giovedì, ottobre 04, 2012

Il Ranking FIFA - Come funziona. Parte 1 (di Rado il Figo)

Poche ore fa è uscito il ranking FIFA per il mese di ottobre. Al solito, nei vari articoli di commento alla notizia ci sono osservazioni più o meno polemiche sulla posizione di questa o quella nazionale, frutto della scarsa (nulla?) conoscenza dei criteri che lo determinano. Ancora una volta Rado ci prende per mano spiegandoci nei minimi dettagli e in chiave critica i meccanismi del Ranking FIFA. Lo speciale sarà suddiviso in 3 parti. 

PREMESSA - Ogni mese la FIFA pubblica la sua classifica (ranking) e immancabilmente si scatenano le polemiche paragonando le posizioni occupate da certe nazionali al loro (supposto) valore, figlie dell’incapacità di trovare spiegazioni alle “anomalie” riscontrate. Dal lato italiano è di solito un perenne domandarsi come mai l’Italia non occupi le prime posizioni, facendo leva, a seconda dei casi, sul suo passato o sui suoi risultati recenti.
Complici anche i giornalisti che ritengono più redditizio fare polemica piuttosto di fare informazione (il che comporterebbe preliminarmente studiare le cose prima di commentarle), non è raro imbattersi in alcuni appassionati fermamente convinti che il ranking FIFA sia stilato direttamente da Blatter mettendo in fila le nazionali secondo il suo umore del momento, quando altri, lievemente più informati, fanno risalire la sua inaffidabilità nel mettere sullo stesso piano i risultati conseguiti contro qualsiasi avversario in qualsiasi contesto. 
Inutile aggiungere che si tratta di autentiche invenzioni e il presente scritto, seguendo il principio per cui prima di polemizzare è necessario conoscere appieno la materia del contendere, è volto sia a spiegare compiutamente il meccanismo che regola il ranking FIFA sia ad analizzarne i punti critici che possono, secondo il mio parere, portare a risultati fuorvianti. Solo così, oltre a scoprire che le obiezioni mosse sono spesso fallaci, si può capire cosa eventualmente non funziona e cercare gli adeguati miglioramenti: definire inconsistenti le principali critiche al ranking non significa, infatti, accettarlo così com’è; ma solo conoscendolo appieno si possono proporre le correzioni più consone.
Bisogna, fra l’altro, sempre ricordare come il ranking FIFA non sia fine a se stesso, ma abbia sempre più acquisito un’importanza non indifferente, basti pensare, p. es., che dal 1998 è uno dei parametri per definire le teste di serie nelle fasi finali dei Mondiali, diventando addirittura l’unico nella recente Coppa del Mondo in Sudafrica. 

PRINCIPI BASE – Supponiamo di voler individuare la più forte nazionale del momento: come potremo fare? Il metodo più semplice è quello di considerare le partite giocate in un determinato arco temporale, p.es. gli ultimi 4 anni, da tutte le nazionali affiliate alla FIFA e di stilare una classifica in base ai punti conquistati. Chi ha raccolto più punti avrà una posizione migliore. 
Detto procedimento presta il fianco a immediate contestazioni, potendo obiettare che una nazionale ha più punti di un’altra, e quindi una posizione migliore, perché:

ha semplicemente giocato più gare;
ha affrontato avversari di caratura minore;
ha giocato in prevalenze gare amichevoli e non di torneo.

Inoltre, si possono pure muovere osservazioni sul fattore tempo, ad es., discutendo se due nazionali, in perfetta parità di… risultati, gare, avversari e contesti, debbano avere comunque la stessa posizione in classifica, avendo una disputato tutte le sue partite 4 anni fa e l’altra tutte nell’ultimo anno. Senza dimenticare che le suddette obiezioni possono valere non solo prese singolarmente ma anche combinate fra loro, come, ad es., l’aver giocato più gare più lontano nel tempo contro avversari di caratura minore in amichevole.
Per quanto possa apparire sorprendente, dati i luoghi comuni cui è ammantato, il ranking FIFA parte dal medesimo metodo illustrato al quale apporta le dovute (o ritenute tali) correzioni per rimuovere le obiezioni sopra citate. La prima di queste, per ovviare al diverso numero di gare disputate, è di non usare i punti ma la media punti per gara: il ranking FIFA, infatti, mette in fila le nazionali proprio in base alla media punti calcolata sulle partite disputate negli ultimi 4 anni. O, per essere il più preciso possibile, sulla somma delle medie (corrette per il fattore tempo) punti (corretti per i fattori avversario e contesto) per gara annuali degli ultimi 4 anni. In realtà anche il concetto di “anni” è una semplificazione, giacché si dovrebbe parlare più compiutamente di “periodi dodecamestrali”, non seguendo gli aggiornamenti mensili pedissequamente il calendario; p.es.: le gare di “giugno 2012” erano quelle disputate dal 6 giugno al 2 luglio. Tale difformità è necessaria per inglobare nello stesso mese le partite valevoli per le fasi finali dei vari tornei; nell’esempio citato, il termine ultimo serviva per inserire nel mese di giugno tutte le gare di Euro2012, essendosi giocata la finale proprio il 2 luglio.

Tornando al tema principale, ogni partita non attribuisce i canonici 3 punti per vittoria, 1 per il pareggio e 0 per la sconfitta, ma da questi parte per dare un giusto valore all’avversario affrontato e al contesto in cui è stata giocata, secondo la seguente formula:


P = M x I x T x C

dove P sono i punti “corretti” secondo i 4 parametri usati per pesare l’esito (M) e l’importanza (I) della gara nonché il valore dell’avversario (T) e della confederazione d’appartenenza delle due contendenti (C).

Prima di analizzare nel dettaglio i 4 parametri e il calcolo finale, già da queste prime righe dovrebbero essere chiaro che il ranking FIFA non tiene in alcun conto della tradizione di una nazionale, ovvero di quanto essa ha fatto nel passato, valendo solo quanto raccolto negli ultimi 4 anni, o meglio negli ultimi 48 mesi. L’obiezione per cui, p.es., l’Italia dovrebbe sempre risiedere nelle prime posizioni in forza dei suoi 4 titoli mondiali non ha alcun senso, in quanto il ranking non misura il valore “complessivo” e/o “storico” delle nazionali, ma solo quello attuale. 

IL PARAMETRO “M” – Il primo parametro usato è quello apparentemente più facile, immediato e condivisibile: M (dall’iniziale di “match”) è il peso assegnato all’esito della gara giocata in ragione di 3 punti per la vittoria, 1 per il pareggio e 0 per la sconfitta, né più né meno come… in qualsiasi altra classifica calcistica. A modificare lievemente l’assegnazione “parallela”, sono assegnati 2 punti a chi vince la gara ai rigori, ove previsti e battuti, mentre a chi vi soccombe continua a essere assegnato 1 punto; tale assegnazione è però applicata solo nelle gare a eliminazione diretta a partita unica e non anche nelle partite di ritorno dei turni sempre a eliminazione diretta ma a doppia sfida (anche quando queste si concludano con 2 pareggi). Tuttavia resta scoperto un caso: i rigori sono anche previsti per i pareggi nelle gare dell’ultima giornata dei gironi delle fasi finali degli Europei (ma anche di Coppa America e Coppa d’Asia) qualora s’incontrino due squadre che abbiano lo stesso numero di punti, reti segnate e subite (sempre che siano solo loro due a poter finire a pari punti in classifica). Scoperto nel senso che le istruzioni del ranking FIFA (contrariamente a quelle del ranking UEFA), non lo contemplano per nulla, quindi senza precisare se i 2 punti sono assegnabili o meno anche in tale caso. Anzi, a dire il vero, anche quanto finora riportato al riguardo è frutto dell’osservazione dei casi concreti e non di un’esplicita previsione.
È però evidente che, tralasciando questo caso particolare, vi è una difformità di trattamento fra i pareggi conseguiti in partite di girone e quelli in “gare secche”: i primi assegnano 1 punto a testa, i secondi vedono una delle due contendenti premiata con 1 punto in più. Senza dimenticare l’effetto dei tempi supplementari: fare 1-1 al 90’ nei gironi è un pareggio, ma in una semifinale mondiale i supplementari potrebbero trasformarlo in una sconfitta o in una vittoria. A questo s’aggiunga che non ha alcun peso né l’esatto punteggio conseguito (che si vinca 1-0 o 10-0, M vale sempre 3) né l’aver giocato in casa, in trasferta o in campo neutro. Facendo un esempio complessivo, a parità di tutti gli altri parametri, M assegna sempre 3 punti sia per le vittorie in trasferta per 4-0 al 90’, sia per quelle in casa al 120’ per 1-0.
Ad attenuare tali difformità, una prima semplice soluzione potrebbe essere quella di considerare sempre e solo il risultato al 90’, tralasciando quindi quanto avverrebbe negli eventuali supplementari e rigori; in tal modo sarebbero superate d’un colpo tutte le difformità legate alla diversa possibile “durata” delle gare. Rimarrebbero ancora esclusi i altri fattori “scarto del risultato” e “dove” si è giocato, che tuttavia potrebbero essere tralasciati, come lo sono, considerando che nell’assegnazione dei punti per l’esito di una gara non sono in effetti considerati in nessuna classifica, salve rarissime eccezioni del passato. 

IL PARAMETRO “I” – Il secondo parametro pesa il valore del contesto cui s’è giocata la gara ovvero della sua importanza: I (dall’iniziale di “importance”) può assumere i seguenti 4 valori:

1 per le gare amichevoli;
2,5 per le gare di qualificazione ai Mondiali o ai tornei continentali;
3 per le gare delle fasi finali dei tornei continentali o di Coppa delle Confederazioni;
4 per le gare delle fasi finali dei Mondiali.

Il ranking FIFA, quindi, considera tutte le gare ufficiali, cioè giocate sotto l’egida della FIFA, fra due nazionali maggiori maschili a essa affiliate, siano esse amichevoli o di torneo. Sono pertanto escluse solo le partite non ufficiali e/o giocate contro una federazione non membro della FIFA. L’ultima eccezione può anche non essere di poco conto; si pensi a Guadalupa, affiliata alla CONCACAF ma non alla FIFA, che riuscì a raggiungere le semifinali della Gold Cup 2007.
Il concetto di fondo è condivisibile: il parametro I assume maggior peso all’aumentare dell’importanza della gara e la classifica per tipo di gara appare del tutto corretta, anche se dal punto prettamente formale si potrebbe ricordare come la vittoria ai Mondiali costituisca uno dei titoli sportivi per partecipare alla Coppa delle Confederazioni, ovvero quest’ultima teoricamente “vale” più della stessa Coppa del Mondo. Tuttavia è appunto, come detto, puramente formale e quindi superabile considerando l’importanza “reale” dei due tornei. 
Qualche problema si ha per le gare amichevoli, essendovi in realtà comprese tutte le partite non rientranti nelle altre categorie. Pertanto non solo le amichevoli vere e proprie, ma anche le gare dei tornei cosiddetti minori, fra i quali si annoverano:

competizioni assimilabili ai vari triangolari o quadrandolari estivi dei club (ricordiamo il Torneo di Francia 1997 o l’US Cup ’92 cui partecipò l’Italia);
veri e propri campionati subcontinentali (come la Coppa dei Caraibi o quella della Polinesia);
tornei destinati solo ad alcune affiliate di una confederazione senza alcun legame geografico (come la Coppa del Presidente AFC aperta alle squadre asiatiche cosiddette “emergenti”).

I problemi nascono dalle ultime due categorie di “amichevoli”, essendo spesso tali manifestazioni usate come qualificazioni ai tornei continentali: p.es., la Coppa UNCAF, il campionato delle nazionali centramericane, solitamente qualifica le prime 4 classificate alla Gold Cup, così come il vincitore della Coppa del Presidente AFC partecipa alla fase finale della Coppa d’Asia. In effetti, il ranking FIFA ha solo recentemente elevato il rango di tali gare da amichevoli (con I uguale a 1) a qualificazioni per tornei continentali (con I uguale a 2,5), con conseguente ricalcolo dei punti assegnati.
Si può rilevare che a far testo in I sia solo la competizione e non anche il suo turno; infatti, è vero che le gare di qualificazione hanno un peso diverso da quelle delle fasi finali, ma all’interno di queste ultime non vi è alcuna differenza fra una partita di girone e la finale per il titolo.
Altre possibili obiezioni sul parametro I potrebbero riguardare sia la scala di valori sia il rapporto fra essi, cioè se una partita dei Mondiali debba valere 4 e/o 4 volte un’amichevole, ma come si può intuire si rientra nel campo delle considerazioni meramente personali. 

IL PARAMETRO “T” – Il terzo parametro pesa la forza dell’avversaria affrontata: T (dall’iniziale di “team”) ha un valore pari al maggiore fra 50 e la differenza fra 200 e la posizione nel ranking della squadra affrontata. Un’eccezione è per chi affronta la capoclassifica, dove T vale 200 (e non 199). Il limite inferiore di 50 è previsto per impedire che il gareggiare contro avversari agli ultimi posti porti a valori troppo piccoli di T: con 203 nazionali presenti, si avrebbe un T addirittura negativo ad affrontare le ultimissime. Da ricordare che la posizione dell’avversaria è quella occupata al momento della gara, per cui non si procede ad alcun ricalcolo dopo ogni aggiornamento mensile per tener conto delle eventuali variazioni avvenute.
Per quanto sia condivisibile che debba essere più premiante affrontare avversari di maggior caratura, e non per nulla T sarà tanto più vicino al massimo previsto di 200 quanto più l’avversaria occupa le migliori posizioni nel ranking, vi sono comunque due appunti da rilevare. Il primo riguarda la capoclassifica, alla quale è matematicamente impossibile disputare gare con T pari a 200 non potendo ovviamente… affrontare sé stessa; il secondo è legato strettamente e inevitabilmente alla definizione “relativa” adottata del valore d’avversaria. Il far coincidere questo alla posizione in classifica e non ai punti può portare, ipoteticamente ma anche nei fatti, a dare un peso squilibrato nell’affrontare avversarie di quasi uguale valore. Può, infatti, accadere che nello stesso scarto di punti si ritrovi un numero assai diverso di nazionali; ad esempio nel ranking a giugno 2010 fra Brasile e Spagna, primo e seconda, vi erano solo 46 punti di differenza; fra Spagna e Portogallo, terzo, i punti erano 316, pur a parità di… scarto fra posizioni; nell’uguale spazio di 316 punti erano comprese 35 nazionali, dall’Egitto (12° a 967) alla Lettonia (46ª a 652). Per superare questi appunti, sarebbe preferibile che T fosse legato non alla posizione ma ai punti in classifica dell’avversaria, com’era, in effetti, nella precedente versione del ranking.

Rado il Figo

                                                                  (CONTINUA)
VEDI PARTE 2
VEDI PARTE 3