sabato, luglio 06, 2013

Comproprietà nel calcio - Come funzionano (1^ parte) di Rado il Figo

PREMESSA - Una delle operazioni di mercato più note è la cosiddetta “comproprietà”, la cui fase più “pittoresca” (il ricorso alle “buste”) è andata in scena qualche settimana fa. Purtroppo anche in questo caso i mezzi d’informazione peccano d’impreparazione nel trattare l’argomento: destino condiviso con tutto ciò che ruota agli aspetti contabili (anche se, a dire il vero, nemmeno sugli aspetti più “da campo” il livello di conoscenza raggiunge livelli di sufficienza) pur colla parziale attenuante che il tema è tutt’altro che “immediato” e “lineare” in molti suoi punti. Non solo: la stessa FIGC, nelle sue raccomandazioni contabili, suggerisce delle procedure che destano parecchie perplessità, e non solo sul piano formale, nell’ambiente degli esperti di bilanci.
La presente analisi cercherà di spiegare il corretto inquadramento, sia “giuridico” sia “contabile”, dell’operazione ricorrendo a un esempio molto semplice al fine di farlo meglio comprendere anche a chi sia poco avvezzo ai termini tecnici (e non me ne vogliano i puristi delle materie). 
Ogni passaggio dell’esempio sarà corredato dalla sua rilevazione contabile illustrata in modo “non convenzionale”, sempre ai fini di cui sopra. Mi avvarrò, infatti, di due colonne suddivise in tre fasce orizzontali, che suddividono “visivamente” i tre diversi piani che ogni rilevazione può toccare: patrimoniale (a sinistra le attività, a destra le passività), finanziario (a sinistra i crediti, a destra i debiti) ed economico (a sinistra i costi, a destra i ricavi). Regola fondamentale è che, a prescindere dai piani toccati e dalle singole poste movimentate in ognuno di essi, la somma delle cifre presenti in ognuna delle due colonne (riportata in calce ad esse) deve essere sempre uguale.
Per risparmiare spazio, le poste relative ai crediti e ai debiti saranno individuate solo dai club interessati (p.es.: non scriverò “Crediti verso Alfa” bensì solo “Alfa”), così come quelle relative ai contratti dei giocatori (ancor’oggi impropriamente noti come “cartellini”, retaggio dell’ormai abolito “vincolo sportivo”) saranno indicate col solo cognome del calciatore (p.es.: invece di “Contratto di Rossi” userò solo “Rossi”). Infine, tutte le operazioni di mercato non saranno mai saldate (in pratica, non si pagherà né si intascherà mai nulla) e non attiveranno mai la stanza di compensazione della Lega: in tal modo, saranno più evidenti i rapporti di credito e debito fra le varie società coinvolte.

SITUAZIONE BASE – Il punto di partenza è il seguente: nella stagione n la squadra Beta acquista da Kappa il giocatore Rossi per €. 1.875.000, riconoscendogli un contratto di 5 anni. Ora abbandoniamo le vicende di Kappa (del tutto inutili ai fini dell’esposizione); Beta registra così l’acquisto nel suo bilancio:

A fine stagione, Beta registra la quota di ammortamento del contratto di Rossi (pari a 1/5 del prezzo pagato):


Nella stagione n+1 leggiamo sui giornali che “Beta cede in comproprietà Rossi ad Alfa per €. 1.500.000”: termini che fanno pensare alla presenza nei bilanci di Alfa e Beta del contratto di Rossi ovvero a una cessione di metà di questo da Beta ad Alfa. In realtà nulla di tutto ciò accade: già la parola “comproprietà” è errata; l’operazione è normata dall’art. 102-bis delle NOIF (Norme Organizzative Interne Federali, il “regolamento” del calcio italiano), definendola come “partecipazione”. Non si tratta solo di una questione formale ma sostanziale: Beta vende “tutto” il contratto di Rossi ad Alfa ma subito dopo Alfa cede a Beta un diritto di partecipazione sullo stesso contratto. Siamo quindi in presenza di due operazioni diverse, per quanto necessariamente collegate l’una all’altra: in parole povere, Alfa ottiene di pagare solo metà del prezzo dovuto per l’acquisto di Rossi; in cambio, però, Beta si vedrà girata la metà di quanto Alfa otterrà dalla futura cessione di Rossi… chiunque sia l’effettivo acquirente. Infatti, la partecipazione solitamente si risolve coll’acquisto (a titolo definitivo) di Rossi da parte di una delle due squadre coinvolte (quindi o Alfa o Beta) anche se l’acquirente potrebbe essere una società terza (Gamma, per esempio). Tuttavia, quest’ultima evenienza è del tutto ignorata nelle raccomandazioni contabili FIGC, pur essendo trattata (e prevista) nei testi universitari da me consultati.
La (com)partecipazione è esclusivamente a livello paritario (50% a testa) e di durata annuale, rinnovabile solo una volta. In entrambi i casi, però, il contratto di Rossi deve avere scadenza successiva al termine del diritto di partecipazione: nell’esempio, Alfa riconosce a Rossi un contratto quadriennale, che quindi scade nella stagione n+4.
La partecipazione fa così assumere alcuni aspetti particolari a quella che nasce come una normale compravendita di giocatori: seppure Beta abbia ceduto (interamente il contratto di) Rossi ad Alfa “fin dall’inizio”, ragion per cui Alfa gli deve pagare lo stipendio e può dedurne le quote d’ammortamento, conserva però una sorta di “diritto di veto” sui trasferimenti del contratto del giocatore (che, ricordiamo, è di proprietà di Alfa). Infatti, Alfa non può né vendere né prestare Rossi a una società terza (Gamma) senza il previo consenso non solo del giocatore ma anche di Beta; parallelamente, Beta deve ottenere il consenso di Alfa (e di Rossi) se intende vendere il suo diritto di partecipazione (a Gamma).
Il consenso di tutt’e tre le parti in causa è quindi una costante che tocca ogni momento di vita della partecipazione: infatti, non può né costituirsi né rinnovarsi senza il consenso di Rossi e qualora Alfa intendesse risolvere il contratto con Rossi, Beta è chiamata a rinunciare agli effetti del diritto di partecipazione (che svaniscono una volta che il contratto di Rossi non è più in essere).
La risoluzione della partecipazione può essere consensuale, nel caso in cui Alfa e Beta trovino un accordo esplicito, oppure col ricorso alle buste, metodo col quale Alfa e Beta decidono autonomamente il prezzo del riscatto, scrivendolo in una busta chiusa da aprire in Lega. La società che ha comunicato il prezzo maggiore, s’aggiudica in via definitiva Rossi: in caso di cifra uguale, prevale Alfa. Alfa prevale anche nel caso in cui nessuna delle due società presenti la propria offerta, evenienza che pone fine al diritto di partecipazione di Beta (che, in effetti, dovrebbe vedersi corrispondere la metà di… 0).
Prima di addentrarci in 6 possibili ipotesi di risoluzione della partecipazione, vediamo la registrazione dell’acquisto di Rossi da parte di Alfa e della concessione della compartecipazione a Beta (quindi, a voler essere strettamente formali, sarebbe più corretto vedere scritto sui giornali: “Beta acquisisce la compartecipazione di Rossi appena ceduto ad Alfa”). Il prezzo di €. 1.500.000 è stato scelto appositamente per farlo coincidere col valore contabile (prezzo di acquisto al netto della quota d’ammortamento) del contratto di Rossi, rendendo la sua cessione economicamente neutra per Beta (cioè, non produce né plusvalenze né minusvalenze), nel cui bilancio le due operazioni (vendita di Rossi e “acquisto” della compartecipazione) sono così registrate:

La partecipazione vale la metà del prezzo (al) netto (dell’IVA) di €. 1.500.000, e quindi €. 750.000.
Per Alfa, le due operazioni sono, invece, così contabilizzate:



A fine stagione n+1, Alfa registra anche la quota d’ammortamento del contratto di Rossi (pari a ¼ del prezzo netto, e sempre uguale a €. 375.000):


Sempre per semplicità, la partecipazione di Rossi è risolta nella stagione n+2, quindi senz’essere rinnovata. 
IPOTESI - Le 6 ipotesi cui ho accennato riguardano i possibili incastri fra società che acquista a titolo definitivo Rossi (Gamma, Alfa o Beta) e prezzo (di cessione a Gamma o di riscatto per Alfa o Beta) maggiore o minore di quello di acquisto (superiore o inferiore a €. 1.500.000).

1ª ipotesi: Alfa vende Rossi a Gamma per €. 1.950.000 – Per quanto si tratti di un’ipotesi, come già anticipato, non toccata dalle raccomandazioni contabili FIGC, nulla dovrebbe vietare ad Alfa di cedere Rossi a una società terza rispetto alla partecipazione, previo assenso di Beta e Rossi. È comunque utile illustrarla per prima, poiché la sua semplicità farà meglio comprendere le successive e più ingarbugliate ipotesi.
La vendita di Rossi a Gamma è così contabilizzata da Alfa:


Sono le consuete rilevazioni di una normalissima operazione in uscita che genera un ricavo (la plusvalenza). Come ricordato, la partecipazione a questo punto “costringe” Alfa a girare metà del prezzo netto ottenuto (€. 975.000) a Beta: essendo tale cifra superiore alla valutazione del diritto a suo tempo concesso, Alfa sostiene un costo di €. 225.000, pari alla differenza fra questi due valori (975.000-750.000), ovvero a metà della differenza fra prezzo di acquisto e di cessione di Rossi ([1.950.000-1.500.000]/2), chiamato “onere da partecipazione”.
La risoluzione della partecipazione è così inquadrata:


Alfa alla fine ha ancora un debito verso Beta di €. 2.040.000, dato da €. 1.815.000 per l’acquisto di Rossi e €. 975.000 per la risoluzione della partecipazione cui si sottrae il credito di €. 750.000 per la concessione della partecipazione. Sul fronte economico, Alfa ottiene un utile di €. 225.000, in quanto alla plusvalenza di €. 825.000 deve sottrarre sia l’ammortamento di €. 375.000 sia l’onere da partecipazione di €. 225.000; non vi fosse stata la partecipazione, l’utile sarebbe stato esattamente (come intuibile) il doppio, €. 450.000.
In quest’ipotesi, l’onere da partecipazione è sempre accompagnato da una plusvalenza: infatti, il prezzo del “riscatto” è supposto superiore a quello di acquisto, ma questo, a sua volta, è sempre maggiore del valore contabile del contratto. 
Vediamo ora il bilancio di Beta, che rileva la sola risoluzione della partecipazione:


Beta dall’intera operazione “Rossi”, partendo dal suo acquisto da Kappa, subisce una perdita netta di €. 150.000; infatti, il provento da partecipazione (€. 225.000) è insufficiente a coprire la prima quota di ammortamento sostenuta (€. 375.000), ricordando che la cessione ad Alfa è avvenuta (per semplicità) all’esatto valor contabile. Senza passare per la partecipazione, e riuscendo a vendere Rossi a Gamma per €. 1.950.000, Beta avrebbe ottenuto un utile di €. 75.000; infatti, dall’intera plusvalenza di €. 825.000 avrebbe dovuto detrarre due quote di ammortamento (€. 750.000) poiché Rossi non sarebbe più “transitato” per Alfa. Come per Alfa, anche la differenza fra i risultati economici di Beta con e senza partecipazione è di -€. 225.000.
Il tutto, ovviamente, non considerando il peso dello stipendio elargito a Rossi, come sarà anche per le ipotesi successive.

2ª ipotesi: Alfa vende Rossi a Gamma per €. 1.050.000 – La seconda ipotesi differisce dalla prima per il prezzo di cessione, inferiore a quello di acquisto.
La vendita di Rossi a Gamma è così contabilizzata:


Anche qui, sono le consuete rilevazioni di una normalissima operazione in uscita che genera una minusvalenza. La partecipazione, che obbliga Alfa a girare metà del prezzo netto ottenuto (€. 525.000) a Beta, le permette di ottenere un ricavo di €. 225.000, pari alla differenza col valore della stessa partecipazione (750.000-525.000), ovvero a metà della differenza fra prezzo di cessione e di acquisto di Rossi([1.500.000-1.050.000]/2), chiamato “provento da partecipazione”.
La risoluzione della partecipazione è così inquadrata:


Alfa alla fine ha ancora un debito verso Beta di €. 1.590.000, dato da €. 1.815.000 per l’acquisto di Rossi e €. 525.000 per la risoluzione della partecipazione cui si sottrae il credito di €. 750.000 per la concessione della partecipazione. Sul fronte economico, Alfa sostiene una perdita di €. 225.000, in quanto alla minusvalenza di €. 75.000 deve aggiungere l’ammortamento di €. 375.000 cui sottrae solo il provento da partecipazione di €. 225.000; anche qui, non vi fosse stata la partecipazione, il peso economico (negativo) sarebbe stato esattamente (come intuibile) doppio (€. 450.000).
In quest’ipotesi, contrariamente alla prima, non è certo che il provento da partecipazione sia sempre accompagnato da una minusvalenza: infatti, il prezzo del “riscatto” potrebbe tranquillamente essere inferiore a quello di acquisto e maggiore del valore contabile del contratto (nel nostro esempio, se Gamma acquistasse Rossi per una cifra compresa fra €. 1.125.000 e €. 1.500.000). 
Vediamo ora il bilancio di Beta, che rileva la sola risoluzione della partecipazione:
Beta dall’intera operazione “Rossi”, partendo dal suo acquisto da Kappa, subisce una perdita netta di €. 600.000; infatti, all’onere da partecipazione (€. 225.000) si deve sommare la prima quota di ammortamento sostenuta (€. 375.000), ricordando che la cessione ad Alfa è avvenuta (per semplicità) all’esatto valor contabile. Senza passare per la partecipazione, e riuscendo a vendere Rossi a Gamma per €. 1.050.000, Beta avrebbe sostenuto una perdita maggiore pari a €. 825.000; infatti, alla minusvalenza di €. 75.000 avrebbe dovuto aggiungere due quote di ammortamento (€. 750.000) poiché Rossi non sarebbe più “transitato” per Alfa. Anche in quest’ipotesi, così come per Alfa, la differenza fra i risultati economici di Beta con e senza partecipazione è di €. 225.000.

3ª ipotesi: Alfa riscatta Rossi per €. 1.950.000 – Entriamo ora nelle 4 ipotesi più “reali”, dove la partecipazione si risolve a favore di una delle squadre coinvolte. Partiamo con Alfa che riscatta Rossi a un prezzo superiore a quello di acquisto fissato solo la stagione prima. Giacché Rossi è già di Alfa, le rilevazioni contabili di quest’ultima differiscono da quelle di un normale acquisto (essendo impossibile acquistare un qualsiasi bene da sé stessi). Di fatto si ha un’unica contabilizzazione, che ingloba la risoluzione della partecipazione e l’aumento del valore del contratto di Rossi, ora pari a €. 1.725.000, la media fra il prezzo di acquisto (1.500.000) e quello di riscatto (1.950.000) per un incremento di €. 225.000:


Se si rileggono le cifre della 1ª ipotesi, si vede come l’onere da partecipazione di Alfa si capitalizza nel contratto di Rossi, il cui valore contabile è ora di €. 1.350.000: al prezzo di acquisto di €. 1.500.000, incrementato per la risoluzione della partecipazione di €. 225.000, bisogna sottrarre la prima quota di ammortamento di €. 375.000. Per i tre anni rimanenti di contratto, le quote di ammortamento salgono da €. 375.000 a €. 450.000, con un aggravio annuo di €. 75.000 esattamente pari alla “distribuzione” nei tre anni residui dell’incremento del valore del contatto (225.000/3). Tuttavia, l’aver differito di una stagione l’esatta quantificazione del valore di Rossi, permette ad Alfa di risparmiare €. 225.000 (differenza fra la media del prezzo di acquisto e di riscatto e il prezzo di acquisto) proprio in termini di ammortamento totale.
Le rilevazioni contabili di Beta, coinvolta nella sola risoluzione, sono le stesse identiche viste nella 1ª ipotesi, cui si rimanda.

4ª ipotesi: Alfa riscatta Rossi per €. 1.050.000 – Rispetto all’ipotesi precedente, il prezzo di riscatto è inferiore al prezzo di acquisto. Tuttavia la situazione non è speculare, ovvero uguale e contraria, come si può evincere dalla lettura della rilevazione contabile di Alfa:

Rado il Figo