A distanza di un paio d'anni, pubblico l'aggiornamento di un post che all'epoca riscosse un ottimo successo. Rado ci spiega come
sarebbero le attuali coppe europee (stagione 2014/15) se fossero ancora in vigore le
vecchie regole, con la suddivisione tra Coppa Campioni, Coppa UEFA e
Coppa delle Coppe. Un salto all'indietro per dare una
risposta concreta ai professionisti della retorica nostalgica ("ah, come
sarebbe bello se ci fosse ancora la vecchia Coppa Campioni con i soli
vincitori dei campionati nazionali"). Personalmente penso che l'attuale
Champions League, ad esempio, sia una competizione fantastica, con tutte
le migliori squadre a sfidarsi in partite memorabili. Il calcio si è
evoluto ed è stato giusto, opinione personale, aprire alla
partecipazione delle formazioni non-campioni. L'attuale formula, sempre più munifica, permette inoltre all'UEFA di frenare, almeno per il momento, le pulsioni "Superleghiste" dei club.
Ringrazio Rado per lo straordinario lavoro svolto. Buona lettura.
All’arrivo della fase a
eliminazione diretta seguente i gruppi di Champions (CL) ed Europa League (EL),
puntualmente si affaccia qualche nostalgico a sentenziare: “Ecco che le coppe
tornano a essere vere, com’erano una volta!”. E qualcuno puntualizza,
aggiungendo: “Quando in Coppa dei Campioni (CA) andavano solo i campioni
nazionali, esisteva la Coppa delle Coppe (CO) e la Coppa UEFA (UE) era una cosa
seria e non quell’obbrobrio attuale che non interessa a nessuno!”.
Già due stagioni orsono avevo
tradotto in realtà questi lamenti, simulando come sarebbe stata la stagione
europea se si svolgesse come prescrivevano le coppe tradizionali: oggi ripeto
l’esperimento, completandolo approfondendo alcuni punti all’epoca tralasciati
anche solo per semplicità.
Entriamo quindi in una virtuale
macchina del tempo e compiamo un salto nel passato, vedendo come si sarebbero
svolte le Coppe continentali 2014/15 seguendo le regole in vigore nel 1980/81,
quando esordiscono attivamente il ranking UEFA e le teste di serie, reputandola
per tale motivo come paradigmatica di “stagione delle coppe tradizionali”. In
particolare, proprio il ranking UEFA mi permette di superare uno scoglio
altrimenti invalicabile se dovessi applicare le norme applicate fino al
1979/80, e perciò partiamo proprio ricalcolando i coefficienti di federazione
2008/13 come si faceva “nei bei tempi andati”, periodo in cui tutte le vittorie
valevano 2 punti e tutti i pareggi 1 punto, senza quindi alcun dimezzamento per
quanto ottenuto nei preliminari, e dove i bonus erano di 1 punto per ogni turno
raggiunto dai quarti di finale in avanti, cioè né più né meno come nell’EL,
senza dover assistere all’orgia della CL in cui ogni stagione è distribuita la
bellezza di 222 punti alle 32 squadre che giocano i gironi. Un tempo, infatti,
tutte le coppe erano considerate allo stesso livello, da cui uguali bonus per
ognuna: in particolare, per la UE, il minor prestigio rispetto a CA e CO, era
valutato come adeguatamente compensato dalla maggiore difficoltà tecnica,
stante il superiore numero di iscritte provenienti dalle federazioni migliori
(leggasi, ai vertici della classifica per coefficiente).
Il “vecchio” ranking è quindi il
seguente, dove sono usate, come da qui in avanti, le sigle FIFA a identificare
le federazioni europee.
Legenda. FED: federazione; CQ: coefficiente quinquennale di
federazione (somma dei CA); P: punti raccolti dalle squadre della federazione
della riga nella stagione della colonna; S: squadre della federazione della
riga impegnate attivamente nelle coppe nella stagione della colonna; CA:
coefficiente annuale di federazione (rapporta fra P e S).
Prima di proseguire, tre piccole
disgressioni “tecniche”: oltre a quanto sopra ricordato, il coefficiente
annuale era calcolato dividendo i punti per il numero di squadre effettivamente
scese in campo, mentre oggi si rapportano a quello “di spettanza”. L’unica
differenza concreta nel quinquennio considerato si registra nel coefficiente
turco 2011/12, dove i 42 punti sono divisi per le 4 squadre attive, mentre
colle regole attuali è stato aggiunto anche il Fenerbahçe, squalificato a CL in
corso senza aver fatto in tempo a giocare una sola partita.
In secondo luogo, per ragioni di
semplicità, tratto il quinquennio 2008/13 come se in esso CL ed EL si fossero
sempre svolte colla corrente struttura, anche se la stagione 2008/09 fu
l’ultima di UE e la CL era articolata in modo lievemente diverso.
Infine, nel ranking è presente il
Liechtenstein, per quanto “fuori classifica” (FC), mentre non compare
Gibilterra, avendo esordito nella corrente stagione; posizioni particolari su
cui mi soffermerò a tempo debito.
Ahi! Ahi! Se ai tempi odierni
l’Italia sta cercando di tenersi stretto il 4° posto, nei tempi che furono il
sorpasso è già bell’avvenuto; non solo il Portogallo ci sopravanza ma pure
l’Ucraina ha messo la freccia, retrocendoci al 6° posto. Le lacrime da versare
sono però meno amare dell’atteso; prima di motivare tale conclusione, diamo
un’occhiata alla prossima tabella, dove sono evidenziate le differenze fra
ranking “vecchio” e “nuovo”, dal punto di vista del coefficiente e
(soprattutto) della posizione in classifica.
Legenda. FED: federazione; CV: coefficiente di federazione
2008/13 calcolato colle regole “tradizionali”; CR: coefficiente di federazione
2008/13 reale; D: differenza fra CR e CV; PR: posizione reale nel ranking
2008/13; V: differenza fra PR e posizione nel ranking “tradizionale”.
Nonostante il taglio netto
operato ai bonus di CL, solo 7 federazioni hanno un coefficiente inferiore, fra
cui purtroppo l’Italia, che deve l’arretramento in classifica alla seconda
perdita in termini assoluti (dietro alla Spagna) ma prima in termini relativi,
marcando un brutto -20% (alle nostre spalle la Francia a -18%). Le ragioni
della batosta sono duplici: per recuperare i bonus non ricosciuti dal vecchio
calcolo alla mera partecipazione ai gironi e agli ottavi di CL, si potrebbe
usufruire del “raddoppio” di quanto raccolto nei preliminari ma a causa del 4°
posto nel ranking reale, che fa partire i club italiani al peggio al 3° turno
di qualificazione di EL, le gare lì giocate sono troppo esigue. Inoltre,
rispetto alle “compagne di sventura” accomunate dall’alta posizione nel rankig
effettivo (vedi in particolare Spagna, Inghilterra e Germania), l’Italia non
riesce nemmeno a limitare i danni, incapaci come sono i suoi club di giungere
almeno ai quarti di CL, turno dal quale partono i bonus “old style”, impresa
riuscita nel quinquennio 2008/13 solo a Internazionale (2 volte), Juventus e
Milan (1 volta).
A questo punto, appaiono naturali
due considerazioni. La prima: il ricalcolo giova alle federazioni piccole, le
cui squadre sono costrette a partire prima delle fasi a gironi, un vantaggio
non indifferente, come visto, coi punti lì conquistati a valere letteralmente
due volte il peso attuale, e tanto più ricordando come 30 e passa anni fa i turni
preliminari erano uno solo, e pure eventuale, mentre oggi sono ben quattro e
pure codificati. In linea teorica, obiezione valida e motivata, tuttavia la
tabella soprastante evidenzia che la pochezza tecnica delle interessate è tale
per cui, pur raddoppiando il proprio coefficiente, non si schiodano ugalmente
dagli ultimi 19 posti.
La seconda: i bonus uniformi
favoriscono chi ha più presenze in EL, torneo con un turno e due partite in più
rispetto alla CL. Anche in questo caso, l’osservazione è corretta ma… è proprio
quanto voleva il ranking dell’epoca! Non scordiamoci che la UE prevedeva
anch’essa a regime un turno supplementare rispetto a CA e CO e 3 partite
aggiuntive (la finale era disputata con andata e ritorno), però il ranking
serviva esclusivamente… a fissare il numero di posti spettanti alle singole
federazioni in UE. Per cui, era “giusto” che i risultati ottenuti nella coppa
meno prestigiosa avessero maggior peso di quanto ottenuto in CA e CO, giacché
tutto era a uso e consumo della UE, anche se è facile verificare come, per il
non ottimale algoritmo di calcolo, il coefficiente potenziale diminuisce, ora
come allora, all’aumentare delle squadre in lizza.
Essendo entrato in argomento,
rinfresco la memoria sui criteri d’iscrizione nelle tre coppe. In CA accedono i
campioni nazionali oltre al detentore. In CO, i vincitori della coppa
nazionale, sostituibili dalla finalista, oltre al detentore; se quest’ultimo ha
pure vinto la coppa nazionale, è iscritta anche la sua finalista. Più
articolata la UE, e ci è d’aiuto la tabella sovrastante: al torneo, infatti,
accedono sempre e comunque 64 squadre, così suddivise: 4 per ognuna delle
federazioni in oro; 3 per ognuna delle federazioni in argento; 2 per ognuna
delle federazioni in bronzo; 1 per ognuna delle federazioni in azzurro. Le
altre federazioni rimangono… in bianco, non potendo iscrivere alcuna loro
formazione; inoltre il detentore, se non iscrivibile a nessuna delle tre coppe
europee via tornei nazionali, partecipa alla UE al posto della seconda rappresentante
della 21ª federazione (la peggiore di quelle in bronzo), nello specifico la
Bielorussia. Le squadre partecipanti sono il vincitore della coppa di lega
(purché si abbia diritto a 2 posti e a propria libera scelta) e le meglio
piazzate in campionato non già iscritte in CA e CO.
Appare ora chiaro perché abbia
scelto la stagione 1980/81 come… “punto di ritorno”: in precedenza, i posti in
UE erano distribuiti in modo fisso fra le federazioni, metodo inapplicabile nel
contesto odierno per esigenze più pratiche che sportive. Infatti, all’epoca vi
erano solo 33 federazioni, col Galles attivo unicamente in CO disputando solo
la coppa nazionale (esattamente come oggi il Liechtenstein), ma 3 di esse
(Cecoslovacchia, Iugoslavia e URSS) sono nel frattempo scomparse, disgregatesi
in una miriade di nuove realtà. Pertanto, applicando la distribuzione “fissa”,
sarebbero rimasti scoperti i 6 posti di loro spettanza da riassegnare in modo
del tutto personale e soggettivo (anche fossero state privilegiate Rep. Ceca, Serbia
e Russia, le eredi più “dirette”). Col ranking UEFA la scelta è affidata ai
numeri e quindi in maniera del tutto oggettiva. Un’ulteriore precisazione: come
detto sopra, in classifica vi erano solo 32 federazioni (33 meno il Galles), e
la soluzione di non assegnare posti a chi si piazza oltre il 32° posto non è
una mia semplificazione, bensì la soluzione adottata dall’UEFA quando il numero
di sue affiliate iniziò a esplodere, colla confederazione che mantenne sempre
in 64 le partecipanti all’omonima coppa (seppur formalmente giustificato
dall’assenza nelle neofite nel ranking di riferimento).
Tornando all’Italia, il latte
versato è minore dell’atteso perché i due posti persi in classifica comunque la
mantengono nella fascia d’argento con 3 posti in UE; dando un’occhiata in
generale, puntando l’attenzione su questo dato, si vede che il ricalcolo ha
favorito i Paesi Bassi ai danni della Russia, la Croazia a svantaggio della
Romania e la Finlandia sulla Scozia, e senza dimenticare tutte le federazioni
in coda private della squadra garantita a chiunque in UE dal 1996/97.
Dopo aver illustrato quante
squadre ogni federazione può iscrivere e i criteri della loro scelta, svelo chi
partecipa ai tornei continentali 2014/15 versione “vecchia maniera”. La tabella
sottostante riporta le iscritte, federazione per federazione, in ordine di
ranking: ognuna è preceduta da un numero indicante la posizione in campionato
(con “b.” chi militava nelle serie inferiori), ed eventualmente seguita dalla
sigla fra parentesi del titolo sportivo “particolare” quando necessario per
comprenderne la sua presenza. Le coppe sono 3, ma le colonne 4: ho, infatti,
inserito anche quella dove confluiscono tutte le squadre che, col ritorno al
passato, rimangono fuori dal palcoscenico europeo. Le sorprese non sono poche.


Legenda dei titoli
sportivi. d: detentore: v: vincitore della coppa nazionale, f: finalista della
coppa nazionale; l: vincitore della coppa di lega; fp: vincitore della
classifica fair play. Per i campionati la cui struttura rende impossibile
stilare una classifica finale completa, il simbolo “?” sostituisce il numero
indicante la posizione pertanto non identificabile.
Partiamo dalle assenti: pur con
una coppa in più, 70 squadre rimangono a casa. Un numero talmente elevato da
far intuire come non possa dipendere esclusivamente dai 3 scambi di fascia
sopra ricordati e dalle (ultime) 19 federazioni rimaste senza rappresentanti in
UE. Col passare degli anni, infatti, si sono succedute alcune modifiche che
hanno via via incrementato le partecipanti. Oltre alla già citata del 1996/97,
quando fu concesso a tutti di avere almeno 1 squadra in UE (coll’esclusione del
Liechtenstein), i maggiori effetti derivano da altre due situazioni. La prima, nel
1997/98, quando la CL fu aperta anche alle seconde delle migliori 8 federazioni
ma non a discapito del loro contingente in UE traducendosi, pertanto,
nell’iscrizione di una squadra supplementare a testa. La seconda, nel 2009/10,
quando gran parte delle federazioni si videro “restituire” nella neonata EL il
posto perso dalla contemporanea abrogazione della Coppa Intertoto.
Il “dimagrimento” delle
concorrenti nell’arena continentale è così spiegato: di fatto, tutte le
federazioni perdono una o al massimo due rappresentanti, una sorta di “tassa”
da pagare per essere tornati nel passato, cui si sottraggono in appena 7:
Spagna (“grazie” al Real vincitore di CL ma non della Liga), Austria, Israele,
Repubblica Ceca, Polonia, Croazia e Bielorussia, cui si accodano Liechtenstein
(per i motivi ormai noti) e Gibilterra (da buon’ultima arrivata, iscrive solo i
vincitori dei 2 tornei nazionali), le cui posizioni eccezionali le rendono
immuni da ogni cambio di norme.
Le squadre sono scritte in modo
diverso, per distinguere visivamente le categorie in cui le ho divise: come punto
di partenza, le partecipanti all’EL sono in caratteri normali, e quelle alla
CL, in grassetto. È facile verificare che le 70 assenti rientrano tutte nella
prima categoria, a ulteriore riprova che l’EL è un torneo letteralmente
“all’ammasso”, avendo concesso il passaporto europeo anche a chi un tempo si
doveva limitare a osservare le coppe dalla tv, come si suol dire. Abbastanza
naturale, invece, che tutte le iscritte alla CA partecipano oggi alla CL: non
valendo il contrario, dove sono finite le 25 non “confermate” nella massima
competizione? 18 in UE e 7 in CO, apparentemente a confermare che quest’ultimo
fosse il torneo meno competitivo dei 3. Tuttavia, gl’intervalli in cui si muove
sono profondamente diversi: le retrocesse in CO possono essere da 0 a 15,
quelle in UE da 14 a 24; noti i paletti minimi, le prime sono il 46,7% del
massimo possibile, le seconde (più del doppio in termini assoluti) solo il 40%.
Finora il ritorno al passato si è
rilevato “insoddisfacente”: infatti, tutte le squadre hanno o confermato o
peggiorato la propria posizione. Ma vi sono delle eccezioni: in corsivo sono
riportati i club che traggono giovamento dalle vecchie norme, grazie alle quali
ottengono una partecipazione alle coppe ora loro preclusa. Sono appena due (o
forse tre, vedi infra): Crvena Zvezda (nota da noi come Stella Rossa di
Belgrado) e Újpest. Da cosa deriva la loro singolarità? Semplice: essendo del
tutto sconosciuti il fair play finanziario e la licenza UEFA, ragioni delle
esclusioni dei due club citati, l’unico criterio per iscriversi è conquistare
il titolo sportivo richiesto. Talmente unico che in caso di squalifica “per
fatti di campo” o illeciti sportivi, è pure vietato sostituire le squadre così
colpite (se non, di tanto in tanto, nella sola UE). Se scorrete la lista di CA,
si nota un buco all’altezza della Turchia: il Fenerbahçe campione nazionale è,
per l’appunto, squalificato (anche) per una storia di combine, e il suo posto
non è preso (come oggi) dal Galatasaray secondo, costretto a rimanere in CO.
Piccola puntata sull’Italia: il
Torino si vede “doppiamente” danneggiato dalle vecchie norme, giacché partecipa
oggi all’EL in sostituzione del Parma sesto per il mancato rilascio della
licenza UEFA; in altre parole, di una squadra esclusa per un criterio all’epoca
inesistente e il cui piazzamento in campionato era pure insufficiente per
accedere ai tornei europei.
Il tuffo completo nel passato
prosegue colla formula dei tornei, interamente strutturati a eliminazione
diretta. Mentre non genere alcun problema la UE, colle sue 64 iscritte fisse,
qualche grattacapo arriva da CA (53) e CO (54), costrette a far disputare un
turno preliminare rispettivamente a 42 e 44 delle loro partecipanti, per
scremarle a 32. Mentre in precedenza erano tutte sullo stesso piano, eccezion
fatta per il detentore, dal 1980/81 le squadre iniziano a essere divise in
teste di serie (ts) e non teste di serie (nt), scelte in modo assai semplice
col quale non si trae alcun vantaggio né dalla posizione nel ranking della
propria federazione né dal coefficiente di squadra, quest’ultimo perché… ancora
da inventare! Infatti, è ts chi ha raggiunto almeno una volta le semifinali in
una qualsiasi fra CA, CO e UE nelle ultime 5 stagioni; “trasportando” il tutto
in termini odierni, le “reginette” sono quei club giunti almeno una volta in
semifinale in CL ovvero in EL fra il 2009/10 e il 2013/14. Tuttavia, aver vinto
le ultime 5 CL o essere stati eliminati in semifinale di EL 2009/10 rimanendo a
casa nelle 4 stagioni seguenti non crea alcuna differenza fra ts e ts, tutte
considerati alla pari, tranne il detentore posto sempre in cima a tutti.
Questo livellamento, discutibile
già all’epoca sul piano “quantitativo” (5 finali valgono 1 semifinale), lo è
ancor di più oggi sul “qualitativo”, essendo evidente che il concetto sopra
espresso di minor prestigio della UE compensato dalla maggior difficoltà
rispetto a CA e CO, non è più applicabile all’EL, decisamente e innegabilmente
meno prestigiosa e meno difficoltosa della CL. Ma se ritorno al passato deve
essere, lo sia in accezione completa, e quindi mi attengo alla definizione
letterale di ts, il che crea, come sarà più chiaro infra, un imbarazzante
paradosso.
Proseguiamo con ordine: chi sono
le ts? La seguente tabella le illustra divise per manifestazione.
Legenda. T: torneo cui partecipa la squadra (CA: Coppa dei
Campioni, CO: coppa delle Coppe, UE: Coppa UEFA); FED: federazione; 10:
stagione 2009/10;11: stagione 2010/11; 12: stagione 2011/12; 13: stagione
2012/13; 14: stagione 2013/14. Le caselle della griglia indicano la stagione in
cui la squadra è giunta almeno in semifinale in Champions (CL) ovvero in Europa
League (EL).
Partiamo dalla CA: le 11 esentate
dal turno preliminare sono il detentore, obbligatoriamente, e 10 altre ts
scelte tramite sorteggio libero. Tuttavia, qui in totale sono appena 6, per cui
sono tutte ammesse direttamente al primo turno, cui accedono anche 6 delle 47
nt scelte sempre tramite sorteggio non vincolato. Si dia però un’occhiata alle
6 ts: 3 di queste (Juventus, Benfica e Basilea) lo sono esclusivamente per i
piazzamenti ottenuti in EL. Puntiamo ora l’attenzione sulla Juventus e
ipotizziamo che, eccezionalmente, al Galatasaray fosse concesso di disputare la
CA al posto dello squalificato Fenerbahçe. Ebbene i turchi non sono ts, per cui
corrono il rischio di dover affrontare il preliminare, da cui è esentata la
Juventus, ts unicamente per la semifinale raggiunta nell’EL 2013/14, torneo al
quale partecipò per essere stata eliminata nella stessa stagione ai gironi di
CL… dal Galatasaray! Il paradosso è evidente, e non rimane nemmeno nell’alveo
delle pure congetture, essendovi un caso concreto: nel 2012/13 il Benfica perde
la finale di EL dopo essere stato eliminato nei gironi di CL dal Celtic; portoghesi
e scozzesi sono entrambi in CA ma, per l’appunto, i primi da ts, i secondi no.
Nel primo turno, il cui sorteggio
era contemporaneo a quello del preliminare, le 6 ts godono del vantaggio di non
poter essere accoppiate fra loro, non concesso alle 6 nt ammesse altrettanto
direttamente. Dal secondo in poi, il sorteggio diventa libero. Quasi
dimenticavo: ovviamente, le 21 eliminate nel preliminare non confluiscono nel
primo turno di UE.
In CO le cose sono molto più
semplici: 2 sole ts, esentate dal preliminare assieme a 8 delle 42 nt pescate a
sorte. Più sopra avevo menzionato una possibile terza squadra beneficiata dalle
vecchie norme: si tratta della Lazio, che potrebbe iscriversi proprio in CO
quale detentrice, difendendo così un titolo conquistato 15 anni prima
nell’ultima edizione della competizione! In tal caso, avrebbe l’ammissione
diretta al primo turno, nell’anomala posizione di detentore nt, costringendo
altre 2 squadre supplementari a sorbirsi il preliminare. Uso il condizionale
perché, non avendo a disposizione i regolamenti, non so se il detentore della
CO 1998/99 avesse diritto a iscriversi alla UE 1999/2000, come credo, anche se
poi sul piano concreto i biancazzurri disputarono la CL.
Dal primo turno in avanti si
procede come in CA. Piccola postilla: se la Lazio fosse presente, nel primo
turno potrebbe scontrarsi col Napoli. Infatti, entrambe sono nt e i derby non
sono vietati.
In UE, fortunatamente, le 64
iscritte partono tutte dal primo turno, unica fase dove il sorteggio prevede le
ts, non accoppiabili fra loro. Tuttavia le partecipanti sono suddivise in 8
urne da 8 squadre l’una, da cui poi pescare 4 abbinamenti, composte seguendo
generici criteri sportivi, geografici e d’opportunità. In concreto, è tutto
affidato alla mera discrezionalità dell’UEFA e gli unici vincoli rispettati
sono di avere urne con club di 8 diverse federazioni e contenenti lo stesso
numero di ts, finché possibile. Essendo queste nove, 8 urne ne hanno una e 1
due. È facile verificare che tale procedura consente alla confederazione
europea di scegliere a tavolino le 7 (ovvero 6) avversarie possibili per ogni
ts. Nel secondo turno, si segue la medesima procedura, con 4 sole urne ma senza
più alcuna ts, rendendo ancora più manovrabile a priori l’esito del sorteggio
da parte dell’UEFA. Il meccanismo, colle dovute differenze, è tutt’oggi
applicato nei preliminari di EL e, in misura minore, di CL. Solo dal terzo
turno in avanti il sorteggio diventa libero.
In conclusione, guardando il
nostro orticello, vi è da chiedersi se le tanto rimpiante coppe “vecchia
maniera” conservino intatto il loro fascino alla prova dei fatti: nel ranking
UEFA si perdono 2 posizioni e si gareggia con 1 squadra in meno, col Torino,
doppiamente miracolato, a casa. In CA rimane unicamente la Juventus, sicura
solo di evitare il preliminare e di non affrontare Basilea, Bayern, Benfica,
Atlético e Real Madrid nel primo turno, grazie però esclusivamente alla
stortura regolamentare dei ripescaggi. In CO, se la Lazio potrebbe sorridere
per un passaggio europeo letteralmente piovuto dal cielo, il Napoli rischia il
preliminare ed eventualmente il derby nel primo turno, potendo in qualsiasi
fase incontrare una tra Barcellona, Arsenal e Borussia Dortmund. Infine in UE,
il destino di Roma, Fiorentina e Inter è letteralmente nella mani dell’UEFA,
potendo scegliere, con pochissimi vincoli, il ristretto lotto delle 7 (o 6 per
i nerazzurri nel primo turno, unica ts) possibili loro avversarie.