Pubblico uno scambio di missive con Silvio Martinello, ex grande ciclista e attualmente commentatore tecnico per Rai Sport. Blog-In sta conducendo da oltre due anni una piccola campagna d'informazione e sensibilizzazione sull'argomento doping. Recentemente è tornato in auge il tema Marco Pantani. I media, imbeccati dall'abile regia dell'avv. De Rensis, legale della famiglia del Pirata, hanno dato grande risalto ai possibili nuovi sviluppi (?) legati ai due episodi più importanti nella vita del ciclista romagnolo: Madonna di Campiglio e Rimini. Purtroppo, è inizata una specie di telenovela in cui hanno trovato spazio le tesi complottistiche più improbabili.
Come da tradizione di questo blog, ho voluto riportare al centro della discussione documenti, evidenze processuali ed elementi oggettivi per fornire ai lettori gli strumenti necessari a districarsi in una vicenda così delicata.
Da ultimo ho trovato nell'archivio del Corriere della Sera.it, un'intervista del 2000 a Silvio Martinello. Trovandola ricca di elementi particolarmente interessanti, ho deciso di scrivere una lettera aperta all'ex ciclista padovano. Grazie anche al supporto di alcuni lettori del blog, la lettera è stata letta da Martinello, il quale ha puntualmente risposto alle domande in essa contenute. Ringrazio pubblicamente Silvio per la disponibilità e la cortesia dimostrate e per avermi concesso la possibilità di pubblicare la sua risposta.
LETTERA APERTA A SILVIO MARTINELLO (10 gennaio 2015)
Egregio sig. Silvio Martinello,
le scrivo questa lettera aperta dopo aver trovato una
sua intervista al Corriere della Sera, rilasciata alla vigilia delle Olimpiadi di Sydney (15 settembre 2000). Il titolo dell'intervista "
Martinello denuncia: c'è doping tra noi" e il suo contenuto mi hanno molto colpito. Alcuni passaggi sono estremamente duri e diretti, soprattutto se si tiene conto che nel ciclismo del 2000 vigeva quel codice dell'
omertà (parola esportata da noi italiani), ben descritto nel libro "
The Fall - Ascesa e caduta di Lance Armstrong". Mi complimento con lei per il coraggio e la schiettezza dimostrate. Questo blog è impegnato da oltre due anni in una campagna d'informazione e sensibilizzazione sul
tema doping. Uno dei punti chiave dell'intervista è quello relativo a
Marco Pantani. Lo so, non è molto elegante parlare di chi non c'è più. Tuttavia, a partire proprio dall'ultimo Giro d'Italia - con alcune tappe dedicate alla memoria del Pirata - e a seguito del can-can mediatico per le riaperture delle inchieste sui fatti di Madonna di Campiglio 1999 e Rimini 2004, la figura di Pantani è stata nuovamente proiettata al centro della scena. L'ultimo esempio è la
puntata di Sfide di domenica 4 gennaio 2015. La tendenza, piuttosto marcata, è quella del revisionismo, dell'agiografia depurata da fatti, evidenze processuali e documenti emersi in questi anni. La sua intervista al Corriere fu rilasciata 15 mesi dopo i fatti di Madonna di Campiglio, poche settimane dopo le due vittorie di Pantani al Tour del 2000 (Mont Ventoux e Courchevel). Proprio per la sua collocazione storica, quella intervista assume un'importanza notevolissima nel lavoro di ricostruzione di quanto accaduto al Giro 1999 e più in generale in quel periodo.
Riporto le sue parole:

"
Marco Pantani ha perso e sta perdendo l'occasione di dare una spallata allo sport poco pulito. Ha tenuto e continua a tenere un atteggiamento che non capisco. Ma insomma perché nessuno ha il coraggio di ammettere 'ho sbagliato'. Sono sicuro che Pantani, se avesse semplicemente affermato 'signori, sono caduto in errore', ne sarebbe uscito più forte di prima, più ammirato di prima. La gente lo avrebbe perdonato immediatamente. Un periodo di stop e di nuovo in sella a testa alta. Lui è un grande. Ho conosciuto Pantani tanti anni fa, quando era sconosciuto. E' cambiato. In gruppo ci parlavamo, era motivato. Ora fa certe sparate che sono infelici. Se la prende col mondo intero. Arriva al punto di autoconvocarsi per la nazionale a Sydney scavalcando tutti e subito dopo essersi ritirato dal Tour. E' giusto? Mi auguro che a posteriori, almeno nel suo intimo, sappia ammettere che ha gestito malissimo la sua storia".
E sui fatti di Madonna di Campiglio al Giro 1999:
"Quando è accaduto il fatto di Madonna di Campiglio, in verità, circolavano da tempo certe voci. Circolava la voce che lo avessero già sorpreso e ammonito. Che lo avessero invitato a smetterla. No so. Certamente in quel Giro lui andava come un treno. In salita è sempre andato ma... E la sua squadra, tutta la sua squadra, filava che era un piacere. Lui a caldo affermò: mi hanno fregato... Come interpretarla? Io la interpretai così: fino a questo momento è rimasto tutto coperto, mi hanno coperto, adesso mi hanno scaricato. Anche lui ha parlato di complotto. E ha insistito all'infinito. Per trascinare nel tempo e chissà per quale motivo l'attenzione sulla sua vicenda. Forse le persone attorno lo hanno consigliato male".
Non voglio metterla in difficoltà, ma penso che il suo contributo sia molto importante. Per questo le scrivo per chiederle se, a distanza di 14 anni, conferma quelle sue dichiarazioni.
E' vero che circolavano quelle voci in gruppo ("già sorpreso e ammonito" "invitato a smetterla")? Se sì, può fornirci qualche particolare in più? Pensa che "l'autoconvocazione" per le Olimpiadi di Sydney 2000, dimostri come le istituzioni sportive (CONI, FCI, la stessa UCI) fossero in realtà ben disposte nei confronti di Pantani e che quindi non lo osteggiassero come sostenuto da molti? Perché sosteneva che il Pantani del 2000 era molto diverso da quello conosciuto qualche anno prima? E' vero che era diventato uno dei capi del gruppo?
Infine, se in una prossima telecronaca o programma Rai si ritornasse sul tema Pantani, sui presunti complotti e sulla questione di Madonna di Campiglio, se la sentirebbe di ribadire quanto detto nell'intervista al Corriere?
So che non è per niente facile uscire dal coro delle celebrazioni - specie di chi la circonda durante le telecronache -, ma avendo grande considerazione della sua persona e stima per la sua professionalità, ritengo che il suo contributo possa essere fondamentale per ripristinare una verità storica.
Fiducioso di ricevere una sua risposta, le porgo i miei cordiali saluti
Con stima,
Simone Salvador
MAIL DI RISPOSTA DI SILVIO MARTINELLO (16 gennaio 2015)
Gent.mo Simone,
ho letto attentamente la sua “lettera aperta” indirizzata al sottoscritto. Prima di entrare nel merito e rispondere alla sue domande, le confermo che non solo non è elegante parlare di chi non c’è più, ma anche fuori luogo, ma questo è solo il mio modesto parere. In molti che seguono il mio blog personale mi chiedono di affrontare la vicenda di Marco, ma non mi interessa e non mi va.
Ciò nonostante rispondo volentieri alle use domande.
1- Nel gruppo circolavano le voci, confermo, ma voci erano e voci rimangono, dare seguito a delle voci non serviva e non serve a nulla, se non a fare delle chiacchiere, inutili ed inutile.
2- Ritengo, come allora, che “l’autoconvocazione” avallata dalla FCI di allora sia stato un boomerang per Marco stesso, le istituzioni probabilmente cercavano di fare quanto nelle loro possibilità per provare a riabilitare il Pantani corridore campione. Alla storia del complotto da parte delle istituzioni non ho mai creduto e non crederò mai, e finora elementi probanti in tal senso non ne sono emersi, a parte un nauseante tam tam mediatico.
3- Pantani era cambiato perché la notorietà e la fama ti cambiano, e poi perché veniva gestito come un soggetto da guardare e non toccare, come una star cinematografica, il ciclismo è ben altro, anche e soprattutto contatto diretto con il pubblico.
4- Era certamente un “capo” del gruppo, lo si diventa per carisma, risultati, personalità, spessore, aveva tutte queste caratteristiche, normale fosse un trascinatore.
In telecronaca credo di non aver mai fatto un passi indietro su nessun tema, esprimo ed ho sempre espresso la mia opinione, non ho nessuna intenzione di cambiare, se capiterà ne parlerò.
Però mi consenta una riflessione. Di quale verità storica sta parlando? Pantani era un corridore della sua epoca, la stessa del sottoscritto, e si muoveva come tutti i corridori di quell’epoca, sottoscritto compreso, rispettava le regole di allora. In una sola occasione, importante, gli è fatalmente capitato di non essere in regola, come accaduto a tantissimi altri. Questa è la verità. Lui non ha mai accettato quanto accaduto, gridando al complotto e scivolando sempre più negli abissi che lo hanno inghiottito. Lei conosce altre verità?
Spero di esserle stato utile.
Buona serata
Silvio Martinello
RISPOSTA ALLA MAIL DI SILVIO MARTINELLO (18 gennaio 2015)
Gent.mo sig. Martinello,
prima di tutto la ringrazio per la cortesia e la puntualità dimostrate.
Sono perfettamente d’accordo con lei su due questioni. Sarebbe meglio non parlarne più. Vero. Il problema è che negli ultimi mesi è iniziato un “nauseante tam-tam mediatico” come da sua definizione. Una sorta di telenovela in cui hanno trovato spazio le tesi complottistiche più improbabili. Ho ritenuto che non si potesse accettare passivamente una simile mistificazione, peraltro ampiamente smentita da evidenze processuali e documenti. Da qui la lettera aperta e gli altri post sul tema.
Concordo pienamente anche con la sua sintesi: “lui non ha mai accettato quanto accaduto, gridando al complotto e scivolando sempre più negli abissi che lo hanno inghiottito”. Nulla da eccepire.
Venendo alla sua domanda, vale a dire se conosco o meno altre verità, le posso dire che no, non ne conosco altre. Quando parlo di “verità storica” mi riferisco esclusivamente a quella documentale e processuale. Un esempio. Sui fatti Madonna di Campiglio giornali e Tv non hanno mai ricordato che si è già celebrato un processo (Tribunale di Tione, sez. staccata di Trento) in cui è stato stabilito, al di là di ogni ragionevole dubbio, che i controlli furono regolari e che il valore anomalo dell’ematocrito derivasse da stimolazione esogena. Questo è il mio concetto di “ripristinare una verità storica”.
La sua risposta rappresenta in tal senso un prezioso contributo. Grazie.
Cordiali saluti
Simone Salvador
immagine tratta da www.kreiszeitung.de