Questo preambolo per alcune breve - e si spera originali - considerazioni sullo straordinario, storico inizio di stagione della Roma 2013/2014.
All'alba della Serie A 2011/2012 la dirigenza decise - col senno di poi, sbagliando clamorosamente - di non confermare Vincenzo Montella sulla panchina giallorossa. Prese corpo l'idea, affascinante ma estremamente complicata (impossibile), di riprodurre il il "Modello Barcellona" a Trigoria. Per realizzare il progetto Tiki Taka, ecco Luis Enrique. Da quel momento in avanti - eccezion fatta per la parentesi Andreazzoli - la Roma ha sempre adottato il 4-3-3. Tre stagioni, tre allenatori che dispongono la squadra con lo stesso modulo, ma con interpretazioni e risultati decisamente diversi.
4-3-3 di Luis Enrique - Come detto, il 4-3-3 del tecnico asturiano, precedentemente allenatore per tre stagioni della Squadra B del Barcellona, si basava su un possesso palla insistito, con passaggi corti, spesso orizzontali e rarissime verticalizzazioni. Gli interpreti a disposizione di Luis Enrique, specie in difesa, non erano di qualità eccelsa (tra loro un Heinze a fine carriera). I centrocampisti, ovviamente, erano ben lontani dalla qualità di Xavi e Iniesta. Così, il possesso palla giallorosso finiva per essere assai sterile e i palloni persi in mezzo al campo mettevano in grave difficoltà la (lenta) difesa che concedeva diversi gol, oltre che innumerevoli espulsioni. Il tutto innestato in una condizione fisica generale mai brillantissima. Risultati modesti, moltissime sconfitte (alla fine saranno ben 14) e pochi sprazzi di bel gioco.
Certamente, avendo sposato un "progetto" così ambizioso, pretendere di ottenere sin da subito risultati di un certo tipo era utopistico. Sarebbe servito ulteriore tempo e qualche giocatore più forte. Ma si sa, nel calcio, soprattutto in quello italiano, non c'è tempo per programmare: risultati immediati o addio. Addio.
4-3-3 di Zeman - Dopo un solo anno di calcio in salsa blaugrana, la dirigenza giallorossa decide di cambiare rotta. Sempre 4-3-3, ma di stampo zemaniano. Rispetto alla stagione precedente una vera e propria rivoluzione. Niente possesso palla esasperato, ma costante ricerca della verticalizzazione, tagli delle punte esterne, inserimenti dei centrocampisti, difesa altissima.
Insomma, la classica squadra zemaniana con annessi pregi e difetti. Dal punto di vista degli interpreti, il tecnico boemo ha avuto qualcosina in più rispetto all'anno precedente, ma alcuni ruoli sono rimasti scoperti o coperti male (terzini destri rivedibili, un solo vero esterno offensivo per il tridente). I primi risultati negativi, alcune scelte cervellotiche (vedi Tachtsidis), rapporti complicati con alcuni giocatori quali De Rossi, Pjanic, Osvaldo, hanno determinato il prematuro esonero del tecnico boemo. Altro 4-3-3 bocciato.
4-3-3 di Garcia - Risulta quasi impietoso il confronto tra i 4-3-3 delle stagioni precedenti e quello fin qui perfetto di Garcia. Per arrivare a questo punto, però, vanno considerati due fattori: la bruciante sconfitta in Coppa Italia con la Lazio e un mercato oculato e intelligente. Il derby perso nell'atto conclusivo della stagione 2012/2013 ha determinato un forte senso di rivalsa nel club e negli stessi giocatori. Il mercato è stato finanziato dalle cessioni milionarie di alcuni giocatori forti ma non determinanti. In particolare, la sola cessione di Marquinhos al PSG ha consentito di finanziare quasi interamente l'acquisto di tre giocatori fondamentali: Benatia (uno dei migliori difensori del panorama internazionale; con il successo nell'ultima gara è arrivato a quota 16 vittorie consecutive tra Udinese e Roma); Strootman (centrocampista mancino che completa alla perfezione la mediana giallorossa); Gervinho (attaccante esterno sinistro, pupillo di Garcia). A ciò va aggiunto l'acquisto di un portiere affidabilissimo come De Sanctis, il rilancio di Pjanic e De Rossi (strepitoso fin qui) e la contemporanea crescita di giocatori quali Balzaretti, Castan e Florenzi. In più un Totti che in alcuni frangenti sembra tornato ai tempi di Capello e Spalletti. Garcia ha saputo amalgamare bene questi ingredienti, cucendo un 4-3-3 estremamente pragmatico ma allo stesso tempo armonioso. La Roma è abile ad attaccare sia negli spazi che contro difese schierate (squadra pericolosa anche sulle palle inattive). Di fatto gioca con tre registi. Ha molteplici armi in zona offensiva e si difende in modo organizzato con una linea mai troppo bassa. Il tutto sorretto - fin qui - da una condizione psico-fisica eccellente. I numeri sono impressionanti (un solo gol preso in 9 partite) ma non casuali. Certamente è ancora prematuro parlare di Scudetto, ma i segnali vanno tutti in quella direzione. La mancanza di impegni europei (vuoi vedere che la sconfitta in Coppa Italia non è stata un male assoluto?), permetterà a Garcia di preparare al meglio le gare, mantenendo una buona condizione generale. Per certi versi la Roma 2013/2014 può ripercorrere la strada della prima Juventus di Conte (2011/2012). Guarda caso, un'altra formazione che per gran parte della stagione ha utilizzato il 4-3-3.
Ps, per alcuni soloni del giornalismo sportivo italiano il 4-3-3 è per definizione un modulo perdente. Già. Una sola domanda. Il Barcellona di Guardiola, la squadra più forte degli ultimi 20 anni, con che modulo giocava?.