Mondo: tutte le 9 tappe, 29 novembre – 21 febbraio LIVE
  • Campionati del mondo da Königssee, Germania, 30-31 gennaio 2016 LIVE
SCI FREESTYLE
  • Coppa del Mondo: tutte le tappe, 5 dicembre – 19  marzo, LIVE
SNOWBOARD
  • Coppa del Mondo: tutte le tappe, 14 novembre – 20 marzo, LIVE
PATTINAGGIO DI VELOCITA'
  • Campionati Europei da Minsk, Bielorussia, 9-10 gennaio 2016
  • Campionati Mondiali - Distanza singola da Kolomna, Russia 11-14 febbraio 2016
  • Campionati mondiali - Sprint da Seul, Corea del Sud 27-28 febbraio 2016
  • Campionati mondiali completi, da Berlino, Germania 5-6 marzo 2016
SHORT TRACK
  • Campionati europei da Sochi, Russia 22-24 gennaio 2016
  • Campionati del mondo da Seoul, Corea del Sud, 11-13 marzo 2016

EUROSPORT PLAYER - Su Eurosport Player (www.eurosportplayer.com), il servizio web TV di Eurosport, gli appassionati non perderanno nemmeno un minuto di azione grazie al simulcast live di Eurosport ed Eurosport 2, e ai canali aggiuntivi online dedicati agli sport invernali che trasmettono LIVE tutti gli eventi* delle sei Coppe del Mondo FIS**.


*ad eccezione degli eventi che si terranno in Austria
** Coppe del Mondo di sci alpino, sci di fondo, salto con gli sci, combinata nordica, snowboard e sci freestyle


martedì, ottobre 20, 2015

Intervista a Michele Acquarone. Tra caso RCS e idee per un nuovo ciclismo (di Simone Basso)

La storia di Michele Acquarone, ex direttore generale del Giro d'Italia, è immersa nelle nebbie dell'informazione di oggidì.
Che "spara" una notizia ma non la puntella, non la scava: così, Acquarone rimane l'unica faccia riconoscibile - una sorta di capro espiatorio - dell'ambaradan.
Eppure le cose non sono mai quel che sembrano e, ancora oggi, l'unico risultato di quello scandalo è stata l'esclusione dal panorama - nostrano - di uno dei pochi dirigenti sportivi capaci di portare idee nuove e prospettive futuribili.
In sintesi, siamo sempre quelli de "Il Gattopardo" di Tomasi di Lampedusa.

Alcuni maestri del giornalismo sportivo, mi viene in mente Aldo Giordani, sostenevano l'inutilità delle interviste.
Troppo ingessate o scontate.
Allora proviamo con un bel ping pong di domande e risposte.
Volentieri… Adoro il ping pong. Il mio più grande sogno è possedere un tavolo da ping pong da tenere in casa. C’è chi sogna l’auto sportiva e la barca. Io sogno il tavolo da ping pong…

Iniziamo dalla fine.
Qualche settimana fa hai spedito a quasi trecento giornalisti un messaggio di dieci punti che spiegava il caso Giro RCS di due anni fa.
Risposte zero.

Sembra ormai che il mestiere viva di due categorie distinte: i polemisti (che diffamano) e gli istituzionali (il loro motto è "Tengo famiglia").
Il giornalismo in sè, di inchiesta e di analisi e approfondimento, è in via d'estinzione.
Sapevo che non sarebbe stato facile contrastare lo strapotere mediatico di RCS, ma speravo che ci fosse almeno un giornalista che si prendesse a cuore la vicenda e cominciasse a fare un po’ di domande scomode in giro. Nessuno lo ha fatto. RCS ovviamente è rimasta in silenzio e la notizia è sparita. Così come sono spariti i soldi.

Torniamo alla vicenda, caratterizzata da un silenzio mediatico inquietante, che cominciò ufficialmente il primo dì d'Ottobre del 2013.
Con l'estromissione dall'incarico, malgrado fosti stato tu - il 16 Settembre dello stesso anno - ad aver denunciato l'ammanco.
Cosa accadde?
Un giovane collega del controllo di gestione di RCS MediaGroup mi mostrò un conto corrente bancario che sembrava falsificato. Appena ne avemmo la certezza andammo dai nostri capi e demmo immediatamente l’allarme. Qualcuno stava rubando dei soldi. Eravamo nell’ordine di qualche decina di migliaia di Euro.
RCS Mediagroup, ricevuto l’allarme, prese il controllo della situazione. Ricordo che nei giorni successivi sarei dovuto partire per Las Vegas per promuovere il Giro d’Italia ad Interbike, i miei capi mi chiesero di rinunciare al viaggio e di rimanere a disposizione dell’audit. Nei successivi giorni nessuno venne da me, né mi venne fatta alcuna domanda, finché fui convocato dall’AD di RCS MediaGroup, Dott. Jovane.
Mi ritrovai alla presentazione dei risultati dell’audit insieme a tutto il top management del gruppo. In quella riunione emerse che mancavano all’appello oltre 11 milioni di Euro. Jovane disse a tutti di mantenere il massimo riserbo.
Il 27 mattina ricevetti una telefonata da parte di Alessandro Bombieri (Direttore di RCS Media, alias il capo del mio capo) il quale mi disse che la notizia degli ammanchi era trapelata, che alcuni giornali erano pronti a pubblicarla e la situazione doveva essere gestita.
Mi comunicò che nel pomeriggio si sarebbe tenuto un CdA straordinario di RCS Sport nel quale Riccardo Taranto (CFO di RCS MediaGroup) sarebbe stato nominato AD di RCS Sport ed avrei assunto la nuova carica di Direttore Operativo della società.
La mia nuova carica si rendeva necessaria perché nella nuova configurazione di RCS Sport sarebbe entrato un Direttore Finanziario (mio pari livello) e che entrambi avremmo riportato all’AD. In pratica il mio lavoro non cambiava, ma invece di avere la gestione finanziaria esterna ad RCS Sport, la “nuova” RCS Sport avrebbe avuto la gestione finanziaria interna.
Ovviamente accettai. Nella serata del 27 Bompieri e Taranto vennero negli uffici di RCS Sport, convocarono tutta la struttura e comunicarono il nuovo assetto organizzativo e rinnovarono la fiducia nei miei confronti. Mi chiesero di andare a Firenze (in quel weekend si disputavano i mondiali di ciclismo) per tranquillizzare gli addetti ai lavori.
Al ritorno da Firenze, il 30 settembre, chiesi un incontro con il Dott. Taranto per smarcare una serie di urgenze che nel frattempo si erano accumulate. Il Lombardia e la Presentazione del Giro erano alle porte e bisognava prendere delle decisioni. In serata venni convocato da Taranto il quale mi fece degli strani discorsi. Mi disse che si era appena concluso il CdA di RCS MediaGroup e che i soci erano molto preoccupati per la vicenda. Mi disse che alcuni soci avevano chiesto di chiudere RCS Sport e se fosse necessario organizzare il Giro d’Italia anche nel 2014.
Ricordo di essere tornato a casa quella sera pieno di dubbi. Pensavo che avevamo appena rinnovato i diritti con la RAI e che IMG ci stava facendo fare il salto di qualità all’estero, che avevamo tanti nuovi sponsor che credevano nel nostro progetto e che si stavano intensificando i rapporti con Dubai per l’organizzazione del Dubai Tour. Pensavo a tutte le infinite opportunità legate al ciclismo e ad RCS Sport e pensavo ai soci che erano pronti a buttare via tutto per paura dello scandalo.
Il giorno dopo arrivai in ufficio pronto a rimboccarmi le maniche per convincere "il mondo” a continuare ad investire su RCS Sport e sul Giro. I miei sogni vennero infranti poche ore dopo quando ricevetti la telefonata dell’ufficio del personale che mi comunicava che ero stato sospeso e che dovevo immediatamente abbandonare l’ufficio senza portare nulla con me.
Poche ore dopo la notizie divenne pubblica. In Italia e all’estero (BBC e Los Angeles Times per citarne alcuni) diedero la notizia della mia sospensione. Da quel momento per l’opinione pubblica sono diventato un ladro e - a distanza di due anni, dopo innumerevoli tentativi andati a vuoto - temo che sarà davvero molto difficile riuscire a togliermi di dosso questa etichetta.

Eppure, da fuori, la storia non sembra così complicata.
Dalla B alla Z le dinamiche sono evidenti: se poi la B, all'improvviso, trova sotto il materasso l'eredità di un nonno e va a far la spesa in Porsche...
E' qualcosa di Pasoliniano: non abbiamo le prove, ma sappiamo tutto.
La storia del nonno non sta in piedi. Ma non sta nemmeno in piedi, come sembrerebbe leggendo le carte dell’indagine, che una sola persona, una giovane impiegata, sia riuscita a bypassare tutti i controlli incrociati e sfilare 17 milioni dalle tasche di RCS MediaGroup.

Senza alcun tipo di informazione, con i tempi classici (..) delle vicende giudiziarie, sei rimasto al palo.
Se non c'è il colpevole, paga chi si è esposto.
Un mantra italiano.
Amen, ahimè.

La parrocchia del ciclismo.
Sport straordinario, dalle potenzialità infinite, che nel cosiddetto Bel Paese pare nelle sabbie mobili.
Malgrado la Federazione, teatrini televisivi avvilenti e alcune fiction (per esempio Pantanology) si sfornano ancora gli Aru, i Rosa e i Formolo.
Un miracolo.
Se guardiamo la situazione del ciclismo io vedo un doppio problema. Gli interessi sono molto frammentati e manca un coordinamento centrale che strutturi il World Tour e ne faccia un evento globale.
Il ciclismo vive per le tre settimane del Tour del France e il Mondiale di Settembre. Tutto il resto è secondario.
Su 52 settimane sono solo 4 le settimane in cui il ciclismo guadagna. Così lo sport resta povero sia come contenuti sia come risultati economici. Il ciclismo femminile è inesistente. Molti eventi sono organizzati a livello dilettantistico. Molti team sono gestiti a livello dilettantistico. Così i grandi investitori (sponsor e tv) scappano.
Prova ad immaginare se il tennis fosse solo Wimbledon. Sarebbe cento volte più piccolo di ciò che è oggi.
Cosa sarebbe il tennis se non si fossero i tornei dello Slam o i Master 1000 con tutti i migliori che si sfidano ogni settimana in giro per il mondo?
Cosa sarebbe senza il Masters di fine anno? Cosa sarebbe il tennis senza i tornei femminili? Sarebbe esattamente ciò che oggi è il ciclismo. Uno sport di seconda fascia.
E malgrado ciò il ciclismo è in crescita. Perché in Gran Bretagna e negli States andare in bicicletta è di gran moda. Pensa cosa sarebbe oggi il ciclismo se fosse riuscito a cavalcare questa onda comportandosi da sport di serie A.

Quando promuovevi il Giro, ti sei scontrato con l'NBA europea, cioè l'Amaury che organizza il Tour e mezzo calendario World Tour.
Un'armata organizzativa che coniuga potenza economica, marketing e tradizione.
Basterebbe copiarli?
Bisognava copiarli negli anni Ottanta quando il Tour de France ha cominciato a prendere il largo. Bisognava cambiare mentalità e gestire il Giro come un grande evento internazionale e non come una sagra di paese.
Ma il grande limite del Giro è sempre stata la terribile accoppiata Gazzetta/Rai che non hanno mai permesso al Giro di allargare i propri confini.
Nei miei anni di Giro abbiamo fatto una rivoluzione che all’estero non è passata inosservata.
Abbiamo ceduto a IMG (la più grande sport company del mondo) i diritti televisivi per l’estero e siamo riusciti a coinvolgere network televisivi che prima mai si erano avvicinati al Giro; abbiamo usato per primi e in maniera molto saggia i social network per coinvolgere i tifosi internazionali e coinvolto i pro-team stranieri nei nostri piani di sviluppo affinché portassero al Giro i migliori corridori (per vincere e non per allenarsi). Abbiamo coinvolto l’UCI e gli altri organizzatori internazionali in progetti di sviluppo che contrastassero il monopolio economico di ASO.

Una nota a lato, curiosa.
Chi fece fare il salto di qualità - economico e strutturale - alla Grande Boucle fu Felix Levitan.
Anch'egli coinvolto in un affaire finanziario, che riguardava l'allora Tour Of America, ed estromesso dall'incarico senza preavviso: il 17 Marzo 1987, trovando cambiata la serratura del suo ufficio, scoprì che l'Amaury l'aveva sostituito.
Cominciò così l'era di Jean-Marie Leblanc...
Tornando alla mondializzazione contemporanea, ci sarebbe il Mondo Nuovo: inglesi, americani, australiani, colombiani.
Noi invece continuiamo con una visione retrò del ciclismo.
Tutto nasce dalla politica che pensa solo alla politica e non all’interesse di chi ama e pratica questo sport. Quando ho studiato il progetto che la Federazione Inglese aveva redatto (e poi attuato) per promuovere lo sviluppo del ciclismo nel Regno Unito sono rimasto a bocca aperta.
Un piano che parla di mobilità sostenibile, di bike sharing, di pista e velodromi, di programmi nelle scuole.
Da qui nasce il progetto per Londra "I believe that the ciclised city is the civilized city"; da qui nascono il progetto del Team Sky e le vittorie al Tour de France e all'Olimpiade.
Basta guardare e mettere a confronto i siti internet di British Cycling e della Federazione Ciclistica Italiana per capire quali siano le differenze dei due progetti.
Da una parte abbiamo gli inglesi che invitano il mondo a pedalare, come cominciare, consigli, educazione stradale e allenamento. Trovi tutto ciò che c'è da sapere a ogni livello.
Se guardi il sito italiano ti cadono le braccia, sembra il giornalino della parrocchia dove tutti si autocelebrano...


La tua riforma del calendario internazionale quale sarebbe?
L’ho sempre detto e continuerò a ribadirlo, tutto passa dall'accorciamento a due settimane (tre fine settimana) dei Grandi Giri.
Per costruire un buon calendario servono quattro Grand Tour da due settimane come nel tennis. Ormai anche l’Olimpiade dura due sole settimane.
E’ meglio per lo sforzo psicofisico degli atleti, per i network televisivi e la gestione di tutti i costi.
Questa diventerebbe l’ossatura del calendario. Intorno ai GT dovrebbero esistere una decina di eventi da quattro giorni nei Paesi dove non si corrono i Grandi Giri e una decina di eventi da un giorno (le classiche monumento e il Mondiale).
Tutti gli eventi devono essere “combinati” con le gare femminili (che si corrono negli stessi giorni, sugli stessi percorsi, ma con chilometraggi ridotti). E devono essere coordinati da un’unica gestione commerciale per location, sponsor e media (come la Formula Uno).
In parallelo si andranno a costruire dei calendari continentali per le squadre e gli atleti di seconda fascia che sarebbero finanziati dal World Tour.

Rimango dell'opinione che ci sia una Vuelta di troppo, attualmente, ma concordo sul cosiddetto "combined" stile tennis e il resto: chissà le talpe quando ci arriveranno...
Alla fine dell'anabasi, ristabilita la giustizia, vorresti tornare nell'ambiente o investire le tue energie altrove
Scherzi? Io voglio tornare a lavorare nello sport e farò tutto ciò che è nelle mie possibilità per farlo.

Simone Basso


Ps, è un onore poter ospitare su questo blog un pezzo di Simone Basso, autentico fuoriclasse della narrazione sportiva. In Rete potete trovare diversi suoi articoli su ciclismo, tennis, basket e molto altro. Un ringraziamento speciale per aver scelto Blog-In.

foto da velonews.competitor.com e tuttobiciweb.it


Quale futuro per Rai Sport?

La direzione di Carlo Paris non ha minimamente alzato il livello qualitativo di Rai Sport. Già a inizio 2015, all'indomani della presentazione del piano editoriale, espressi tutte le mie perplessità sulle prospettive dello sport in Rai. Gli ultimi mesi non hanno fatto altro che confermare questi dubbi. Il mese di settembre è stato quasi imbarazzante per Rai Sport che non ha trasmesso nessun grande evento (peraltro con gli azzurri protagonisti): Eurobasket 2015, la finale degli US Open tra Vinci e Pennetta, la Vuelta vinta da Fabio Aru e la Coppa del Mondo di Rugby. Senza dimenticare, ovviamente, le coppe europee di calcio. In particolare, la mancata trasmissione della Vuelta ha rappresentato uno smacco non da poco per una Tv che fa del ciclismo uno dei suoi punti di forza. Non solo. I pochi eventi di rilievo trasmessi hanno evidenziato molte lacune e una gestione quantomeno rivedibile del canale 557 (Rai Sport HD): vedi Trapattoni al commento della nazionale e la copertura dei Mondiali di ciclismo di Richmond.
Ovviamente le scelte editoriali si legano alla questione "acquisizione diritti Tv" che avviene ai piani superiori e in tempi antecedenti. Tuttavia, laddove possibile, il dipartimento sport può spingere per acquisire un determinato evento, in base a situazioni e piano editoriale. 

RIO E RAI SPORT 2 - Ieri, sono uscite due notizie molto interessanti (anticipazioni di digital-news.it). La prima è che le Olimpiadi di Rio 2016 saranno coperte (almeno) da 3 canali, tutti in HD: Rai2HD, Rai Sport 1 HD e Rai Sport 2 HD. Dopo il mosaico di Sky a Londra 2012, Rai Sport si sta adoperando per coprire nel modo migliore il più grande evento sportivo al mondo. Bene, anche perché sarebbe stato delittuoso riproporre il fantomatico "Canale olimpico" (Rai 2), visto ad esempio a Torino 2006 e Pechino 2008. Un canale così olimpico da mandare in onda una dozzina di telegiornali al giorno, oltre alla solita sfilza di spot pubblicitari. 
La seconda notizia è certamente meno buona. Si tratta della conferma di quanto paventato a gennaio. Rai Sport 2 chiuderà i battenti un secondo dopo lo spegnimento della fiamma olimpica di Rio. Inizialmente si era parlato di cessazione delle trasmissioni a settembre 2015. In realtà, dallo scorso 14 settembre: "Rai Sport 1 è attivo h24 mentre su Rai Sport 2 è riproposta quasi nella totalità la programmazione del primo canale, con una fascia minima giornaliera di 3 ore di programmazione diversificata tra le due emittenti. Inoltre quest'ultimo canale verrà utilizzato per le dirette in caso di contemporaneità di due eventi" (vedi). Insomma, un lento addio al secondo canale sportivo della Rai.
Come scritto a gennaio, in assoluto, se la strategia a medio-lungo termine di Rai Sport fosse chiara, lo spegnimento di Rai Sport 2 non sarebbe un problema insormontabile. Se si dicesse, "chiudiamo Rai Sport 2 per razionalizzare e rendere più riconoscibile la programmazione sportiva", la cosa andrebbe bene. Anche perché negli ultimi mesi il canale 58dtt è sembrato una specie di ripostiglio disordinato dove piazzare cianfrusaglie e oggetti inutili. Il secondo canale sportivo è stato usato poco e male. In una strategia chiara e consolidata, invece, Rai Sport 2 sarebbe potuto essere il canale di tutti gli sport extra-calcio (da lasciare al primo canale). Ad esempio, la butto lì, il canale del ciclismo tra marzo e ottobre e quello degli sport invernali nella restante parte dell'anno. Poteva essere il canale dove trasmettere, con una cornice adeguata e non a mò di riempitivo, tutta la programmazione storico-sportiva (la Rai ha un archivio eccezzionale). 
A questo punto, con la venuta meno del secondo canale sportivo, sorgono alcune domande. Su quali sport intende puntare, a livello di diritti televisivi, la Rai? Si darà priorità agli eventi o allo sport parlato? Che ne sarà di tutti gli sport minori che già ora faticano a trovare spazio nel palinsesto? Cosa accadrà in caso di contemporaneità di eventi? Ci sarà ancora la programmazione storica? Tutti interrogativi che avrebbero necessità di una risposta chiara e rapida, anche in considerazione delle strategie dei canali free, diretti competitor di Rai Sport (Gazzetta Tv e Sportitalia).




RAI SPORT SPOSTA LA COPPA ITALIA PER FAR SPAZIO A SANREMO -  Oggi la Gazzetta dello Sport scrive che la Lega Calcio ha acconsentito alla richiesta della Rai di far disputare la prima semifinale di Coppa Italia il 27 gennaio, invece del 10 febbraio, per evitare sovrapposizioni con Sanremo.
In realtà non trovo niente di speciale in questa notizia (se non, ancora una volta, l'assurdità della formula della Coppa Italia che prevede le semifinali a gennaio-febbraio e la finale a maggio: sigh). Come sottolineato più volte, chi detiene i diritti televisivi di un evento sportivo ha il coltello dalla parte del manico. Punto. Il problema è che Rai Sport, in alcune sue trasmissioni - 90° Minuto in testa - si lamenta pubblicamente del c.d. calcio-spezzatino, criticando le poche partite della domenica pomeriggio. Ecco, visto e considerato che la stessa Rai decide orari  - spesso assurdi - e date di uno dei pochi eventi calcistici di cui detiene i diritti, sarebbe meglio se ci risparmiasse il consueto pistolotto nostalgico su "com'era bello il calcio con tutte le partite la domenica alle 15.00". Al netto della criticabilità dell'iper-frammentazione del calendario calcistico, tutte le Tv sono paese. Se, per assurdo, la Rai detenesse i diritti della Serie A con una propria Pay-Tv, non farebbe la stessa identica cosa?

Ps, il prossimo turno della Serie A 2015/16 sarà iper-frammentato. Scommettiamo che a 90° Minuto affronteranno la questione, magari chiedendo ai telespettatori di scrivere il loro pensiero via Twitter?

Pps, leggo su SpyCalcio che il prossimo weekend si voterà la fiducia al direttore Paris. Non lo sapevo. Lo preciso perché non vorrei che qualcuno pensasse che sto appoggiando questa o quella corrente.Non mi interessa e non conosco nessun dirigente o giornalista di Rai Sport. I miei sono pensieri in libertà, giudizi assolutamente personali senza alcun secondo fine.

Presentazione Live del Tour de France 2016 (diretta streaming)

Il Tour de France 2016 - Presentazione ufficiale LIVE 

martedì, ottobre 13, 2015

Hai voluto la Bici? Hai fatto bene, per 8 valide ragioni (adesso pedala però)

Hai voluto la bicicletta perché pensi che possa aiutarti a farti ritrovare o a mantenere la forma fisica? Hai fatto bene, anzi benissimo, però ora pedala. Ci sono 8 validi motivi per farlo, quelli che corrispondono ai benefici individuati dal sito www.sempreattivi.it. Sulla bellezza del ciclismo amatoriale e sugli effetti benefici dell’andare in bici potrei scrivere un libro. Da modestissimo cicloamatore, posso dire che una volta intrapresa la via delle due ruote a pedali, difficilmente si torna indietro. Fare attività fisica significa scoprire luoghi che, normalmente, sfrecciando in auto, non si ha il tempo di gustare. Andare in bici vuol dire stare bene con sé stessi. Avendo praticato diversi sport, posso dire che il ciclismo (amatoriale) è quello che maggiormente rispecchia il brocardo latino mens sana in corpore sano.
Il consiglio è molto semplice. Seguite dei percorsi progressivamente più impegnativi, senza strafare. Se avete la possibilità di uscire in bici una o due volte alla settimana, aumentate progressivamente chilometraggio e difficoltà altimetriche. Quando avrete raggiunto un buon livello e supererete le vostre prime asperità vi sembrerà di aver scalato il Mortirolo o lo Zoncolan. E sarà una fantastica iniezione di fiducia e autostima (altro beneficio della bici).

Ma ecco quali sono gli 8 benefici del ciclismo (per i dettagli cliccate sul link):

1. La bici è il fitness che ti fa vedere il mondo
2. Permette uno sviluppo armonico dei muscoli
3. Fa bene al cuore
4. Aumenta la capacità respiratoria
5. Aiuta il metabolismo
6. Ginocchia protette e allenate
7. Un allenamento per tutte le età
8. Pedalare rende felici (rilascia endorfine)

Agli 8 benefici indicati (più uno già illustrato), ne aggiungo un altro. Farsi un bel giro in bici, soli con il proprio mezzo, è un momento straordinario di riflessione e introspezione.

E allora…W la bicicletta!


domenica, ottobre 11, 2015

The Program - La mia recensione. Quanto più lontano dalla fiction e dal giornalismo italiano

Non che ci fosse bisogno (anche) della mia recensione su The Program, il film di Stephen Frears, uscito in Italia lo scorso giovedì 8 ottobre 2015. Tuttavia, visto che sul tema doping e su Lance Armstrong ho scritto diversi post, mi sembra giusto dire la mia.
In 103' Frears non racconta tutta la vita di Lance Armstrong, molto più complessa e intricata, bensì, come da titolo, ci porta dentro al "più sofisticato sistema di doping che sia mai esistito nel mondo dello sport". E lo fa in modo didascalico, asciutto, diretto. Senza inutili ghirigori amorosi e sentimentali (tipici, ad esempio, delle discutibili fiction italiane sui campioni dello sport).
Per chi conosce nei dettagli la storia del doping alla US Postal (e Discovery Channel 2005), si tratta della (non) semplice trasposizione cinematografica dei libri di Walsh, Hamilton, Macur e del Dossier USADA. Per gli altri è la scoperta di un mondo del ciclismo malato, folle, in cui "doparsi era una delle componenti, come riempire la borraccia o gonfiare le ruote della bici" (definizione di Lance Armstrong). In tal senso, le due scene più incredibili, ma allo stesso tempo realistiche, sono quelle della flebo fatta in tempi record per abbassare l'ematocrito sotto la soglia del 50% con l'ispettore antidoping fuori dalla porta, e la messa in scena dell'autobus con la gomma bucata per consentire alla squadra di effettuare la trasfusione in un luogo e in un momento insospettabili: "Il bar è aperto". 



La ricostruzione di Frears è curata nei minimi dettagli. Per fare un esempio, le maglie delle squadre sono quelle originali. A cominciare da quelle della Gewiss alla Freccia Vallone del 1994, la corsa della svolta (vedi). Ed è proprio da qui che inizia il racconto di Frears. Come anticipato, il regista si è concentrato quasi esclusivamente sull'aspetto doping, dando spazio solo ad alcuni argomenti collaterali della vita di Armstrong (la lotta al cancro con Livestrong e la causa con la Tailwind Sports: cameo di Dustin Hoffman). Nessun riferimento all'infanzia complicata, al rapporto con la madre (citata in una sola occasione), solo sfiorato il tema fidanzate-mogli. Giusto così.
Ben Foster, l'attore che interpreta il texano, si è calato molto bene nel ruolo, specie se si considera che era digiuno di ciclismo. L'Armstrong che ne esce fuori è credibile, anche se forse - addirittura - meno autoritario e prepotente di quello descritto nei libri sopracitati (vedi lacrime post terzo posto al Tour 2009). Per i più pignoli, qualche piccolo errore lo si può anche trovare (Freccia Vallone con un tratto di pavè della Roubaix, Michele Ferrari che inietta l'EPO, scena al centro di una disputa legale tra lo stesso Ferrari e la produzione, "Motoman" che consegna i farmaci proibiti durante il primo Tour vinto), ma sono imprecisioni trascurabili nell'insieme della pellicola.

Fondamentali, e ben interpretati, i ruoli di David Walsh e Floyd Landis. Fa sempre effetto pensare al fatto che, alla fine dei conti, se Armstrong non fosse tornato a gareggiare nel 2009 o se avesse ingaggiato Landis all'Astana, probabilmente l'avrebbe fatta franca e le denunce di Walsh sarebbero rimaste catalogate alla voce "calunnie" (come evidenziato nel bel parallelo processuale-arbitrale). E fa ancora più effetto pensare a come una persona che visto la morte in faccia - forse anche a causa dell'utilizzo di doping - possa, una volta tornato alle competizioni, assumere sostanze dopanti in modo ancora più massiccio e "scientifico".
Insomma, un film da vedere per capire cos'è stato il ciclismo di quegli anni e per conoscere nei dettagli la storia di un antieroe sportivo e non del solito campione-modello.

Un ultimo aspetto che va rimarcato riguarda il comportamento dei media e delle stesse istituzioni dinanzi al doping. Armstrong è stato smacherato grazie alle inchieste di un giornalista irlandese e al portentoso lavoro investigativo dell'USADA, l'agenzia antidoping americana. Provate a pensarci. Gli americani hanno lavorato a fondo per trovare delle prove schiaccianti e distruggere un loro mito. L'esatto opposto di quanto avviene in Italia dove - eccezion fatta per Eugenio Capodacqua e Marco Bonarrigo - non esiste il giornalismo sportivo d'inchiesta. Non esiste per pigrizia, incompetenza e convenienza. Anziché approfondire gli aspetti medico-scientifici legati al doping e quelli giuridico-processuali, si preferisce puntare al complottismo, alla dietrologia spicciola che svia dai fatti e dalle evidenze processuali. Con una spruzzata di retorica, populismo e sentimentalismo che da noi non manca mai (ogni riferimento al modo di raccontare le vicende le vicende Pantani è voluto).
Meglio, molto meglio il giornalismo di Walsh e la pellicola di Frears.

Ps, "Il Programma" ha travolto tutto quanto fatto da Armstrong nel corso della sua carriera. Tuttavia, ed è un aspetto che Frears ha saputo cogliere e sottolineare, il texano con Livestrong ha saputo dare forza e speranza - oltre che contribuire in modo cospicuo alla ricerca - a migliaia di persone alle prese col "bastardo" (cit.). Anche questo è stato Lance Armstrong.

LIBRI E APPROFONDIMENTI SU LANCE ARMSTRONG
  1. LIBRO - IL TEXANO DAGLI OCCHI DI GHIACCIO 
  2. LIBRO - THE FALL, ASCESA E CADUTA DI LANCE ARMSTRON
Nei giorni scorsi è uscito "The Program" - il libro di David Walsh, versione aggiornata "Seven Deadly Sins: My Pursuit of Lance Armstrong", testo che ha ispirato Frears.