BLOG-IN DENTRO LO SPORT

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GIRO D'ITALIA 2013

Il percorso, le tappe, le altimetrie, le salite del Giro d'Italia 2013. Approfondimenti sulle frazioni più importanti, commenti e analisi su squadre, protagonisti e copertura Tv-Media. (foto by Sirotti - Stephill.tv)

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CALENDARIO CICLISMO 2013

Tutte le date del calendario ciclistico World Tour 2013. Dalle prime corse stagionali in Australia, alle Grandi Classiche di primavera, dalle Corse a tappe sino al Lombardia. Senza dimenticare i Mondiali italiani: appuntamento a Firenze a fine settembre. (foto by Sirotti - Stephill.tv)

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martedì, dicembre 16, 2014

#Olimpiadi2024 - 10 motivi per sostenere la candidatura di Roma

Lo so, sostenere la candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024, oggi, è estremamente impopolare. L'inchiesta su "Mafia Capitale" ha scoperchiato un sistema basato su malaffare e corruzione. Se pensiamo, poi, a quanto accaduto negli ultimi grandi eventi organizzati sul nostro territorio - Italia '90, Torino 2006, Mondiali Nuoto Roma 2009 e aggiungiamoci Expo 2015 - c'è da mettersi le mani nei capelli (ma anche in tasca per verificare di avere ancora il portafoglio). I primi sondaggi, pubblicati dai principali quotidiani online, hanno fatto registrare delle percentuali bulgare per il no alla candidatura (vedi). Di più. Nell'ultimo post sul tema "candidature italiane" (vedi) mi espressi a favore della decisione del presidente Monti di rinunciare alla candidatura per l'edizione 2020.
Insomma, viste le premesse, e considerando la mia stessa idea del 2012, sarebbe logico e coerente stroncare in partenza la candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024.
Bene, a dispetto della posizione di partenza e nonostante tutti i problemi attuali e passati del nostro Paese, penso che sia invece arrivato il momento di invertire la rotta e di sostenere la candidatura italiana per i Giochi del 2024.
Perché? Per 10 buoni motivi: 
  1. Perché è giunto il momento per l'Italia, intesa come sistema-paese, di dimostrare al mondo, ma prima di tutto a sé stessa, di essere in grado di organizzare un grande evento. Senza ruberie o scandali.
  2. Perché se ci arrendessimo senza partecipare saremmo un Paese senza speranza e senza futuro.
  3. Perché rinunciare significherebbe darla vinta ai Carminati e ai tanti filibustieri italici.
  4. Perché siamo nel 2014 e fra 10 anni, si spera, l'Italia sarà un Paese migliore: "Mi auguro che la corruzione nel 2024 sia fisiologica, propria di una democrazia occidentale" (Raffaele Cantone, Autorità nazionale Anticorruzione).
  5. Perché l'Italia ha organizzato una sola Olimpiade estiva nel 1960. Dopo 64 anni è giunto il momento di ospitare nuovamente il più grande evento sportivo al mondo.
  6. Perché grazie alle nuove regole per le candidature, approvate la scorsa settimana dal CIO (vedi), ospitare i Giochi sarà meno costoso. Si potranno sfruttare impianti già esistenti e coinvolgere altre città, magari con tradizione in determinati sport (es. pallanuoto in Liguria, pallamano in Alto Adige o Puglia, basket a Bologna, Canottaggio a Milano);
  7. Perché i Giochi di Londra 2012 hanno dimostrato che si possono organizzare delle Olimpiadi sostenibili (vedi).
  8. Perché, al netto di speculazioni e abusi edilizi, le Olimpiadi consentirebbero di migliorare impianti, strutture sportive e infrastrutture.
  9. Perché i Giochi sarebbero una vetrina irripetibile per molte discipline ora sacrificate sull'altare del Dio Pallone: più visibilità, più tesserati, più interesse, più sponsor, ecc. E più cultura sportiva (forse).
  10. Perché l'Italia, nonostante tutto, è un Paese con grandi risorse e con una straordinaria tradizione sportiva.

Da "La Gazzetta dello Sport"


















venerdì, dicembre 05, 2014

Libri sportivi da leggere (o regalare) a Natale 2014 - I consigli di Blog-In

Mancano meno di tre settimane a Natale e per molti è tempo di pensare ai regali per parenti e amici. E per se stessi. Il consiglio di Blog-In è quello di regalare - o regalarsi - un buon libro. Sportivo, ovviamente. Perché, come recita il titolo della Fiera della piccola e media editoria che si svolge in questi giorni a  Roma,"Più libri, più liberi". L'editoria sportiva ha sfornato diversi titoli in questi ultimi anni. Non tutti memorabili a dire il vero. Ovviamente la scelta di un libro è estremamente soggettiva e dipende da molti fattori. Ecco perché, a fianco dei testi suggeriti, troverete una breve spiegazione sul perché acquistarli o regalarli. Tre di questi libri sono di recente pubblicazione e sono facilmente reperibili nelle librerie. Gli altri due sono usciti qualche anno fa (li trovate in vendita in molti shop online), ma mantengono inalterato il loro fascino. Buona lettura!

DINO ZOFF - DURA SOLO UN ATTIMO LA GLORIA (Mondadori, Collana Strade blu, 2014)- Per Claudio Pea è "la più bella storia di calcio che abbia letto". Non so se sia davvero così, ma il libro di Dino Zoff va oltre la semplice biografia. E' il racconto di una carriera eccezionale, unica. Ma è soprattuto la storia di un uomo cresciuto con dei principi fortissimi, rimasti intatti per tutta la vita, sportiva e non. Uno Zoff sorprendente, profondo, riflessivo, sempre però accompagnato da una vena malinconica.
Il Premio Strega Francesco Piccolo ha presentato in anteprima il libro a Pordenonelegge 2014. Mattinata indimenticabile. Qui trovate il post dello stesso Piccolo nel suo blog su corriere.it:

«Il portiere non è un ruolo, è un modo di essere. Implica una scelta iniziale molto difficile, quella di far parte di una squadra, sì, ma a distanza, da lontano. Da quella scelta ne discendono altre, ugualmente difficili: partecipare, ma solo nel momento cruciale, interrompere il gioco invece che continuarlo. Osservare il mondo in silenzio, come si osservano i campi, mentre le sementi crescono. Sulla linea di porta, tra due pali, durante una partita, avviene tutto con fatica, sudore, impegno, concentrazione. Avete mai fatto caso a quanto sudano i portieri durante una gara?».

(dalla recensione di Francesco Piccolo)


STORIE MONDIALI - UN SECOLO DI CALCIO IN 10 AVVENTURE di Federico Buffa e Carlo Pizzigoni (Sperling&Kupfer, 2014) - Le "Storie Mondiali" di Federico Buffa, andate in onda su Sky prima di Brasile 2014, hanno rappresentato uno dei momenti televisivi più alti degli ultimi tempi. Successo enorme, meritato. "Storie Mondiali - Un secolo di calcio in 10 avventure" è la trasposizione letteraria del programma televisivo. Nella recensione di Paolo Morati per Indiscreto trovate alcuni spunti interessanti. Primo tra tutti (verissimo): "I Mondiali (di calcio) hanno scandito i tempi della nostra vita".

"In breve, le dieci avventure raccontate, delle quali molte vissute anche da noi catodici spettatori, in 266 pagine (tabellini esclusi) mettono al centro le partite ma anche gli eventi correlati e a contorno, con diversi balzi e rimbalzi storici a ricollegare episodi e personaggi. Ed è in sostanza questa la chiave più interessante di un libro che fornisce informazioni probabilmente meno note a chi non è propriamente uno storico del pallone, soprattutto nelle bonus track che non necessariamente riguardano vincitori e protagonisti, ma spostano l’attenzione su particolarità meritevoli di attenzione come (o forse più) di chi all’epoca si era guadagnato le prime pagine dei giornali".

(dalla recensione di Paolo Morati)

DELITTO PANTANI - ULTIMO CHILOMETRO di Andrea Rossini (Nda Press, 2014) - Libro che ho recensito recentemente. Blog-In ha sempre seguito le vicende sportivo-processuali, cercando di fornire ai lettori le chiavi per potersi formare autonomamente un'opinione. Al di là del tifo e delle inevitabili simpatie personali. Per questo non troverete qui la recensione di altri libri, sempre con soggetto Pantani, in cui il sentimento prevale sulla ragione e sui fatti. Il libro di Rossini ripercorre in modo iper-documentato e oggettivo gli ultimi mesi di vita di Pantani. Se non vi fermate alle versioni di comodo e se preferite formarvi un'idea valutando fatti e prove, "Delitto Pantani - Ultimo Chilometro" è un libro da leggere.
 
"Questo non è il solito libro su Pantani scritto sull'onda di un'emozione che non si spegne. È piuttosto un invito a difendersi dai meccanismi della macchina del mito, capace di trasfigurare la verità che, come diceva Simenon, "non sembra mai vera" e, per sua natura, lascia spazio al dubbio (forza, ma anche debolezza della ragione). L'inseguirsi dei colpi di scena risponde a una logica da fiction, prevede la sospensione dell'incredulità, parla al cuore e non alla testa, ai sentimenti profondi, specie del tifoso, che spesso affondano nell'infanzia e ne conservano la purezza (...). Le battaglie giudiziarie della famiglia del Pirata non arriveranno a dimostrare le tesi dell'assassinio e del complotto, vulnerabili a un vaglio critico, ma sfuggite all'ambito originario hanno già ottenuto lo scopo: danneggiare la sfera razionale e imbastire una versione popolare da consegnare ai posteri. In gioco c'è la memoria del Pirata, far sopravvivere l'immagine di un'immagine e trasformarla in effigie" (...). Il risultato, due facce di uno stesso reportage (da una parte il racconto degli ultimi mesi che si legge come un romanzo al quale è stato strappato il lieto fine, dall'altro un approfondito botta e risposta), si propone come una bussola perché ciascuno, a partire da alcuni punti fermi, possa orientarsi e giudicare in proprio l'attendibilità di eventuali nuove prove."

(dall'Introduzione del libro)

ROMA 1960 - LE OLIMPIADI CHE CAMBIARONO IL MONDO di David Maraniss (Rizzoli,
2010) - Libro meraviglioso, coinvolgente, ricco di riferimenti storici, sociali, politici e di cronaca sportiva. Roma 1960 ha rappresentato uno spartiacque della storia sportiva, ma anche di quella sociale e politica. David Maraniss, giornalista del Washington Post, premio Pulitzer 1993, racconta le Olimpiadi romane del 1960 con la competenza di un cronista sportivo, la dovizia di uno storico e la capacità analitica di un osservatore politico. I Giochi che, come recita il sottotitolo, cambiarono il mondo. Quest'ultima non è affatto un'interpretazione retorica o forzata. Maraniss descrive magistralmente tutti i cambiamenti epocali a livello sociale, economico, politico e sportivo racchiusi in quei straordinari diciotto giorni nella Città Eterna. La Guerra Fredda, la discriminazione razziale, l'apartheid sudafricana, Cassius Clay, Abebe Bikila, le Tigerbelles, le due Germanie, Taiwan/Formosa, i primi casi di doping, i primi sponsor, l'inizio dell'era Tv.

"Roma, nel 1960, fu spazzata dalle Olimpiadi come da una ventata di freschezza". In una città che cerca di scrollarsi di dosso le pesanti eredità del fascismo, già immersa nella Dolce Vita e nel boom economico, approdano dai quattro angoli della Terra le delegazioni sportive di quelle che passeranno alla storia come le prime Olimpiadi dal dopoguerra a tornare ai fasti del passato, ma nel contempo le ultime dell'era romantica, ispirate ancora a una concezione aristocratica e non professionista dei Giochi. In questo periodo cominciano infatti ad emergere nuove forze destinate a mutare profondamente lo sport in generale: gli sponsor, le tecnologie, il doping. E le prime Olimpiadi in Mondovisione sono anche il palcoscenico di un equilibrio politico mondiale in rapida evoluzione, con Usa e Urss al centro di una sfida a suon di medaglie e di propaganda, un altro volto di quella Guerra Fredda che nel giro di due anni porterà alla crisi dei missili".

(dalla sinossi del libro)

DA KINSHASA A LAS VEGAS VIA WIMBLEDON - Forse ho visto troppo sport di Rino Tommasi (Limina, 2009) - Tra i vari libri scritti da Rino Tommasi - non molti a dire il vero - questo è il mio preferito. Una lunga e piacevole serie di ricordi, racconti, retroscena, aneddoti, il tutto condito da qualche immancabile statistica ("un cervello essenzialmente matematico però capace di digressioni epico-fantastiche quali consente uno sport come il pugilato. Io lo chiamo professore, senza la minima ombra di esagerazione scherzosa" diceva di lui Gianni Brera) e da opinioni chiare e decise su tantissimi temi: dal sistema sportivo americano, ai format e ai cambiamenti regolamentari del calcio, al suo quotidiano sportivo ideale, ecc.
Per un appassionato di sport - inteso in senso lato, non come sinonimo di calcio - un libro imperdibile. Lo sport visto, vissuto e raccontato da uno degli ultimi maestri del giornalismo sportivo italiano.

"Ho avuto la fortuna e l'opportunità di attraversare, con ruoli diversi, il mondo dello sport e di raccogliere esperienze che mi sembrano sufficientemente interessanti da raccontare e - mi auguro - da leggere. Se volessi riassumere i miei 75 anni, potrei indicare come tappe fondamentali: (...) il tennis che non è mai stato l'occupazione e la preoccupazione principale ma c'è sempre stato, come divertimento prima di diventare oggetto di lavoro; il pugilato, incontrato per caso ma studiato con impegno, motivo di grandi soddisfazioni, di cocenti amarezze ma anche di impagabili esperienze; il giornalismo, raggiunto un po' in ritardo ma inseguito sempre come obiettivo principale e come vocazione compiuta; infine la televisione, anche questa trovata tardi, per caso, alla quale ho dato molto non sempre ricevendo in proporzione. Naturalmente al centro di tutto questo c'è sempre stato lo sport, come oggetto di divertimento, di studio, di lavoro. Ho sempre pensato che lo sport insegna ad affrontare due situazioni importanti e con le quali quasi tutti dobbiamo confrontarci, insegna a vincere e insegna a perdere, in altre parole insegna a vivere. E io sono contento della mia vita".

(dalla Premessa del libro)

mercoledì, dicembre 03, 2014

"Delitto Pantani - Ultimo chilometro (segreti e bugie)" - Il libro di Andrea Rossini sulla morte del Pirata

Lo scorso agosto, nelle settimane successive alla riapertura dell'inchiesta per la morte di Marco Pantani, espressi il mio punto di vista sulla vicenda. Come da impostazione di Blog-In, le opinioni devono basarsi su fatti e prove. In determinate vicende - e quella di Pantani è una di queste - sentimenti e versioni di comodo devono lasciar spazio a dati oggettivi e razionalità. Per questo, il modo in cui principali media italiani hanno affrontato la vicenda mi è sembrato, sin dall'inizio, estremamente discutibile. La Gazzetta dello Sport in particolare, ha sposato acriticamente la posizione dell'avv. De Rensis, legale della famiglia Pantani. A cadenza più o meno regolare (oggi l'ultimo della serie), la rosea ha pubblicato articoli a firma Francesco Ceniti in cui si annunciavano continue "svolte nelle indagini". Svolte che avrebbero dovuto confermare la tesi secondo cui Pantani fu ucciso e non morì per una overdose di cocaina (come dimostrato a livello processuale). L'unico medium che ha anteposto le prove e gli atti processuali all'emotività (e al marketing...) è stato il Corriere di Romagna. Non è un caso, visto che Andrea Rossini, il giornalista che si occupa del caso, ha seguito meticolosamente l'intera vicenda processuale. In alcuni articoli pubblicati quest'estate (un paio li trovate qui), Rossini confutava attraverso evidenze processuali e testimonianze la teoria dell'omicidio.
"Delitto Pantani - Ultimo Chilometro (Segreti e Bugie)" (Nda Press, 167 pagine), è lo sbocco naturale di quegli articoli e dell'instant book "Ultimo Chilometro", uscito nel giugno 2004. Rossini, da ottimo giornalista investigativo e da massimo esperto del caso Pantani, ha ricostruito in modo certosino gli ultimi devastanti mesi della vita del Pirata. Alcuni passaggi sono estremamente crudi. Dei veri e propri pugni nello stomaco del lettore. Sono però fondamentali per riportare al centro della scena i fatti e gli atti processuali, incredibilmente "dimenticati" da chi oggi cavalca la tesi - paradossalmente più rassicurante, oltre che più  commerciale - del complotto (doppio se a Rimini aggiungiamo Madonna di Campiglio).

"Questo non è il solito libro su Pantani scritto sull'onda di un'emozione che non si spegne. È piuttosto un invito a difendersi dai meccanismi della macchina del mito, capace di trasfigurare la verità che, come diceva Simenon, "non sembra mai vera" e, per sua natura, lascia spazio al dubbio (forza, ma anche debolezza della ragione). L'inseguirsi dei colpi di scena risponde a una logica da fiction, prevede la sospensione dell'incredulità, parla al cuore e non alla testa, ai sentimenti profondi, specie del tifoso, che spesso affondano nell'infanzia e ne conservano la purezza (...). Le battaglie giudiziarie della famiglia del Pirata non arriveranno a dimostrare le tesi dell'assassinio e del complotto, vulnerabili a un vaglio critico, ma sfuggite all'ambito originario hanno già ottenuto lo scopo: danneggiare la sfera razionale e imbastire una versione popolare da consegnare ai posteri. In gioco c'è la memoria del Pirata, far sopravvivere l'immagine di un'immagine e trasformarla in effigie" (...). Il risultato, due facce di uno stesso reportage (da una parte il racconto degli ultimi mesi che si legge come un romanzo al quale è stato strappato il lieto fine, dall'altro un approfondito botta e risposta), si propone come una bussola perché ciascuno, a partire da alcuni punti fermi, possa orientarsi e giudicare in proprio l'attendibilità di eventuali nuove prove."

(dall'Introduzione  del libro)

Se non vi fermate alle versioni di comodo e se preferite formarvi un'opinione valutando fatti e prove, "Delitto Pantani - Ultimo Chilometro" è un libro da leggere. Anche, soprattutto, se siete stati tifosi del Pirata. Perché...
 
"La verità non sembra mai vera e lascia spazio al dubbio, ma è più affascinante di ogni teoria del complotto"
 

domenica, novembre 30, 2014

UEFA Team of the Year: la miglior formazione del 2014 secondo Blog-In

Come accaduto nel 2013, Blog-In ripropone la propria miglior formazione calcistica dell'anno solare, utilizzando lo strumento messo a disposizione dall'UEFA: il Team of The Year. E' un giochino interessante in cui, ruolo pe ruolo, si può decidere il proprio 11 ideale.
Prima di dare un'occhiata alla formazione stilata da Blog-In, ripropongo un paio di considerazioni sempre valide sui premi ai singoli nel gioco del calcio. 

Il Pallone d'oro (FIFA Ballon d'or dopo la cooptazione in seno alla FIFA del premio creato da France Football), è un premio inutile. Come tutte le classifiche è fatto apposta per dividere e suscitare dibattito tra addetti ai lavori e tifosi.
La posizione di Blog-In è sempre la stessa: è impossibile decretare il miglior giocatore in uno sport di squadra a 11. Come si fa a dire se è più forte Neuer o Messi? E tra Lahm e Ronaldo chi è più bravo? Ruoli completamente diversi, assolutamente imparagonabili.
Da qui nascono anche gli equivoci riguardanti il criterio per definire "il miglior giocatore dell'anno". Va assegnato al più forte giocatore in assoluto (non vuol dire niente, ma ci siamo capiti: Messi o Ronaldo), o al miglior giocatore della squadra che ha vinto di più nel corso dell'anno?
Altra falla del Pallone d'oro riguarda il periodo preso in considerazione. La stagione calcistica europea - si può discutere di tutto, ma il fatto che i più forti calciatori al mondo giochino in Europa è un dato di fatto - inizia ad agosto e termina a maggio (giugno-luglio nelle stagioni con Mondiali o Europei). Non ha senso, quindi, assegnarlo a dicembre, prendendo in considerazione il finale della stagione precedente e l'inizio di quella successiva. L'MVP della stagione NBA non viene certo assegnato a dicembre.

UEFA #teamoftheyear 2014 - Ed ecco l'11 ideale secondo Blog-In per il 2014. Un paio di considearazioni. Il Team of the Year, in quanto premio UEFA, dovrebbe riferirsi alla sola "stagione europea" comprensiva di competzioni UEFA e, per interpretazione estensiva, dei campionati nazionali. Tuttavia, nel valutare l'annata calcistica, è impossibile, dimenticarsi completamente del Mondiale brasiliano. Blog-In nella scelta del miglior 11 ha comunque privilegiato la prima parte del 2014, quella conclusasi con la finale di Champions League tra Real Madrid e Atletico Madrid. Ci sono anche alcuni protagonisti di Brasile 2014, ma si tratta di giocatori che hanno disputato anche un'ottima Champions League 13/14. Nel best 11 ci sono giocatori dei 3 migliori club del 2013/14 (Real Madrid, Bayern Monaco e Atletico Madrid). Alcuni di questi giocatori hanno cambiato casacca nel mercato estivo (Di Maria, Xabi Alonso, Diego Costa), mantenendo comunque un rendimento estremamente elevato in questa prima parte di stagione.
In linea di massima non ci sono stati molti dubbi nella scelta dei singoli. Avrei voluto inserire un centrocampista in più dell'Atletico Madrid (ad esempio Arda Turan), ma alla fine ho optato per Modric e Xabi Alonso, quest'ultimo già uomo chiave nel Bayern Monaco 2014/15.

4-4-2
Neuer-Lahm-Sergio Ramos-Godin-Alaba-Di Maria-Xabi Alonso-Modric-Robben-Cristiano Ronaldo-Diego Costa

Per creare il proprio Uefa Team Of The Year basta andare qui.

venerdì, novembre 28, 2014

Sport Invernali 2014/15 - Programmazione e commentatori di Eurosport

Con l'ultimo weekend di novembre inizia di fatto la stagione degli Sport Invernali. Prendono infatti il via le Coppe del Mondo di Biathlon, Fondo, Combinata Nordica e Slittino, mentre nello Sci Alpino, dopo gli antipasti di Soelden e Levi, si comincia a fare sul serio con la trasferta Nordamericana. Eurosport si conferma anche per 2014/15 la "Casa degli Sport Invernali", con una programmazione completa e diversi commentatori e opinionisti di grande livello. 
Sono previste oltre 2000 ore di programmazione, di cui 800 LIVE, divise fra le 12 discipline trasmesse: sci alpino, biathlon, sci di fondo, curling, pattinaggio di figura, slittino, combinata nordica, salto con gli sci, pattinaggio di velocità e short track vanno in onda su Eurosport ed Eurosport 2, mentre sci freestyle e snowboard vengono proposte da Eurosport 2. La copertura di Eurosport include ben 8 Coppe del Mondo, 14 Campionati del Mondo e 5 Campionati Europei, senza dimenticare, ad esempio, il Torneo dei Quattro Trampolini di salto con gli sci.

TELECRONISTI E COMMENTATORI - Per il 2014/15 la squadra degli sport invernali di Eurosport potrà contare su due esperti internazionali d’eccezione. Didier Cuche sarà l'opinionista internazionale nello sci alpino. Martin Schmitt, star del salto con gli sci, metterà a disposizione la propria esperienza nell’analisi delle tappe di Coppa del Mondo, fino alla conclusione del Torneo dei Quattro Trampolini, in programma dal 27 dicembre al 6 gennaio.
Anche su Eurosport Italia troveremo molte delle voci storiche delle discipline storiche. Su tutte segnalo la coppia Puppo-Ambesi nel biathlon.

WEEKEND 28-30 NOVEMBRE - La Coppa del Mondo di sci di fondo scatterà da Ruka-Kusaamo in Finlandia con le sprint a tecnica classica maschile e femminile (sabato 29 novembre), la 10km femminile e la 15km maschile a tecnica classica (domenica 30 novembre). Al commento la coppia composta da Silvano Gadin e Fulvio Valbusa. Sempre da Ruka-Kusaamo, con il commento di Guido Monaco, il 29 novembre prenderà il via la Coppa del Mondo di combinata nordica. La Coppa del Mondo di biathlon, che commentata da Dario Puppo e Massimiliano Ambesi, partirà il 30 novembre da Ostersund (Svezia) con la staffetta mista. Al via anche la Coppa del Mondo di slittino, sugli schermi di Eurosport dal 29 novembre in diretta da Igls (Austria) con il commento di Luca Reboa. Proseguono inoltre le Coppe del Mondo di sci alpino e di salto con gli sci, oltre all’ISU Grand Prix di pattinaggio di figura, già in pieno svolgimento.

Ed ecco la programmazione condi Eurosport ed Eurosport 2 per la stagione 2014/15 degli Sport Invernali (Coppe del Mondo, Mondiali, Europei, Altri Evemti):

SCI ALPINO
  • Coppa del Mondo: tutte le tappe, 25 ottobre - 22 marzo LIVE
  • Campionati del mondo da Vail/Beaver Creek (USA), 3-15 febbraio 2015 LIVE
BIATHLON
  • Coppa del Mondo: tutte le 9 tappe, 30 novembre - 22 marzo LIVE
  • Campionato Europeo Open da Otepää, 27 gennaio - 3 febbraio 2015 LIVE
  • World Team Challenge da Schalke, Germania, 27 dicembre LIVE
  • Campionati del mondo da Kontiolahti, Finlandia, 3-15 marzo 2015 LIVE

SCI DI FONDO 
  • Coppa del Mondo: tutte le tappe, 29 novembre - 15 marzo LIVE
  • Campionati del mondo di Sci Nordico (sci di fondo, salto con gli sci, combinata nordica) da Falun, Svezia, 18 febbraio - 1 marzo 2015 LIVE
PATTINAGGIO DI FIGURA
  • ISU Grand Prix: tutti i 6 GP + la finale, 25 ottobre - 14 dicembre LIVE
  • Campionato Europeo da Stoccolma, Svezia, 26 gennaio - 1 febbraio 2015 LIVE
  • Campionato Mondiale da Shanghai, Cina, 23-29 marzo 2015 LIVE
  • Campionato dei Quattro Continenti a Seoul, Corea del Sud, 9-15 febbraio 2015
SALTO CON GLI SCI
  • Coppa del Mondo: tutte le tappe, compreso il Torneo dei Quattro Trampolini, 21 novembre - 22 marzo LIVE.
  • Campionati del mondo di Sci Nordico da Falun, Svezia, 18 febbraio - 1 marzo 2015 LIVE
CURLING
  • Campionato Europeo da Champery, Svizzera, 24-29 novembre LIVE
  • Campionato Mondiale femminile da Sapporo, Giappone 14-22 marzo 2015 LIVE
COMBINATA NORDICA
  • Coppa del Mondo: tutte le tappe, 29 novembre - 14 marzo LIVE
  • Campionati del mondo di Sci Nordico da Falun, Svezia, 18 febbraio- 1 marzo 2015 LIVE
SLITTINO
  • Coppa del Mondo: tutte le 9 tappe, 29 novembre – 1 marzo LIVE
  • Campionati del mondo da Sigulda, Lettonia, 14-15 febbraio 2015 LIVE
SCI FREESTYLE
  • Coppa del Mondo: tutte le tappe, 6 dicembre – 14 marzo, per lo più LIVE
  • Campionati del mondo da Kreischberg, Austria, 15-25 gennaio 2015 LIVE
SNOWBOARD
  • Coppa del Mondo: tutte le tappe, 7 dicembre – 21 marzo, LIVE
  • Campionati del mondo da Kreischberg, Austria, 15-25 gennaio LIVE 
PATTINAGGIO VELOCITA’
  • Campionati Europei da Chelyabinsk, Russia 10-11 gennaio 2015
  • Campionati Mondiali - Distanza singola da Heerenveen, Olanda, 12-15 febbraio 2015
  • Campionati mondiali - Sprint da Astana, Kazakistan, 28 febbraio - 1 marzo 2015
  • Campionati mondiali completi, Calgary, Canada, 7-8 marzo 2015
SHORT TRACK
  • Campionati europei da Dordrecht, Olanda, 23-25 gennaio 2015
  • Campionati del mondo da Mosca, Russia, 13-15 marzo 2015
UNIVERSIADE INVERNALE FISU 2015
  • 24 gennaio - 14 febbraio da Strbske Pleso/Osrblie (Slovacchia) e Granada (Spagna)
Eurosport ed Eurosport 2 copriranno principalmente le competizioni di hockey su ghiaccio, sci alpino, biathlon, salto con gli sci e sci di fondo, così come alcuni eventi di sci freestyle, snowboard e combinata nordica.

lunedì, novembre 24, 2014

La riforma delle coppe europee 2015/18: una prima analisi critica (di Rado il Figo)

Nella prossima stagione 2015/16 si ha l’inizio del triennio UEFA 2015/18, scadenza nelle quale si attuano sul campo le riforme delle coppe europee; p.es.: l’Europa League (EL) è stata introdotta nel 2009/10, inizio del triennio 2009/12. È ormai noto che nemmeno la prossima occasione sfuggirà alla consuetudine di apportare alcune variazioni, i cui dettagli concreti sono stati svelati dalla circolare n. 38/2014; la principale novità sarà l’iscrizione del detentore (det) dell’EL alla Champions League (CL). Tuttavia sono previste altre modifiche, tutte relative all’EL, alla ricerca di una sua maggiore valorizzazione, meta principale degli ennesimi cambi regolamentari. 
Da qui possono partire due considerazioni:
  • se l’UEFA si muove in tale direzione, significa che il disinteresse verso la seconda coppa è non solo italiano ma molto più ampio a livello continentale (almeno nelle federazioni di peso);
  • però, a questo punto è bizzarro (eufemismo) che la confederazione europea dapprima deleghi alla sola CL l’aspetto “competitivo” dei suoi tornei per club, relegando la Coppa UEFA (poi EL) a mera competizione “partecipativa” (utile per far fare esperienza internazionale ai club variamente definibili come minori), salvo poi dolersi dell’impegno ridotto ai minimi termini in quest’ultima (per molte squadre divenuta una sorta di “coppa nazionale europea”), nonostante la penalizzazione in termini di ranking UEFA (di club e di federazione).
Per recuperare l’interesse perduto (o mai avuto) nell’EL, il margine di manovra è ridotto: infatti, è impercorribile la strada di tornare a una CL aperta ai soli campioni nazionali, cosicché l’EL diverrebbe un misto delle vecchie Coppa delle Coppe e Coppa UEFA, tant’è che Platini aveva messo sul tavolo la fusione di CL ed EL in un’unica coppa, strutturata in una serie di turni preliminari precedenti una fase a 16 gruppi da 4 squadre l’uno, e poi terminante coll’eliminazione diretta dai sedicesimi alla finale. Soluzione (a titolo personale) ottimale ma forse fin troppo “epocale”: l’UEFA ha così ripiegato verso lidi più navigati. In primo luogo ha allargato il numero di accessi diretti alla fase a gruppi, passati da 7 a 16, espediente già usato nel 2012/13; in secondo luogo, come anticipato, ha ammesso il det di EL alla CL, ripercorrendo quanto avveniva coi vincitori dell’Intertoto chiamati a partecipare alla Coppa UEFA, ma finendo col rievocare le stesse incongruità (per non chiamarle seccamente “ingiustizie sportive”) di quel precedente: infatti, ricordo che il loro turno di partenza non era il primo dei preliminari, bensì l’ultimo, e senza scordare come nelle prime stagioni fosse addirittura il primo “vero e proprio”. E non bisognerebbe nemmeno dimenticare che, nonostante tutto, l’Intertoto non sopravvisse, schiacciato dal conclamato disinteresse, sfociante in costanti rinunce a livello di club e federazioni, inglobato (parzialmente) proprio nell’EL.
Un più esatto parallelo di vincitore della coppa minore ammesso alla maggiore, si ritrova nelle esperienze sudamericane e asiatiche, cui ritengo l’UEFA abbia fatto affidamento, però non replicabili calate nella realtà europea. I più sentiti mugugni si sono levati non tanto per dover accettare il det di EL in CL (tutto sommato, si può valutare positivamente accordare la possibilità di battersi coi maggiori club a chi si sia rivelato il “migliore dei minori”), quanto perché questi “rischia” concretamente di partire da un turno migliore dei club connazionali piazzatiglisi davanti in campionato, condizione (anche per me) ritenuta inaccettabile. In effetti, reputo più “corretto” che il det di EL debba partire da un turno non migliore di quello della peggior rappresentante della medesima federazione (fed) in CL, mentre l’UEFA lo fa dipendere… dal piazzamento in campionato del det di CL (!), con 5 diversi scenari previsti per coprire tutte le diverse situazioni possibili. Compito, però, eseguito fin troppo “esaurientemente”, tanto da aver creato un paio di sovrapposizioni… e relativi bisticci: nel dettaglio, la ratio da seguire è che il det di EL parta dal medesimo turno da cui avrebbe cominciato il det di CL via campionato, ma comunque non sotto gli spareggi. In concreto, il turno sono sempre gli spareggi “percorso piazzate”, con due eccezioni individuate nella fase a gruppi e negli spareggi “percorso campioni”. La scelta è di garantirgli, nella peggiore delle ipotesi, l’accesso alla fase a gruppi di EL, cui oggi ha diritto se non iscrivibile alla CL. Infatti, in uno dei paradossi delle attuali norme, il det di EL:
  • se parte dalla CL, può “retrocedere” in EL nelle stesse ipotesi previste per tutte le altre squadre; in particolare, se eliminato al 3° turno di qualificazione di CL, parte dagli spareggi di EL;
  • se s’iscrive all’EL, parte sempre e comunque dalla fase a gruppi, ma ciò può accadere se e solo se ha ottenuto un piazzamento in campionato inferiore a quello del punto precedente; in sostanza, facendo peggio in ambito nazionale, è sicuro di disputare l’EL e pure potendo partire da un turno migliore.
In realtà il paradosso (cui cade anche la mia proposta alternativa) nasce da due “peccati originali” delle coppe, su cui non mi soffermo oltre:
  • l’esistenza di due coppe continentali, una per i club di prima fascia di ogni fed e una per i club di seconda fascia;
  • la possibilità accordata solo ad alcune squadre eliminate dalla coppa principale di continuare la stagione europea nella coppa secondaria.
  • Nella tabella riassuntiva sottostante, le righe rappresentano il turno di partenza “ipotetico” del det di CL via campionato, le colonne quello del det di EL; le sigle sono le (molto intuitive) seguenti (da qui in avanti usate anche nel testo):
  • FG: fase a gruppi;
  • SP: spareggi (o play off), suddivisi nel percorso “campioni” (C, dal nome ufficiale “champions path”) e “piazzate” (L, dal nome ufficiale “league path”);
  • 3Q: terzo turno di qualificazione, suddiviso nel percorso “campioni” (C) e “piazzate” (L);
  • 2Q: secondo turno di qualificazione;
  • 1Q: primo turno di qualificazione;
  • FC: det di CL non iscrivibile via campionato (e quindi “Fuori dalla Coppa”).

Logica vuole che in ogni riga vi sia uno e un solo pallino, in quanto il det di EL non può ovviamente… partire da due turni diversi contemporaneamente! Come anticipato, la condizione è violata in due circostanze: quando il det di CL sarebbe dovuto partire dal 3QL ovvero non fosse iscrivibile via campionato, il det di EL comincia sì dagli SP, ma incerto fra quelli del percorso campioni e quelli del percorso piazzate. A creare il paradosso è lo scenario 5, l’ultimo, dedicato al det di CL proveniente da una fed dal 13° posto in giù del ranking UEFA: in tal caso, il det di EL parte dagli SPC. Purtroppo ciò confligge con quanto indicato nel precedente scenario:
  • 3, dove se il turno di partenza del det di CL fosse il 3QL, allora il det di EL comincia dagli SPL; ma a rientrarvi sono anche le seconde delle federazioni dal 13° al 15° posto, comprese contemporaneamente nello scenario 5;
  • 4, dove se il det di CL non fosse iscrivibile al torneo, allora il det di EL comincia dagli SPL; ma a rientrarvi sono però le squadre di tutte le fed, quindi anche quelle dalla tredicesima in giù, comprese contemporaneamente nello scenario 5.
Il problema si risolverebbe se lo scenario 5 si riferisse esclusivamente ai campioni nazionali di fed diverse dalle prime 12, ma ciò è escluso sia dal tenore letterale sia dall’unico esempio fornito. Al di là di questo (incredibile) pasticcio, nel concreto difficilmente verificabile (ma non del tutto impossibile), come anticipato permane la possibilità di un det di EL che inizi la CL dopo di chi gli si sia piazzato davanti nel campionato nazionale. Senza andare troppo lontani, se la riforma fosse entrata in vigore nella corrente stagione, il Siviglia det di EL e quinto nella Liga, sarebbe partito dalla FG di CL (grazie al Real det di CL e terzo in Spagna), mentre l’Athletic Bilbao, quarto, dagli SPL. Rischio non corso in Sudamerica e in Asia, da dove si è mutuata la norma; infatti:
  • nella CONMEBOL, la Copa Libertadores è paragonabile alla CL, e la Copa Sudamericana all’EL, però dato l’esiguo numero di fed presenti (11), la Libertadores ha un unico turno preliminare da cui parte il det della Sudamericana;
  • nell’AFC (ammettendo di non aver ulteriormente approfondito), vi sono in realtà tre CL, la “propriamente detta”, la Coppa AFC e la Coppa del Presidente, come se in Europa la CL fosse aperta solo ai migliori club delle fed ai primi posti del ranking, l’EL ai migliori di quelle di mezzo e…un “riesumato” Intertoto ai migliori delle ultime. Ora, il det della Coppa AFC può partecipare alla CL asiatica (ma solo se risponde ai requisiti extrasportivi richiesti), dove non possono esservi altre squadre connazionali.
Terminata la lunga illustrazione dedicata alla novità più pubblicizzata, dedico ora spazio alle altre modifiche in vigore dal 2015/16, diverse dal succitato allargamento a 16 della ammesse direttamente alla FG di EL:
  • il limite massimo di partecipanti alla CL di una fed passa da 4 a 5 squadre. Esattamente come oggi, è toccabile dalle prime 6 e superabile dalle prime 3; in tale ultimo caso permane la “retrocessione” in EL della quarta classificata in campionato;
  • il limite massimo di partecipanti all’EL di una fed è fissato a 3, escluse iscritte per il fair play e ripescate e retrocesse dalla CL. In pratica, tutte le fed iscrivono 3 squadre via tornei nazionali (campionato, coppa e coppa di lega), ad eccezione di Gibilterra (presumibilmente) e Liechtenstein, che ne iscrivono una, e delle ultime due del ranking, che partecipano con due; ciò comporta che le fed dal 7° al 9° posto avranno così una squadra in meno rispetto alle attuali 4;
  • se il vincitore di coppa nazionale non partecipa all’EL (per qualsiasi motivo), il posto lasciato vacante è occupato non più dalla finalista bensì dalla squadra meglio piazzata in campionato altrimenti non iscrivibile alle coppe europee. L’esempio attuale italiano calza a pennello per chiarire il concetto: la Fiorentina partecipa all’EL 2014/15 non da finalista di Coppa Italia bensì da quarta classificata in Serie A. Il posto lasciato vacante in EL dal Napoli vincitore (in CL come terzo di campionato) e dalla Fiorentina finalista (in EL ma per il piazzamento in Serie A) è stato occupato dalla meglio piazzata in campionato altrimenti non iscrivibile alle coppe (il Parma sesto, poi sostituito dal Torino settimo per il mancato rilascio della licenza UEFA).
L’ultima novità mi convince sempre più in una mia vecchia idea: la coppa nazionale è torneo un po’ dovunque considerato poco o nulla, e non unicamente in Italia come si è soliti pensare. Non per nulla, la modifica era stata “anticipata” dalla Scozia qualche stagione or sono (fermata dall’UEFA in quanto la scelta del titolo sportivo per iscriversi alle coppe è sua competenza e non delle singole fed), e negli ultimi anni in Austria, Lettonia e Svezia si è tranquillamente soppressa un’edizione della coppa per ragioni di calendario. E pure la mitizzata FA Cup conobbe nel 1999/2000 la rinuncia del Manchester United detentore, volato in Brasile per la prima edizione del Mondiale per Club.
La circolare 38/2014 ha però lasciato in sospeso alcuni punti, che ipotizzo rimangano regolati colle attuali norme. In particolare mi riferisco a quanto segue:
  • in EL sarà ancora possibile iscrivere il vincitore di coppa di lega, a richiesta della fed interessata; ricordo essere appena due le realtà ad avvalersi della possibilità, Francia e Inghilterra, tralasciando il caso del tutto particolare italiano;
  • se il det di EL vi fosse iscrivibile via tornei nazionali, la sua fed iscrive una squadra in meno all’EL, in quanto rimane immutato il numero totale di partecipanti cui ha diritto in CL ed EL. Riprendendo l’es. precedente, la Spagna avrebbe così sempre 7 squadre totali, ma 5 in CL e 2 sole in EL;
  • le regole di adeguamento del tabellone di EL per coprire i posti vacanti danno preferenza al titolo sportivo (nazionale), contrariamente a quanto accade in CL (dove nulla cambierà al riguardo).
Pur con tutte le incertezze regolamentari finora evidenziate, è possibile ugualmente stilare una comparazione fra la situazione pre e post riforma 2015/18, nell’ottica (esclusiva) dei turni di partenza delle singole squadre. Come sempre, il metodo migliore per cogliere le differenze è applicare le attuali e le nuove norme a un medesimo contesto, che individuo in quello sotteso ai tabelloni ufficiali presenti nel regolamento delle due coppe: questi sono disegnati ipotizzando la massima partecipazione complessiva e altre condizioni tali da ottenere la più semplice delle situazioni possibili, su cui poi (eventualmente, ma in realtà inevitabilmente) operare i necessari ritocchi. Nel dettaglio:
  • tutt’e 54 le fed partecipano attivamente alle coppe iscrivendo tutte le squadre cui hanno diritto;
  • tutte le squadre che hanno ottenuto il titolo sportivo necessario sono iscrivibili;
  • nessuna fed si avvale della facoltà d’iscrivere il vincitore della coppa di lega;
  • tutti i vincitori di coppa nazionale sono giunti in campionato in una posizione inferiore a quella della peggior rappresentante in EL della loro fed;
  • né il det di CL né quello di EL sono iscrivibili alle due coppe continentali via tornei nazionali;
  • il det di CL non appartiene a una delle prime 3 fed.
A queste, aggiungo due ulteriori semplificazioni:
  • il Liechtenstein è ipotizzato occupare una posizione fra la 33ª e la 46ª nel ranking UEFA; come (dovrebbe essere) noto, esso partecipa alla sola EL con un’unica squadra, il vincitore di coppa nazionale, non disputando un campionato;
  • Gibilterra è ipotizzata come se fosse la 54ª e ultima fed nel ranking, non essendo(mi) ancora chiaro se la sua partecipazione alle coppe a ranghi ridotti (il solo campione nazionale in CL, il solo vincitore di coppa in EL) dipenda da un condizione particolare ad hoc oppure dall’occupare il gradino più basso della classifica UEFA.
I tabelloni di CL ed EL che ora presento sono compilati nel medesimo modo; sono così indicate:
  • nella colonna Fed, le fed per fasce omogenee in ordine decrescente di piazzamento nel ranking UEFA, oltre ai det di CL e EL;
  • nelle colonne di CL ed EL, i turni di partenza delle squadre iscritte via tornei nazionali o quali det (per cui non compaiono le partecipanti all’EL per il fair play o quali ripescate dalla CL), usando le consuete sigle;
  • nelle due ultime righe: con P e con T, rispettivamente, il numero di squadre che cominciano il torneo dal turno della corrispondente colonna; e con T il numero totale di squadre partecipanti al turno della corrispondente colonna. In pratica, ogni T è pari alla somma di P e della metà di T della colonna precedente.
Nei quadrilateri della griglia così formata sono pertanto inserite, in corrispondenza al turno di partenza, le squadre di ogni (fascia di) fed, ovvero i det, coi seguenti simboli:
·[pallino nero]: det di CL;
·[pallino grigio]: det di EL;
· u: prima classificata in campionato (campione nazionale);
· v: seconda classificata in campionato;
· w: terza classificata in campionato;
· x: quarta classificata in campionato;
· y: quinta classificata in campionato;
· z: sesta classificata in campionato;
· %: vincitore della coppa nazionale.

I primi due tabelloni qui sotto illustrano la situazione colle attuali norme.



Per meglio comprendere P e T di ogni colonna, bisogna ricordare che:
  • nella fascia “33-46” è compreso il Liechtenstein, per cui si hanno solo 13 campioni nazionali (e non 14) e 40 iscritte all’EL (e non 42);
  • fra le 80 P del 1Q di EL sono comprese le 3 iscritte via fair play (non presenti nella griglia), che da lì partono a prescindere dalla fed di appartenenza;
  • fra le 33 P degli SP di EL sono comprese le 15 ripescate dal 3Q di CL (non presenti nella griglia), che da lì partono a prescindere dalla fed di appartenenza;
  • fra le 17 P della FG di EL sono comprese le 10 ripescate dagli SP di CL (non presenti nella griglia), che da lì partono a prescindere dalla fed di appartenenza.
Complessivamente, si hanno 241 squadre nelle due coppe, di cui 78 alla CL e 196 all’EL; perché i conti tornino, bisogna sottrarre al totale delle partecipanti all’EL le 33 ripescate dalla CL: 15 dal 3Q, 10 dagli SP e 8 dalla FG (queste ultime non presenti nei tabelloni).
I due secondi tabelloni qui sotto illustrano invece la situazione colle nuove norme. Colla riforma, i tabelloni cambiano però “natura”: infatti, se si realizzassero tutte le ipotesi predette, oggi sarebbero definitivi, mentre colle nuove norme rappresentano sempre e solo una situazione “di partenza”, e pertanto devono essere comunque ritoccati. Come anticipato, mancando purtroppo qualsiasi riferimento alle regole di adeguamento per l’EL, posso solo congetturare che queste rimangano invariate, generando i due sottostanti tabelloni.


Anche qui, per meglio comprendere P e T di ogni colonna, bisogna ricordare che:
  • nella fascia “22-46” è compreso il Liechtenstein, per cui si hanno solo 24 campioni nazionali (e non 25) e 73 iscritte all’EL (e non 75);
  • fra le 106 P del 1Q di EL sono comprese le 3 iscritte via fair play (non presenti nella griglia), che da lì partono a prescindere dalla fed di appartenenza;
  • le 16 P degli SP di EL sono solo le ripescate dal 3Q di CL (non presenti nella griglia), che da lì partono a prescindere dalla fed di appartenenza;
  • fra le 26 P della FG di EL sono comprese le 10 ripescate dagli SP di CL (non presenti nella griglia), che da lì partono a prescindere dalla fed di appartenenza;
Nelle due coppe si hanno ora 238 squadre, 3 in meno; tuttavia mentre la CL guadagna una squadra (79 da 78), l’EL ne perde solo 3 e non 4 come ci potrebbe attendere (193 da 196). Infatti, vengono sì a mancare il det (passato in CL) e le 3 quinte della 7ª, 8ª e 9ª fed, ma le ripescate dal 3Q di CL passano da 15 a 16, aumentando di un’unità. Ciò è dovuto proprio alla presenza del det di EL agli SPL, che comporta un adeguamento del precedente 3Q, cui devono partecipare 12 e non più 10 squadre. Pertanto, perché i conti tornino, bisogna ora sottrarre al totale delle partecipanti all’EL 34 (e non più 33) ripescate dalla CL.
Un’occhiata veloce ai nuovi tabelloni rileva come questi siano più “armoniosi” fra le due coppe rispetto agli attuali, creando due blocchi di fed. Infatti:
  • vincere un torneo nazionale in una delle prime 12 fed garantisce l’accesso diretto alla FG, di CL se si tratta del campionato, di EL se si tratta della coppa;
  • chi vince un torneo nazionale in una fed dalla 13ª in poi, per raggiungere una FG deve giocare almeno 4 gare, in quanto chi non vi è ammesso direttamente parte, sia inCL sia in EL, dal 3Q o prima; conseguentemente, nessuna squadra che comincia la stagione dall’EL parte più dagli SP.
È tempo adesso di confrontare le due coppie di tabelloni: per far ciò, ripropongo qui sotto gli ultimi due, cioè quelli colle nuove norme, dando loro un… tocco di colore. Rimangono uguali sigle e simboli, anche se è aggiunta una colonna finale (FC) in cui ho inserito le 3 squadre che colla riforma non sono più iscrivibili all’EL. Per quanto riguarda i simboli, sono, per l’appunto, a 3 colori, a indicare:
  • in nero, le squadre il cui turno di partenza rimane inalterato pre e post riforma;
  • in verde, le squadre il cui turno di partenza è migliorato colla riforma;
  • in rosso, le squadre il cui turno di partenza è peggiorato colla riforma, ovvero non sono più iscrivibili alle coppe.
Anche le righe P e T sono colorate, ma in questo caso il verde rappresenta gl’incrementi e il rosso i decrementi nel numero di squadre “partenti” e “totali” rispetto alle norme attuali, senza più alcuna rigida connotazione positiva o negativa (p.es.: che vi siano 2 squadre in meno che disputano il 3Q di EL è positivo o negativo?), mentre in nero permangono le situazione inalterate (subito identificabili in quanto tutte, ovviamente, pari a 0).


Una riforma dai connotati di quella in esame (diminuzione delle squadre totali e rimescolamento dei turni di partenza) per sua stessa natura finisce per avvantaggiare alcune fed a scapito di altre. Senza addentrarsi in considerazioni “etico-sportive” se sia più equo favorire le peggiori fed invece delle migliori, è innegabile come sarebbe preferibile in ogni caso rintracciare la linea guida seguita da chi ha dettato le modifiche, proprio per capire la direzione verso cui sono state indirizzate. In questo caso la distribuzione di guadagni e perdite è alquanto frastagliata, creando delle incomprensibili discontinuità, a livello sia di CL ed EL sia di fed. Infatti, fra le due coppe:
  • in CL le modifiche sono minime, con appena 3 squadre toccate: il det di EL come unico a guadagnarci, le terze della 4ª e 5ª fed a rimetterci;
  • in EL il rimescolamento è più vario, contando complessivamente 10 squadre a guadagnarci (oltre al det) e 35 a rimetterci, variamente distribuiti fra le fed.
A livello di fed, mentre, come visto, in CL due sole ci rimettono (la 4ª e la 5ª), in EL la situazione è più complessa: 7 fed hanno un guadagno (le prime 4 e le 3 dalla 10ª alla 12ª); 3 un guadagno abbinato a due perdite (le 3 dalla 7ª alla 9ª); 10 una perdita (la 5ª, la 6ª, la 16ª, la 17ª e le 6 dalla 27ª alla 32ª); 8 due perdite (le fed dalla 19ª alla 26ª); infine una accumula ben 3 perdite (la 18ª).
Se sommiamo guadagni e perdite in CL ed EL a livello di fed, il quadro complessivo finale è il seguente, in ordine decrescente di “guadagno netto”:
  • 6 fed hanno un guadagno (le prime 3 e le 3 dalla 10ª alla 12ª);
  • 1 fed ha un guadagno e una perdita (la 4ª);
  • 3 fed hanno un guadagno e due perdite (le 3 dalla 7ª alla 9ª);
  • 14 fed hanno una perdita (la 6ª, la 16ª, la 17ª, le 5 dalla 22ª alla 26ª e le 6 dalla 27ª alla 32ª);
  • 7 fed hanno due perdite (la 5ª e le 3 dalla 13ª alla 15ª e dalla 19ª alla 21ª);
  • 1 fed ha tre perdite (la 18ª).
Pertanto, solo le ultime 22 fed non mutano in alcun modo la loro situazione, mentre la riforma per tutte le altre si rivela portatrice di perdite nette, ad eccezione di 7. In tutt’i casi, è ancora più lampante come la distribuzione di vantaggi e svantaggi sia assolutamente priva di qualsiasi logica conduttrice: facendo alcuni esempi, altrettanto a casaccio, la più danneggiata è la 18ª fed, le cui 3 partecipanti in EL devono partire tutte un turno prima, mentre fra le fed a guadagnarci troviamo la 10ª mentre la 9ª perde pure una squadra da iscrivere.

ITALIA - Volgendo lo sguardo all’Italia, al suo corrente 4° posto corrisponde una situazione a “saldo zero”, un guadagno e una perdita, anche se indubbiamente è del tutto opinabile assegnare il medesimo peso specifico ai cambi operati alla terza e quarta di campionato: entrambe non partono più dagli SP, ma mentre la terza deve partire dal 3Q di CL, la quarta è ammessa direttamente alla FG di EL. Insomma, non è detto che lo svantaggio patito in CL sia esattamente compensato dal vantaggio ricevuto in EL. Essendo irrealistico, per quanto ancora matematicamente realizzabile, l’avanzamento anche solo al 3° posto, l’Italia dovrà stare attenta a non scivolare ulteriormente nel ranking UEFA; il 5° o il 6° gradino significherebbe perdere anche il vantaggio avuto in EL, colla quarta costretta a iniziare dal 3Q. Tuttavia, è bene precisare che il quadro potrebbe essere a tinte meno fosche nella realtà: storicamente, infatti, il det della CL ha normalmente acquisito anche via campionato l’accesso immediato alla FG; in tal caso, pertanto, a rimetterci non sono più le terze della 3ª e 4ª fed, bensì il campione nazionale della 13ª, cui il det di EL “scippa” l’ingresso nelle “magnifiche 22” facendolo partire, come da tabellone, dal 3Q, e quelli della 47ª e 48ª, anch’essi costretti a partire “come tabellone comanda”.
Sempre sotto le ipotesi di costruzione dei tabelloni, chiudo ricordando che la riforma snellisce non solo il numero di partecipanti totali ma anche di gare nei preliminari, scendendo da 372 a 368: se in CL però aumentano di 2 (da 92 a 94) in EL calano di 6 (da 280 a 274).

Rado il Figo

venerdì, novembre 21, 2014

Eurosport si conferma Tv degli Sport Invernali – Accordo con Infront fino al 2020/21

Eurosport 25th logo Il Gruppo Eurosport ha siglato un accordo con Infront Sports&Media per consolidare la sua posizione di canale di riferimento per gli sport invernali. Tutti gli appassionati potranno godere su Eurosport della più ampia copertura di sport invernali in diretta, in televisione e sui media digitali, fino alla stagione 2020/2021.
Eurosport continuerà ad offrire una copertura LIVE degli eventi di Coppa del Mondo FIS di sci alpino, sci di fondo, combinata nordica, salto con gli sci, sci freestyle e snowboard, per cinque stagioni a partire dalla stagione 2016/17.
In linea con la strategia che punta ad aumentare il numero delle esclusive all’interno delle discipline chiave e sui mercati locali, Eurosport si è assicurata nel Regno Unito, in Francia, in Polonia, in Romania e in Spagna la copertura esclusiva delle gare per tutte le discipline della Coppa del Mondo FIS di sci alpino e sci nordico (sci di fondo, salto e combinata nordica) e in Svezia delle gare di Coppa del Mondo FIS di sci alpino che si svolgono negli Stati Uniti e in Canada.
Con la conferma dei Campionati Mondiali di sci alpino e di sci nordico per le edizioni 2019 e 2021 e dei Campionati Mondiali di snowboard e sci freestyle nel 2015 e 2017, il canale arriverà a offrire oltre 200 eventi per ogni stagione.
Jean-Thierry Augustin, CEO del Gruppo Eurosport, ha dichiarato: “Ancora una volta Eurosport dimostra un chiaro impegno nel consolidare il suo ruolo di canale di riferimento per gli sport invernali. A livello strategico Eurosport continua ad assicurarsi accordi di lunga durata all’interno del suo portfolio diritti e ad aumentare il numero di esclusive a livello locale, per garantire la migliore offerta di contenuti possibile per gli spettatori e per i partner commerciali”.
Philippe Blatter, President & CEO di Infront Sports &Media, ha commentato: "Siamo soddisfatti di poter annunciare questo importante accordo, poiché attraverso Eurosport gli sport invernali hanno una concreta occasione di ottenere la visibilità che meritano in tutto il mondo. Riteniamo che questa sia stata la scelta migliore per raggiungere un’audience più vasta, grazie alle possibilità di divulgazione tradizionali e digitali che Eurosport mette a disposizione dei propri clienti. Questa visibilità incrementerà il valore degli sport invernali, allargherà la fan base e coinvolgerà sempre più persone nella pratica di questi bellissimi sport.”
Gli eventi saranno trasmessi su Eurosport ed Eurosport 2, così come su Eurosport Asia Pacific. In Europa saranno previste più di 600 ore di programmazione a stagione per le Coppe del Mondo FIS sui canali Eurosport ed Eurosport 2. Gli eventi delle Coppe del Mondo FIS saranno inoltre disponibili su mobile, tablet, PC e connected TV attraverso Eurosport Player, il servizio di simulcast online di Eurosport.

Nibali assente al Giro 2015, i Test antidoping a Tenerife e l'Intervista postdatata di Pantani

Ieri mi sono imbattuto in alcune interessanti notizie dal mondo del ciclismo. 
NIENTE GIRO PER NIBALI - La prima news arriva da Treviso dove il preparatore di Vincenzo Nibali, Paolo Slongo, ha anticipato i piani dello Squalo per la stagione 2015. Niente Giro d'Italia e fiches puntate quasi interamente sulla riconferma al Tour de France. Nibali disputerà le Classiche a lui più congeniali (su tutte la Liegi, sfuggitagli per poco nel 2012) e si avvicinerà alla Grande Boucle con un programma simile a quello del 2014. Insomma, per il secondo anno consecutivo, dopo il successo del 2013, Nibali non disputerà il Giro d'Italia. Le ragioni esposte da Slongo sono comprensibili. Il percorso del Tour è più adatto alle caratteristiche del messinese (frase che ci saremmo sognati di scrivere fino a qualche anno fa) e la doppietta Giro-Tour rappresenta un'incognita troppo grande nel ciclismo moderno.
Non si discutono le motivazioni. Di sicuro è stata molto più criticabile l'assenza d Nibali all'ultimo Lombardia causa gara in Kazakistan. Il punto è che il Giro d'Italia, spiace dirlo, è ormai diventata, per appeal, collocazione e starting list, la terza grande corsa a tappe del panorama ciclistico. Non parlo di percorsi. Parlo della capacità di Rcs di attirare i grandi campioni, quelli in grado di scaldare i cuori degli appassionati e rendere la Corsa Rosa un appuntamento imperdibile anche al di fuori dei nostri confini. Del resto, come recita un vecchio adagio, "la corsa la fanno i corridori". A memoria, l'ultimo bel duello per la conquista del Giro risale al 2010 quando Ivan Basso, tornato dopo la squalifica per l'Operacion Puerto, sconfisse Cadel Evans. Nel 2011 Contador chiuse il Giro - poi revocato - nella prima vera salita (Etna). Nel 2012 ci fu un'edizione mediocre con il successo di Hesjedal e nel 2013 assistemmo ad un monologo di Nibali. Lo scorso anno c'è stata l'edizione "dei giovani". Interessante, soprattutto nella seconda parte, ma i grandi nomi (Quintana a parte) si erano dati tutti appuntamento al Tour. Insomma, nemmeno nel 2015, con buona pace degli appassionati  - Oleg Tinkoff compreso - vedremo due o più campioni contendersi la maglia rosa. Ci sarà, speriamo, Alberto Contador e con lui il nostro Fabio Aru. Nibali, Froome, Quintana e Valverde saranno al Tour (gli ultimi due anche alla Vuelta). Spiace constatare come il gap, in termini di organizzazione e comunicazione, tra Rcs ed ASO (organizzatrice di Tour, Vuelta e molto altro) si stia allargando in modo sempre più evidente. Non ci vuole molto per capirlo. Basterebbe confrontare le ultime presentazioni di Giro e Tour.

TEST ANTIDOPING A TENERIFE - Su Cycling News è apparso un articolo molto dettagliato riguardante la presunta assenza di test antidoping a Tenerife, nel corso del 2014. Come emerso dalle numerose testimonianze degli ultimi anni, alcune delle squadre più importanti del periodo più buio del ciclismo (pre-2011?), utilizzavano i lunghi allenamenti alle Canarie - ah, i mitici test sul Teide - per "agire" con la massima tranquillità.
Anche oggi le Canarie rappresentano una meta ideale per gli allenamenti delle formazioni più importanti. Lo scorso maggio Chris Froome si era detto contrariato per il fatto che tre dei principali favoriti del Tour (lui, Nibali e Contador), avessero soggiornato per un lungo periodo a Tenerife senza mai essere controllati dall'antidopng. Cycling News ha effettuato una bella ricerca, intervistando i tre team citati, l'UCI e Robin Parisotto, il massimo esperto di "passaporto biologico". Da leggere.


IL VIDEO POSTDATATO DI PANTANI - Ieri è circolato in Rete, pubblicato da affariitaliani.it e ripreso da quasi tutti i principali siti, un video con un'intervista inedita a Pantani, rilasciata al giornalista Angelo Rizzo. Dopo l'ennesima "svolta nelle indagini", descritta lunedì 17 novembre sulla Gazzetta dall'instancabile Ceniti, ecco un filmato che dimostrerebbe come Pantani stesse pensando al rientro alle corse. Inzialmente il video era stato datato "autunno 2003", vale a dire pochi mesi prima della morte. Si voleva forse dimostrare che Pantani, poco prima del febbraio 2004, era lucido e  aveva grandi progetti?
Poi, grazie a Tuttobici, si è capito come quel video risalisse al 2002, "visto che Marco parla di una nuova squadra (la Stayer), che Manuela Ronchi – la sua manager – avrebbe voluto allestire. La cartina tornasole è il suo volto abbronzato e le orecchie a sventola, che Marco correggerà nel dicembre di quell’anno". Insomma, un'intervista postdatata.
Siamo ormai sul livello di "Elena Ceste: spuntano nuovi particolari/testimoni". Si cercano ogni giorni dettagli o frammenti che possano suffragare le tesi del complotto di Campiglio e dell'omicidio di Rimini, dimenticandosi completamente delle evidenze emerse in due distinti processi.
Non ritorno sulla vicenda Pantani (qui trovate i post già scritti), ma suggerisco questo articolo di Eugenio Capodacqua che affronta in modo asciutto e documentato la vicenda.

sabato, novembre 08, 2014

"La tappa più dura" - Video Documentario della Tv tedesca sul doping nel ciclismo

Il 14 settembre 2014 ARD Das Erste, l'equivalente di Rai Uno, ha mandato in onda un interessantissimo video documentario sullo stato dell'arte del doping nel ciclismo. Attraverso delle interviste a medici, studiosi, dirigenti, ciclisti, ex ciclisti, sponsor e altri esperti, ARD ha ricostruito gli anni bui delle due ruote - quelli del ciclo-fiction - per arrivare fino ai nostri giorni. L'interrogativo, diretto, schietto che permea tutto il video è il seguente: "Nel ciclismo attuale si fa ancora uso di doping?". Una cosa mi ha colpito. La capacità di porre delle domande dirette ai protagonisti: "Marcel Kittel, lei ha mai fatto uso di doping o utilizzato metodi proibiti?". Ecco, probabilmente non dovrei sorprendermi per questo tipo di domande. E' giornalismo. Peccato, però, che in Italia questo tipo di giornalismo sportivo non esista. Da noi si invitano in Tv, con tutti gli onori del caso, ex ciclisti che hanno fatto uso di doping e si continuano a mandare in onda, in tono celebrativo, filmati del ciclismo degli anni '90-2000. In Germania, ma non solo lì, si parla quasi con fastidio di quel ciclismo - ricordo che nel 2007 la Tv tedesca interruppe la trasmissione del Tour de France dopo l'ennesima positività  - e non si ha paura di affrontare in modo approfondito la questione doping.

Ed ecco qui il video-documentario di ARD sul doping nel ciclismo (sottotitoli in inglese da aggiungere attraverso le opzioni): 

martedì, novembre 04, 2014

La crisi del Rugby italiano

Ieri su "La Repubblica" è apparso un interessante focus sullo stato dell'arte del Rugby in Italia. Negli ultimi dieci-dodici anni, il rugby ha ottenuto una popolarità crescente sul territorio nazionale. Di fatto, si è creata una evidente contrapposizione tra il calcio, sempre più invischiato in scandali e polemiche, e lo sport della palla ovale, portatore sano di valori sportivi. In controtendenza rispetto all'andamento di tutti gli altri sport che non fossero calcio, F1 o MotoGP, il rugby ha conquistato spazio sui media, innescando un circolo virtuoso che ha portato notevoli benefici a livello economico e di immagine a Federazione e giocatori (vedi il caso di Martin Castrogiovanni, richiestissimo da Tv e mercato pubblicitario). Beninteso, si parla di ItalRugby, cioè di nazionale italiana, non certo del campionato che, nell'ottica di elevare il livello tecnico della nazionale, ha perso dapprima i migliori giocatori, poi le principali squadre, restando di fatto nell'anonimato.
Nell'ultimo periodo, però, la crescita del movimento rugbystico italiano sembra essersi arrestata. E anche in modo piuttosto brusco. L'articolo di Repubblica che trovate qui sotto, fotografa molto bene la situazione. Senza addentrarci nello specifico delle problematiche, ecco alcuni dei punti critici che emergono nel servizio.

RISULTATI - Come riportato da Massimo Calandri, la nazionale italiana ha incassato 13 sconfitte nelle ultime 14 gare ufficiali, incassando nel 2014 il "cucchiaio di legno" numero 10 su 15 edizioni di Sei Nazioni disputate. Le continue sconfitte determinano un evidente calo d'interesse da parte di media e tifosi. La bellezza del fair play, del terzo tempo, della lealtà vanno bene fino a un certo punto. Il volano per dare forza al movimento è rappresentato dai risultati, dai successi sportivi. 

SCELTE FEDERAZIONE - Il presidente FIR Gavazzi ha deciso di investire una fetta consistente dei cospicui introiti della Federazione - una delle più ricche in Italia - in accademie e centri federali. Una scelta da sottoscrivere, che tuttavia non sta portando risultati tangibili (almeno per il momento il gap con le altre nazionali giovanili resta elevato). La nazionale maggiore, tra l'altro, è costretta ancora a reclutare giocatori dell'emisfero australe. Come dichiarato dallo stesso Gavazzi, poi, la scelta a favore dei settori giovanili ha di fatto penalizzato il campionato nazionale (Eccellenza), il cui livello non è certamente migliorato negli ultimi anni. L'ultimo bilancio si è chiuso con una lieve perdita.

TV - Una questione fondamentale per la della visibilità del rugby è quella legata ai diritti televisivi. Un rapporto complicato quello tra Federazione e televisione. Dopo il periodo di esclusiva a La7, la Federazione decise di celebrare il munifico matrimonio con Sky. Buon contratto, qualità del prodotto elevatissima, ma visibilità limitata. In un periodo di crescente interesse verso il rugby, sarebbe forse stato preferibile ottenere qualche euro in meno per puntare su una platea più ampia di persone e potenziali nuovi appassionati (Tv in chiaro). Ovviamente si parla col senno di poi. Dopo il periodo targato Sky, la Federazione ha deciso di ritornare alle dirette in chiaro. La scelta, però, non è stata "banale". Niente Raisport, niente La7, ma DMAX (vedi) con un contratto, si dice, da oltre un milione di euro a stagione. Il Sei Nazioni 2014, sommando i modesti risultati della nazionale alla ritrosia/difficoltà del telespettatore italiano medio nello sfruttare completamente i canali del digitale terrestre (DMAX è al canale 52), non ha portato a dati d'ascolto trascendentali.
A questo si aggiunge la surreale situazione del campionato d'Eccellenza, i cui diritti, si legge nell'articolo, sono stati "acquistati" da Raisport (a proposito, la stessa Rai che critica in tutte le trasmissioni il c.d. calcio-spezzatino, decide, per motivi di palinsesto, di far disputare le partite di rugby il sabato alle ore 13:00...), con la produzione dei match totalmente a carico della FIR. Per fare ciò, la FIR ha dovuto tagliare i contributi alle squadre partecipanti. 

Insomma, la fase espansiva del rugby in Italia sembra essersi esaurita. Le recenti (e prossime) scelte della Federazione assumono perciò un'importanza vitale per tutto il movimento.
Non resta che aspettare qualche anno per vedere se la semina effettuata negli anni del boom sia stata fatta con tutti i crismi o se, invece, si sia sprecata un'occasione d'oro per fare del rugby uno sport realmente di massa.

L'articolo de La Repubblica del 03/11/2014

lunedì, novembre 03, 2014

90° Minuto: lo 0 a Chievo-Sassuolo e la battaglia contro il calcio-spezzatino

In queste prime 10 giornate di Serie A mi è capitato di dare più volte un'occhiata a "90° Minuto". La trasmissione di Rai Due, in onda la domenica alle 18.10, resiste nonostante la progressiva frammentazione del calendario (tornerò su questo punto). Ovviamente, chi ha Sky o Mediaset Premium, non ha alcuna necessità di sintonizzarsi sulla seconda Rete per guardare i gol della domenica pomeriggio. Tuttavia, esiste una platea abbastanza ampia di persone che non si può permettere l'abbonamento a una pay-tv e che rimane fedele al programma ideato, tra gli altri, da Paolo Valenti. Gli ascolti di 90° Minuto, al netto di oscillazioni derivanti da possibili big-match disputati la domenica pomeriggio (evento piuttosto raro), sono stabili attorno al 1.5 milioni di telespettatori.
Marco Mazzocchi ha raccolto il testimone di Franco Lauro, apportando alcune novità al programma. Presenza in studio - a fianco del solito Jacopo Volpi - di un paio di ex calciatori-opinionisti, maggior spazio all'interazione con i telespettatori (Twitter), qualche spruzzata di amarcord e un ritmo leggermente più veloce rispetto al recente passato. Il programma, nel complesso, è godibile.
L'altra novità riguarda lo sviluppo dei servizi, con gli inviati dai campi chiamati a dare un voto, su una scala da 1 a 5, alla partita da loro seguita. E' scontato dire che ogni inviato abbia una propria sensibilità calcistica e che quindi il voto generale a un match resti piuttosto soggettivo. In occasione della 10a giornata 14/15, però, abbiamo assistito ad un episodio piuttosto curioso con protagonista Dario Di Gennaro. Non è questo il post più adatto per esprimere un giudizio sulle qualità del suddetto - ad ogni modo i suoi servizi e la sua conoscenza di squadre e calciatori non sono proprio inappuntabili, diciamo così - ma il suo giudizio su Chievo-Sassuolo 0-0 si presta ad alcune considerazioni. Il buon Di Gennaro ha terminato il servizio chiosando: "L'arbitro pone fine all'agonia di pubblico e telespettatori" affibbiando al match del Bentegodi il seguente voto: 0 (su una scala da 1 a 5, ricordiamo). Non pago, ha chiuso il collegamento sottolineando come dopo partite del genere "si debba provvedere a varare la riforma della Serie A a 18 squadre, ancor meglio a 16". In studio a Roma davano ragione a Di Gennaro, infilando anche il consueto "pippone" sul calcio-spezzatino che danneggia il pubblico, ecc. A supporto delle due intemerate, ecco puntualissimi i tweet dei telespettatori. A questo punto, alcune domande sorgono spontanee, come diceva il buon Lubrano.
Di Gennaro si sarebbe mai permesso di dare un voto 0 ad un'altra partita che, magari, avesse coinvolto una o due squadre con maggior "bacino d'utenza" (Chievo-Sassuolo è la partita tra le più piccole realtà della nostra Serie A)? Ok, la partita è stata brutta, supponiamo orribile (non l'ho vista quindi non posso esprimere un'opinione), ma attribuire uno 0, non è forse una mancanza di rispetto nei confronti dei due club, dei giocatori, degli allenatori coinvolti?  Prendere spunto da una singola partita per sostenere la - comprensibile, l'ho fatto anch'io - causa del campionato a 18 0 16, non equivale a dire "Chievo e Sassuolo andrebbero eliminate dalla Serie A"? Secondo Di Gennaro negli altri campionati a 20 squadre non ci sono 0-0 noiosi?
E poi, caro studio di Roma, perorare la battaglia contro il calcio-spezzatino e gli orari dei match - certamente comprensibile dal punto di vista degli interessi Rai, che con più partite la domenica pomeriggio migliorerebbe gli ascolti e di conseguenza gli introiti pubblicitari - non è molto coerente da parte vostra. Provate a dare un'occhiata al calendario dei sedicesimi di finale della Coppa Italia 13/14. Chi ha stabilito gli orari di quelle partite (ad esempio il martedì alle 15.00 e alle 17:00) che di certo "non favoriscono le persone che lavorano"? La Lega Calcio di concerto con chi deteneva i diritti televisivi, vale a dire la stessa Rai. In sostanza, chi possiede i diritti televisivi comanda e detta le regole del gioco. Non discuto se sia giusto o sbagliato. E' semplicemente così.

Postilla sul campionato a 18 squadre e sul calcio-spezzatino. Nel recente passato ho scritto alcuni post su questi due temi. La riduzione del numero di squadre in Serie A (18) mi trova pienamente favorevole (vedi). Ovviamente per ragioni totalmente diverse dalla qualità di Chievo-Sassuolo. Il passaggio a 18 squadre, accompagnato da 4 retrocessioni in B, infatti, comporterebbe l'eliminazione dei fastidiosissimi turni infrasettimanali, la riduzione del numero di match scontati - l'esatto contrario di Chievo-Sassuolo - e un maggior numero di squadre "impegnate" fino al termine della stagione.
Per quanto riguarda il c.d. calcio-spezzatino, invece, la suddivisione della giornata di Serie A adottata fino a un paio di stagioni fa era equilibrata. Tre anni fa scrissi un post in cui mi schierai a favore di quella frammentazione (vedi). Da quest'anno è stato deciso - meglio, le Tv hanno deciso - di "sperimentare" nuove fasce orarie (sabato alle 15:00) e di potenziarne altre già utilizzate (domenica ore 18:00 e posticipi del lunedì). Pur ribadendo che le Tv hanno il coltello dalla parte del manico - i club di Serie A sopravvivono grazie agli introiti dei diritti televisivi - e che sia giusto studiare degli orari per favorire la diffusione della Serie A all'estero, l'attuale frammentazione è oggettivamente eccessiva. Personalmente non scenderei mai sotto i 5 match in programma la domenica pomeriggio. Per i motivi di cui sopra, però, non deve essere la Rai a criticare calcio-spezzatino e orari delle partite. La coerenza prima di tutto.

immagine tratta da bisignanoinrete.com