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mercoledì, ottobre 31, 2012

Scandali italiani - Chiude la pista di Cesana Pariol, realizzata per Torino 2006

Qualche mese fa Mario Monti bocciò la candidatura di Roma per le Olimpiadi 2020. Una decisione che aprì un dibattito molto acceso tra chi vedeva nei Giochi una grande opportunità per il nostro Paese e chi, all'opposto, le considerava una sciagura da evitare (in primis per il timore di speculazioni edilizie e non). Col senno di poi, mai decisione fu più corretta. E' notizia di questi giorni, infatti, che la pista di Cesana Pariol che ospitò le gare di slittino, bob e skeleton alle Olimpiadi di Torino 2006, chiude i battenti. Un impianto costato 77.5 milioni di euro, costruito ex novo per i Giochi. La Parcolimpico srl - una società mista pubblico-privato, di proprietà al 70% della società statunitense Live Nation e per il restante 30% di una fondazione di enti locali - che gestiva la pista di Cesana, si è arresa davanti agli elevati costi di gestione (nel 2010-2011 la pista è costata 1.5 milioni di euro). La settimana scorsa è iniziata l'asportazione delle 48 tonnellate di ammoniaca che servivano a creare e mantenere il ghiaccio del "budello". La pista che aveva visto trionfare Armin Zoeggeler, quindi, non esiste più. E dire che dopo la chiusura dell'ultima stagione, la Federazione Internazionale, su richiesta della FISI (!), aveva programmato sulla pista piemontese una tappa della Coppa del Mondo di slittino (1-2 dicembre 2012) oltre che i Mondiali Juniores e due gare di Coppa Europa. Inutile dire che gli atleti delle rappresentative nazionali dei 3 sport da budello dovranno trovare altre soluzioni per allenarsi. Considerando la chiusura anche dell'impianto di Cortina  - teatro delle Olimpiadi del 1956 - l'Italia resta senza impianti. 
Così, mentre la Gran Bretagna esce dalla fase di recessione grazie a Olimpiadi e Paralimpiadi  (nel terzo trimestre 2012 il Pil è cresciuto dell'1%, il tasso di crescita più elevato degli ultimi 4 anni), l'Italia per l'ennesima volta - vedi Italia '90 e Mondiali di Nuoto Roma '09 - dimostra la sua inaffidabilità nella programmazione e gestione ex post di un grande evento sportivo. Euro2016 e Roma 2020? Pericoli scampati.

Vedi anche altri post su impianti di Torino 2006:
07/10/2009: IMPIANTI TORINO 2006, SI RIPETE ITALIA '90?
04/01/2010: TORINO 2006 - VIAGGIO TRA GLI IMPIANTI ABBANDONATI

Il Ranking UEFA per Nazionali - Come funziona di Rado il Figo (2)

Dopo aver visto nella prima parte i criteri e il meccanismo del Ranking UEFA, Rado ci presenta un inedito ranking UEFA a fine Euro2012. Un modo per capire concretamente il funzionamento dello stesso con relative distorsioni, problematiche e giudizio finale sulla sua "linearità".

IL RANKING UEFA 2012 – Come detto, i ranking UEFA reali non comprendono mai 3 cicli completi; tuttavia ai fini di comprendere meglio i difetti di tali classifiche, ritengo utile pubblicare la seguente tabella dell’“inedito” ranking a fine Euro2012, ovvero comprendenti tutti i risultati di Euro2008, Sudafrica2010 ed Euro2012


Le colonne 08. 10 e 12 espongono i piazzamenti ottenuti, rispettivamente, a Euro2008, Sudafrica2010 ed Euro2012, così identificati: V: campione; F: 2° posto; 3: 3° posto; 4: 4° posto, S: semifinali; Q: quarti di finale; O: ottavi di finale; G: gironi della fase finale: P: spareggi; E: gironi eliminatori.

A una prima occhiata, parrebbe che il ranking UEFA segua abbastanza fedelmente i piazzamenti ottenuti. Dall’alto, la Spagna, trionfatrice nei 3 tornei considerati, occupa legittimamente il 1° posto, e nulla si può obiettare sul 2° dove risiede la Germania, sempre giunta almeno nelle prime 4. Proseguendo, altrettanto “coerenti” appaiono le posizioni di Paesi Bassi e Italia di fronte a piazzamenti uguali, cogli olandesi preferibili agli Azzurri in virtù del miglior cammino complessivo pur, come detto, a parità di esiti finali. Dal basso, le ultime 16 posizioni vanno a nazionali che non hanno mai superato nemmeno i gironi eliminatori e le ultime 23 a chi non s’è mai qualificato neppure ad una singola fase finale ma disputando almeno qualche volta gli spareggi (quando previsti). 
Tuttavia alcune incongruenze sono facilmente identificabili: proseguendo dal basso, si vede come la Norvegia (19ª) e l’Ungheria (23ª), entrambe sempre arenatesi ai gironi eliminatori, sopravanzino di gran lunga la Polonia (30ª) che bene o male ha disputato le fasi finali degli ultimi due Europei. Ma anche nell’alto si notano subito delle discrepanze: l’Inghilterra è 5ª e il Portogallo 6° nonostante i lusitani abbiano sempre avuto nei singoli tornei piazzamenti migliori o al peggio identici.
A cosa è dovuto tutto ciò? Semplicemente, ed esattamente come per il ranking FIFA, dall’uso, corretto e ponderato finché si vuole, della media punti per gara che non è legata in alcun modo al cammino nel torneo di riferimento. Anzi, è tutt’altro che raro il rischio che proseguendo nei vari turni si finisca per accumulare risultati negativi che decrementino la media, nonostante l’uso dei parametri di tipo “aggiuntivo”. P.es.: l’Italia, al termine delle qualificazioni, aveva una MC per Euro2012 pari a 36.902; finiti i gironi finali, e pur avendo guadagnato l’accesso ai quarti, la MC era scesa a 36.694.
Inoltre il peso dato all’importanza delle gare, nonostante appaia ben bilanciato, può produrre effetti distorsivi indesiderati. Si supponga che le 2 finaliste di Euro2012 fossero giunte all’atto conclusivo vincendo entrambe tutte le gare per 2-0, solo che la nazionale A era stata inserita in un girone eliminatorio a 6 squadre (come l’Italia) e la nazionale B in uno a 5 squadre (come la Spagna). Ci si attenderebbe che la MC a fine semifinali per le due squadre sia la medesima o, al limite, che quella della nazionale A sia leggermente superiore a “premiare” le 2 gare (vinte) giocate in più rispetto alla nazionale B. Invece, la MC di A è di 45.935 mentre quella di B è di 46.617; a fare la differenza sono proprio le minori gare di qualificazioni giocate da B rispetto ad A (8 contro 10), le uniche partite che non assegnano bonus.

In conclusione, nonostante sia più lineare rispetto al ranking FIFA, non godendo di pari nomea, e comprenda solo i risultati di gare di tornei, il fatto di basarsi anch’esso su una media punti, rende il ranking UEFA ugualmente slegato ai piazzamenti ottenuti nelle competizioni ufficiali, per quanto siano presenti dei parametri volti a dare maggior peso alle gare (dei turni) più importanti, inficiandone in qualche modo la validità.

Il Ranking UEFA per Nazionali - Come funziona di Rado il Figo (1)

Dopo aver presentato il funzionamento del Ranking FIFA, Rado ci introduce nei meandri del Ranking UEFA per Nazionali. Il nuovo ranking è stato applicato per la prima volta per Euro2012. Nello sviluppo del post - diviso in due parti - Rado effettua un confronto col ranking FIFA e descrive pregi e difetti del sistema adottato dalla confederazione europea.  

PREMESSAEuro2012 ha rappresentato il primo torneo in cui è stato usato il nuovo ranking UEFA per nazionali, classifica diversa dall’omonima dedicata alle competizioni per club. Il precedente, introdotto per le eliminatorie di Euro1984, era di una semplicità, se si vuole, disarmante, essendo uguale alla media punti per gara calcolata sulle partite dei gironi di qualificazione dell’ultimo Mondiale e dell’ultimo Europeo. P.es., per le qualificazioni a Euro2012, il ranking avrebbe compreso i risultati dei gironi eliminatori di Euro2008 e Sudafrica2010; per la fase finale, quelli dei gironi di (nuovamente) Sudafrica2010 e dello stesso Euro2012. Erano quindi escluse non solo le partite delle fasi finali ma anche quelle dei turni di spareggio o playoff; inoltre i gironi eliminatori per i Mondiali dovevano essere obbligatoriamente quelli delle qualificazioni europee, regola applicabile solo alle nazionali che fossero entrate nell’UEFA provenendo da un’altra confederazione (l’ultimo esempio è il Kazakistan, ex membro AFC, comunque non toccato nel concreto).
Questo fu abbandonato all’indomani delle polemiche nate per il sorteggio dei gironi della fase finale di Euro2008, le cui 4 fasce risultarono a giudizio quasi unanime assolutamente non corrispondenti ai (presunti) valori delle 16 finaliste. Inoltre, proprio per la bizzarra classifica di merito risultante, vi fu il forte sospetto che Germania e Paesi Bassi avessero appositamente non vinto la loro ultima gara di qualificazione, abbassando così la media punti, allo scopo, apparentemente paradossale, di non entrare fra le teste di serie, dove avrebbero fatto compagnia ad Austria, Grecia e Svizzera, ritenute decisamente non facenti parte dell’élite continentale. Essendo il ranking basato su un criterio matematico, che escludeva quindi l’opera della “politica calcistica”, la classifica stravagante fu ritenuta esclusivamente dovuta a un metodo di calcolo errato, e l’errore fu in-dividuato proprio nel considerare solamente i risultati dei gironi di qualificazione. Tuttavia, pur riconoscendo in tale limite una pecca del vecchio ranking, è da evidenziare che ciò non era causa dei due problemi sollevati. Infatti, se per una questione di trasparenza è condivisibile che i criteri per i sorteggi siano conosciuti fin da subito (p.es., personalmente non apprezzo che la FIFA decida quelli, comunque numerici, di scelta delle teste di serie a finaliste della Coppa del Mondo note), ciò rende purtroppo inevitabile che, trovandosi nella possibilità di farlo, qualcuno cerchi di indirizzare il proprio ranking nella direzione voluta non perseguendo l’obiettivo sportivo della vittoria in ogni gara. Certamente un ottimale metodo di calcolo non dovrebbe mai suggerire tali soluzioni autolesionistiche, tuttavia se queste comunque arrivano, è perché i sorteggi non tengono conto solo del ranking. In un’incredibile miopia d’analisi, era stato tranquillamente sorvolato il fatto che Austria, Svizzera e Grecia erano teste di serie non perché fossero ai primi 3 posti del ranking, bensì d’ufficio quali organizzatrici e detentrice. In altre parole: nemmeno il miglior ranking possibile e immaginabile nulla può se in prima fascia sono automaticamente inserite di diritto alcune nazionali.

METODO DI CALCOLO – Terminata la premessa storica, passo all’analisi del ranking UEFA che, come quello FIFA, si fonda sul medesimo principio base della media punti. Più precisamente, è la somma (corretta per il fattore tempo) delle medie punti (corretti per i fattori risultato e importanza della partita) per gara degli ultimi 3 cicli; questi ultimi sono individuati o negli ultimi 3 tornei maggiori (Europei e Mondiali) disputati ovvero nel torneo che si sta disputando e nei precedenti due. Sono quindi escluse tutte le partite anche ufficiali ma amichevoli o di tornei diversi da Mondiali ed Europei (come la Coppa delle Confederazioni).
In realtà il ranking UEFA è usato esclusivamente ai fini dei sorteggi degli Europei, per cui non sarà mai concretamente applicato a 3 cicli completi. Infatti, per esigenze organizzative, terminata la fase eliminatoria di un Mondiale si procede al sorteggio sia della sua fase finale sia delle qualificazioni del successivo Europeo, e viceversa. P.es., terminate le eliminatorie per Sudafrica2010, si sono sorteggiati i gironi sia della fase finale della Coppa del Mondo sia delle qualificazioni di Euro2012 e terminate le eliminatorie per Euro2012, si sono sorteggiati i gironi sia della fase finale del torneo continentale in Polonia e Ucraina sia delle qualificazioni europee per Brasile2014.
Pertanto all’atto pratico il ranking UEFA copre sempre e solo 2 cicli (i due tornei meno recenti) e mezzo (le eliminatorie di quello più recente). Inoltre, valendo solo ai fini europei, non è aggiornato di mese in mese come quello FIFA ma solo alle seguenti scadenze:
  • dopo le eliminatorie mondiali, per sorteggiare i gironi di qualificazioni degli Europei;
  • dopo i gironi di qualificazione degli Europei, per sorteggiare gli spareggi, se previsti, degli stessi Europei ovvero i gironi della fase finale degli Europei;
  • dopo gli spareggi , se previsti, degli Europei per sorteggiare i gironi della fase finale degli stessi Europei.
Anche qui ogni partita non attribuisce i canonici 3 punti per vittoria, 1 per il pareggio e 0 per la sconfitta, ma la metodologia di calcolo fra i due ranking è profondamente diversa. In quelllo UEFA si parte attribuendo a ogni gara giocata una dote iniziale fissa di 10.000 punti, incrementati o decrementati in base a due diversi tipi di fattori.
Il primo riguarda il risultato della gara stessa, e prevede che ai 10.000 punti iniziali siano:
  • aggiunti 10.000 punti per ogni punto conseguito (quindi se ne aggiungono 30.000 in caso di vittoria o 10.000 per il pareggio);
  • aggiunti 10.000 punti in caso di vittoria ai rigori, ma solo nelle partite a eliminazione diretta delle fasi finali;
  • aggiunti 501 punti per ogni rete segnata (p.es.: se si segnano 3 reti, si aggiungono 1.503 punti);
  • sottratti 500 punti per ogni rete subita (p.es.: se si subiscono 3 reti, si sottraggono 1.500 punti).
Il risultato è sempre quello conseguito al 90’ o al termine degli eventuali supplementari e l’esito dei rigori non conta (non assegnano i 10.000 punti aggiuntivi) se questi sono battuti nelle gare di ritorno degli spareggi o nell’ultima gara dei gironi delle fasi finali degli Europei. Su questo primo tipo di fattori si possono ripetere tali e quali le medesime osservazioni fatte sul parametro M del ranking FIFA.

Il secondo tipo di fattori riguarda l’importanza della gara, e prevede che siano aggiunti altri:
  • 6.000 punti se la partita è valida per gli spareggi (play off) o per i gironi della fase finale dei Mondiali;
  • 9.000 punti se la partita è valida per i gironi della fase finale degli Europei o per gli ottavi di finale;
  • 18.000 se la partita è valida per i quarti di finale o per la finale per il 3° e il 4° posto;
  • 28.000 se la partita è valida per le semifinali;
  • 38.000 se la partita è valida per la finale per il 1° e il 2° posto.
Come si vede, la scala di valori è crescente seguendo l’importanza della gara, con delle eccezioni: la “finalina” (al momento contemplata nei soli Mondiali) che vale tanto quanto un quarto di finale, e le gare dei gironi finali dei Mondiali che pesano quanto quelle degli spareggi e meno di quelle dei gironi finali degli Europei, che a loro volta valgono tanto quanto una gara degli ottavi di finale dei Mondiali. Probabilmente il motivo di queste ultime risiede nella diversa attuale formula della fase finale dei due tornei: i Mondiali, infatti, anche perché coinvolgono il doppio delle squadre, conoscono un turno in più (gli ottavi di finale) rispetto agli Europei. Con quest’assegnazione, le 3 gare dei gironi degli Europei valgono complessivamente 27.000 punti (9.000 x 3), tanti quanti le 3 gare dei gironi dei Mondiali e dei successivi ottavi (6.000 x 3 + 9.000) . È quindi probabile che da Euro2016, quando la fase finale sarà a 24 squadre e quindi colla disputa degli ottavi, anche le gare dei gironi finali degli Europei varranno 6.000 punti l’una.

Vediamo ora un esempio di punteggio applicato alla recente finale di Euro2012, terminata con una vittoria per 4-0 della Spagna sull’Italia. Le Furie Rosse hanno guadagnato ben 80.004 punti: ai 10.000 di base si sono aggiunti 30.000 per la vittoria, 2.004 (= 501 x 4)  per le reti segnate e 38.000 essendo la gara, per l’appunto, una finale per il titolo. Dal canto loro, gli Azzurri guadagnano comunque 46.000 punti: ai 10.000 di base possono aggiungere solo i 38.000 di “bonus finale”, avendola persa senza segnare reti, salvo poi detrarne 2.000 (= 500 x 4)  per le reti subite.

DIFFERENZE COL RANKING FIFA – A questo punto, si possono analizzare le ulteriori differenze fra ranking UEFA e ranking FIFA. Innanzitutto il sistema di calcolo è diverso già nell’impostazione: mentre in quello FIFA i parametri che pesano i diversi fattori sono di tipo “moltiplicativo”, nel ranking UEFA sono di natura “aggiuntiva”; per cui se nel primo è sufficiente che uno di questi sia nullo per azzerare il punteggio assegnato alla singola partita (ragione per cui le sconfitte valgono 0 a prescindere da ogni altra condizione), nel secondo non è così automatico. Anzi, l’alto valore dato al punteggio base (10.000) e ai punti conquistati (10.000 per punto) è stato scelto proprio per evitare che nel concreto una nazionale non guadagni nemmeno un punto in una gara dove esca sconfitta. Conti alla mano, perché si raccolgano 0 punti bisogna, p.es., perdere 20-0 una gara dei gironi eliminatori (10.000 + 0 x 501 - 20 x 500 = 0); già soccombendo 21-1 non si esce a mani vuote (10.000 + 1 x 501 - 21 x 500 = 1) . San Marino, che ha patito il più pesante rovescio per Euro2012, uno 0-11 dai Paesi Bassi, ha così rimediato comunque 4.489 punti (= (10.000 + 0 x 501 - 11 x 500).
La seconda differenza è nei parametri scelti per pesare adeguatamente le gare: rispetto al ranking FIFA, in quello UEFA spariscono sia C relativo alle confederazioni di appartenenza (d’altronde perfettamente inutile essendo coinvolte solo le nazionali europee) sia T relativo al valore dell’avversaria, per cui tutte le squadre sotto questo punto di vista “sono alla pari”. Perdere 4-0 contro la Spagna ha lo stesso valore, perciò, di un’uguale sconfitta (in una medesima fase del torneo) contro San Marino, giusto per toccare i due estremi della classifica. In effetti, le classifiche dei gironi assegnano lo stesso numero di punti al medesimo risultato conseguito senza badare contro chi è stato ottenuto; riprendendo l’esempio precedente, perdendo 0-4 contro la Spagna o San Marino, sempre 0 punti si guadagnano, così come Spagna o San Marino vincendo 4-0 sempre 3 punti aggiungono al loro bottino.
Rispetto al ranking FIFA, quello UEFA aggiunge altri due parametri legati al numero di reti segnate e subite; se a parità di ogni altra condizione, nel primo vincere 1-0 o 20-0 è la medesima cosa, nel secondo non è più così. La Spagna, p.es., battendo l’Italia 4-0 nella finale di Euro2012 ha guadagnato 80.004 punti; con una vittoria di misura 1-0 sarebbero stati solo 78.501 (= 10.000 + 3 x 10.000 + 1 x 501 - 0 x 500 + 38.000), 1.503 in meno.
Infine il parametro I del ranking FIFA, relativo all’importanza della gara, “rimane” anche in quello UEFA ma molto più articolato. Come anticipato, è dapprima ristretto l’ambito delle partite “valide”, limitato a quelle giocate per le qualificazioni e le fasi finali di Europei e Mondiali. Se però all’interno di queste, il ranking FIFA differenzia solo fra qualificazioni e fase finale, quello UEFA differenzia anche i vari turni delle prime (gironi e spareggi) e della seconda (gironi, ottavi, quarti, semifinali e finali). Riprendendo l’esempio di Spagna-Italia, il 4-0 inflittoci dalle Furie Rosse a Euro2012 avrebbe fatto loro guadagnare:

  • 42.004 punti se conseguito nei gironi eliminatori;
  • 48.004 punti se conseguito negli spareggi;
  • 51.004 punti se conseguito nei gironi della fase finale;
  • 60.004 punti se conseguito nei quarti di finale;
  • 70.004 punti se conseguito nelle semifinali;
  • 80.004 punti se conseguito, come avvenuto, in finale.

LA MEDIA CICLO E IL RANKING FINALE – L’ultima differenza è l’arco temporale di riferimento: il ranking FIFA copre tutte le gare giocate nei precedenti 48 mesi (per quanto non esattamente corrispondenti a quelli da calendario), quello UEFA le partite di 3 “cicli” (2 Mondiali e un Europeo, o viceversa), contando solo l’ambito del torneo e non la data cui sono state disputate. È una soluzione coerente coi principi base di costruzione e logica, che evita di “perdere per strada” le partite che, pur valevoli per Mondiali o Europei, per vari motivi sono state giocate al di fuori dei mesi interessati eventualmente dal ranking.
Come il ranking FIFA è la somma ponderata delle medie punti delle gare giocate nei 4 periodi di riferimento, così il ranking UEFA è la media ponderata delle medie punti delle gare giocate nei 3 cicli di riferimento. La cosiddetta “media ciclo” (MC), può essere facilmente calcolata anche solo usando i dati riassuntivi finali del percorso di una nazionale nei tornei interessati. Per i Mondiali, MC è il risultato, arrotondato all’unità, della seguente formula:
dove
D = gare giocate;
P = punti conquistati;
R = differenza reti;
F = reti segnate;
s = gare giocate per gli spareggi;
G = gare giocate nei gironi della fase finale;
O = gare giocate per gli ottavi di finale;
Q = gare giocate per i quarti di finale;
S = gare giocate per le semifinali;
F3 = gare giocate per la finale per il 3° e il 4° posto;
F1 = gare giocate per la finale per il 1° e il 2° posto.

Da ricordare che si devono considerare tutte le partite giocate per i Mondiali, sia per le qualificazioni sia per la fase finale. Inoltre O, Q, S, F3 e F1 assumono solo valore 0 o 1 a seconda se la nazionale abbia giocato, ri-spettivamente, gli ottavi, i quarti, le semifinali, la finale per il 3° e quella per il 1° posto, così come s varrà o 0 o 2 e G o 0 o 3.
Per gli Europei, la formula di MC è la seguente:


Da notare, infine, come solo R possa assumere valori negativi diventando quindi l’unico fattore che potenzialmente possa detrarre punti e non solo aggiungerne.

Il ranking finale è, come anticipato, la somma ponderata per il fattore tempo delle medie ciclo degli ultimi 3 tornei, ed è uguale al risultato, arrotondato all’unità, della seguente formula:
dove
MC1 è la media ciclo del torneo meno recente, MC3 del torneo più recente e MC2 del torneo “media-no”;
T1 assume valore 1 e T2 e T3 valore 2, oppure valore 0 se la nazionale interessata non ha partecipato al torneo di riferimento.
P.es., nel ranking per i sorteggi per la fase finale di Euro2012, l’Italia aveva 34.357 punti, risultato di

dove
34.439 era la media ciclo di Euro2008 (MC1);
31.771 era la media ciclo di Sudafrica2010 (MC2);
36.902 era la media ciclo di Euro2012 (MC3), calcolata sulle sole gare delle qualificazioni.
Le due MC più recenti hanno quindi valore fra loro uguale e doppio rispetto alla MC meno recente. Tuttavia, come detto in apertura, nel concreto MC3 è sempre e solo calcolata sulle qualificazioni del torneo più recente, che così finiscono per avere peso uguale all’intero torneo precedente e doppio dell’intero torneo meno recen-te, creando un’evidente distorsione se nei 2 tornei meno recenti la nazionale in esame avesse (come l’Italia) disputato anche la fase finale.
Distorsione che è comunque presente perché il ranking UEFA, analogamente a quello FIFA, usa una proce-dura errata per il calcolo della media ponderata, che statistica vorrebbe essere il risultato di questa formula:

dove Dn sono le gare disputate ai fini della MCn. Pertanto, riprendendo l’esempio precedente, i punti dell’Italia non sarebbero più 34.357, bensì 34.115 risultanti da

Il calcolo della MC conosce alcune eccezioni riferite alle nazionali ospitanti le fasi finali, le quali, come noto, sono esentate dalla disputa delle eliminatorie. Ciò comporta che dette squadre disputano solo gare “appe-santite” dai bonus relativi all’importanza della partita, con evidente vantaggio in un ranking basato sulla media punti per gara. Per evitare tale distorsione, la MC di queste nazionali è calcolata aggiungendo dei risultati fittizi per la non disputata fase eliminatoria, posti uguali a quelli conseguiti nelle ultime qualificazioni effettivamente giocate. P.es., la MC per Euro2012 della Polonia, in base ai soli risultati reali (3 partite dei gironi finali, con 2 punti frutto di 0 vittorie, 2 pareggi e 1 sconfitta, e differenza reti di -1 frutto di 2 reti fatte e 3 subite) sarebbe di 25.501, risultato di

Quella ufficiale aggiunge a queste partite, quelle disputate ai fini delle qualificazioni a Sudafrica 2010, dove la Polonia aveva giocato 10 partite, con 11 punti frutto di 3 vittorie, 2 pareggi e 5 sconfitte, e differenza reti di +5 frutto di 19 reti segnate e 14 subite), abbassandosi a 22.232, risultato di

Il correttivo usato, tuttavia, non (mi) convince, giacché finisce per “sommare” dei risultati contradditori, ed il caso della Polonia è calzante. Infatti, i polacchi nella MC di Euro2012 usano sia i risultati veri della fase finale sia quelli (fittizi) di una fase eliminatoria (Sudafrica2010) che non avevano superato, con evidente effetto distorsivo. Sarebbe stato preferibile usare come risultati delle non disputate qualificazioni dei dati rappresentanti delle eliminatorie comunque superate, p.es. prendendo quelli ottenuti dalla migliore o dalla peggiore delle qualificate di quel torneo o quelli medi di queste.
In effetti, che tale correttivo produca delle distorsioni è evidente alla stessa UEFA, che per… “correggere il correttivo” introduce un’ulteriore eccezione al calcolo del ranking aggiornato al termine di una fase elimina-toria prevedendo che T3 sia pari a 0 per le nazionali che ospiteranno la successiva fase finale. P.es., nel ran-king al termine degli spareggi di Euro2012, la Polonia non aveva 22.784 punti, risultato di

bensì 23.806, risultato di

In realtà, si hanno effetti pratici solo nel caso di Mondiali ospitati da un’europea: la Polonia, così come l’Ucraina, quali ospitante Euro2012, era testa di serie d’ufficio e quindi a prescindere dalla posizione nel ranking a fine spareggi, usato solo per i sorteggi della sua fase finale giacché per le eliminatorie mondiali si usa il ranking FIFA. Viceversa, per le eliminatorie a Euro2020, il cui sorteggio avverrà terminate le qualificazioni europee alla Coppa del Mondo 2018, la Russia, che ospiterà quell’edizione dei Mondiali, sarà presente nel ranking UEFA solo in base alle MC di Brasile2014 e Euro2016.

martedì, ottobre 30, 2012

Kipsta: gioca ovunque, con qualunque temperatura! (Articolo sponsorizzato)


Secondo i meteorologi in questo weekend di fine ottobre 2012 ci sarà il primo, brusco calo delle temperature. Per gli sportivi di tutti i livelli che praticano attività outdoor è giunto quindi il momento di utilizzare l'abbigliamento tecnico per le stagioni fredde. Per non farsi trovare impreparati dai rigori invernali e per non rinunciare alle passioni sportive all’aperto, Kipsta è la soluzione ideale. La nuova maglia termica, calda e traspirante, a manica lunga, realizzata per tutti gli sportivi che amano giocare con qualsiasi condizione climatica senza rinunciare alla comodità; senza cuciture, la maglia termica Kipsta garantisce il giusto comfort e libertà di movimento. Il tessuto elastico aderisce perfettamente al corpo e allo stesso tempo permette un’ottima traspirazione della pelle. Ottima come maglia intima per chi gioca a calcio o a rugby, può essere utilizzata cross per il running, per lo sci e per tutti gli sport all’aria aperta, perché con Kipsta giochi ovunque e con qualunque temperatura.
L'intimo termico di Kipsta unisce la qualità del prodotto alla convenienza. Kipsta a manica lunga è diponibile in vari colori. Altra novità importante è la versione junior, da oggi dispnibile. Problema quindi risolto per tutti i genitori preoccupati per il clima in cui devono allenarsi i propri figli nei mesi invernali.
Kipsta versione adulto prezzo 17€, versione junior 16€.



Articolo sponsorizzato

domenica, ottobre 28, 2012

"New media & digital football" - Il primo libro sulla rivoluzione del web nel calcio


Quali sono i cambiamenti che la nostra società, sempre più “virtuale”, ha portato nel mondo del pallone? Quali le nuove opportunità, anche e soprattutto commerciali? E’ possibile misurare, attraverso la rete, il vero gap del calcio italiano nei confronti dei principali campionati stranieri, al di là dei risultati sul campo? Com’è cambiato, soprattutto, il rapporto tra una società e i suoi tifosi, ora che strumenti come Twitter danno la possibilità d’interagire persino con i dirigenti? I giornalisti Daniele Chieffi e Marcel Vulpis e il dirigente di Telecom Cristiano Habetswallner rispondono a queste e ad altre domande, svelandoci in "New Media & Digital Football" - un libro unico nel suo genere in Italia e in Europa - la rivoluzione del digitale nel calcio. Una rivoluzione che, come spesso accade, in Italia si fa ancora fatica a cogliere, ma che sarà decisiva nel delineare la competitività delle squadre del futuro.

Daniele Chieffi, esperto di pubbliche relazioni con i media online, fa una necessaria analisi “sociologica”, nella prima parte del libro, sulla capacità di aggregazione del calcio, sul legame a vita tra un appassionato e i suoi colori  e sulle caratteristiche di quel particolare tipo di comunità che costituisce il tifo. In condizioni di normali si può distinguere una differenza d’intensità del tifo, da semplice “simpatizzante” a vero “tifoso militante”. Strumenti diretti e alla portata di tutti come i siti web e i social network, però, dando l’opportunità di esprimere giudizi e formulare commenti,  stanno riducendo quelle differenze, rendendo più saldo il legame tra una squadra e l’intero bacino dei suoi tifosi.
Il supporter si sente più vicino al suo club, più coinvolto e, soprattutto, si sente per la prima volta messo alla pari di giocatori, allenatori e dirigenti, con la possibilità d’interagire direttamente con loro. Sente, anzi, l’obbligo quasi morale di dare il suo contributo scrivendo giudizi, commenti, consigli o semplici domande all’interno delle decine di spazi disponibili su siti, blog e social networks. 

Nella seconda parte, la più giornalistica, Marcel Vulpis mette a confronto i progressi delle principali squadre di Europa (Turchia compresa) e Sud-America nel venire incontro alle nuove “esigenze digitali” dei propri tifosi. Come prevedibile, il Barcellona e i top club della Premier League sono all’avanguardia su tutte le piattaforme, dalle web-tv su YouTube a Facebook e Twitter, ma sorprende vedere come i club turchi siano anch’essi tra i primi al mondo nell’investire sull’on-line space, potenzialmente infinito. L’Italia, più che inseguire, arranca e, proprio come sulla questione stadi, non riesce o non vuole riuscire a tenere il passo coi tempi.
Unica eccezione il Milan che ha aperto la “Milan media Factory”, un progetto che punta a spedire i rossoneri dritti nel nuovo millennio del calcio globale. Galliani, poi, è stato il primo dirigente di calcio a sperimentare una “tweet-chat” con i suoi tifosi.

C’è, tuttavia, ancora speranza per l’Italia, perché nella terza parte Cristiano Habetswallner avverte che è inutile controllare le classifiche di fan e “I like” dei club (tutti i dati del libro sono aggiornati a ottobre 2011). Primo, perché cambiano a una velocità vertiginosa; secondo perché, così come sono, appaiono solo come una sterile mostra di muscoli, senza benefici concreti. La vera sfida, infatti, sarà trasformare quell’esercito di fan, sia per le squadre sia per gli sponsor, in consumatori acquirenti.


GLI AUTORI
Daniele Chieffi è giornalista e docente in master dell’Università Cattolica di Milano, La Sapienza di Roma e Business School del Sole 24 Ore.
E’ stato caporedattore di Vivacity. It e oggi gestisce le relazioni con i media online per UniCredit. E’ animatore del sito www.olmr.it. Fra le sue pubblicazioni “Online media relations” (Gruppo 24 Ore, 2011).

Marcel Vulpis è giornalista economico e docente nel master in Management dello Sport dell’Università Tor Vergata. Direttore dell’agenzia nazionale Sporteconomy. Opinionista televisivo ed economista con delega allo sport nell’Associazione Economisti d’impresa (A.E. I.). E’ alla sua seconda opera, dopo “Benchmarketing, dieci idee creative di sport-business” - collana Sporteconomy.
Di recente ha lanciato la prima opera italiana sul Fair Play Finanziario dal titolo: “Fair Play Finanziario: fuori i cattivi”.

Cristiano Habetswallner, dirigente di Telecom Italia, attualmente responsabile della funzione “Sponsorship Management”, è titolare del Laboratorio di Sponsorizzazioni dell’Università LUMSA di Roma. Svolge docenze sul marketing sportivo e sulla comunicazione d’impresa nei principali atenei, master e scuole di specializzazione. 

venerdì, ottobre 26, 2012

La ripartizione dei Diritti Tv della Serie A 2012/2013 - Simulazione e considerazioni

Nel marzo 2011 pubblicai uno studio di Rado sulla nuova normativa dei diritti televisivi collettivi della Serie A con una simulazione finale della ripartizione degli introiti.
A distanza di un anno e mezzo è giunto il momento di pubblicare l'aggiornamento con la simulazione della ripartizione dei Diritti Tv della Serie A per la stagione 2012/2013.
Questo studio è stato effettuato dall'ottimo sito La Biblioteca del Tifoso Bilanciato che consiglio a tutti coloro i quali vogliono approfondire le tematiche di economia, finanza e diritto legate al mondo del calcio. Ringrazio i responsabili del sito che mi hanno consentito di pubblicare questi dati.

RIPARTIZIONE DIRITTI TV SERIE A 2012/2013 - Di seguito la tabella e il grafico con la simulazione della ripartizione dei Diritti Tv per la stagione 2012/2013.




CRITERI E NOTE METODOLOGICHE - Per la stagione 2012/2013 la torta da spartire tra i club di Serie A è pari a 966 milioni di euro. A questi vanno sottratti i 16.5 milioni che vengono assegnati alle squadre retrocesse nelle ultime due stagioni (5 milioni di euro per il primo anno e 2,5 milioni di euro alle squadre retrocesse nella stagione 2010/2011; contributo dimezzato in caso di disputa di una sola stagione nella massima serie).
In definitiva, le 20 squadre della Serie A 2012/2013 si dividono tra loro - in percentuali diverse - 949.5 milioni di euro. Cifra destinata a salire nelle prossime stagioni per arrivare ai 1006 milioni di euro della stagione 2014/2015.
Per capire nel dettaglio il meccanismo di ripartizione introdotto dalla legge sui diritti collettivi rimando all'articolo di Rado (clicca qui). Qui basti ricordare i 3 criteri generali con cui vengono suddivide le Risorse Economiche Nette (REN), vale a dire i 949.5 milioni di euro di cui sopra:
  1. 40% in parti uguali
  2. 30% in base al bacino d'utenza (25% sulla base dei sostenitori e 5% sulla base della popolazione residente nel Comune in cui gioca la squadra)
  3. 30% sulla base dei risultati ottenuti dalla squadra (5% sulla base dei risultati della stagione, 15% sulla base dei risultati del quinquennio precedente, 10% sulla base dei risultati storici dal 1946/1947).
Per quanto riguarda il numero dei sostenitori delle 20 squadre di Serie A, la simulazione ha preso in considerazione la tabella pubblicata da "La Gazzetta dello Sport" nel marzo 2012 in cui veniva ripresa l'indagine demoscopica commissionata dalla Lega Calcio nel novembre 2011. In assenza di altri dati, il numero di sostenitori di Sampdoria e Torino è stato ipotizzato pari a quello del Genoa. Ecco qui la tabella:


COMMENTO - Partendo dal dato della simulazione si possono fare alcune osservazioni. La legge sui diritti collettivi ha ridotto le distanze tra le big e le squadre più piccole, ma il sistema resta abbastanza sbilanciato a favore delle prime:
  • Le prime 6 squadre si assicurano il 50% delle REN
  • La prima squadra (Juventus) prende oltre 4 volte l'importo dell'ultima (Pescara)
Negli altri Paesi (Spagna a parte) il sistema è più bilanciato. Basti pensare che in Premier League il 50% delle REN (e il 100% dei diritti esteri) è distribuito in parti uguali e la prima squadra (Manchester United) prende £ 60.6 milioni , mentre l'ultima squadra (i Wolves) prendono £ 39.1.
Ecco la tabella con i dati dei diritti Tv della Premier League per la stagione 2011/2012 (fonte: http://swissramble.blogspot.it/2012/06/in-premier-league-sun-always-shines-on.html):


Altra considerazione riguarda il peso dei diritti Tv sul fatturato dei club. Come visto in questo speciale sui fatturati dei primi 20 club europei, in Italia il peso dei diritti televisivi è ancora troppo elevato sul fatturato complessivo dei club. Dalla seguente tabella riguardante gli stipendi dei 20 club di Serie A per la stagione 2012/2013 (fonte La Gazzetta dello Sport, settembre 2012, elaborata da Tifoso Bilanciato) si può capire come nel caso dei primi 5 club i soldi provenienti dalle Tv non riescano nemmeno a coprire il monte ingaggi. Ovviamente, poi, occorre fare dei distinguo perché questi 5 club hanno anche delle entrate commerciali superiori rispetto alle altre squadre (nel caso della Juventus, poi, c'è anche uno stadio di proprietà che a regime porterà 45-50 milioni di euro l'anno).


Insomma, il sistema dei diritti Tv della Serie A grazie alla nuova legge ha portato ad un maggior equilibrio - seppur non proprio ottimale - nella ripartizione delle risorse economiche tra i vari club. La cifra complessiva (REN) è in aumento, segno che il prodotto calcio italiano, nonostante il fuggi fuggi dei principali campioni e una cifra tecnica in deciso calo, mantiene un certo appeal. Il problema ora, riguarda gli incassi da botteghino (stadi di proprietà questi sconosciuti) e le entrate commerciali (sponsor e merchandising). Due voci in cui l'Italia è ancora lontana anni luce dai club degli altri campionati (Premier League e Bundesliga in primis).

Per ulteriori considerazioni rimando allo spazio dedicato ai commenti.

mercoledì, ottobre 24, 2012

Lance Armstrong cancellato - Alcune riflessioni

Fino alla pronuncia di lunedì dell'UCI che ha cancellato tutti i successi di Lance Armstrong dal 1998 al 2005, non mi ero espresso sulla vicenda. Mi ero semplicemente limitato a riportare, prima le anticipazioni del libro di Tyler Hamilton, poi il dossier di 202 pagine con cui l'USADA svelava "il sistema di doping più sofisticato, professionale e riuscito nella storia dello sport".

E' stato detto già molto, perciò mi limiterò ad alcune riflessioni. Non prima, però, di anticipare che nelle prossime settimane pubblicherò un dossier sul doping nello sport professionistico degli ultimi 30 anni. Nel dossier saranno raccolte sentenze, testimonianze e documenti dimenticati dall'opinione pubblica. Questo speciale non avrà nessun secondo fine. L'obiettivo sarà quello di fornire più dati possibili ai lettori di Blog-In affinché possano formarsi un'opinione chiara e documentata sulla catastrofe doping dagli anni '80 ad oggi.

LANCE ARMSTRONG - Sono stato sempre un grande sostenitore e ammiratore di Lance Armstrong. Sia a livello sportivo che umano. Mi sono entusiasmato per le sue imprese al Tour de France (su tutte una cronoscalata sull'Alpe d'Huez e la tappa pirenaica vinta dopo la caduta a inizio salita) e ho sempre voluto credere alla sua onestà. Il suo ritorno al successo dopo aver sconfitto una forma di cancro molto aggressiva era (è) un messaggio straordinario che ha aiutato milioni di persone.
Le prove e le testimonianze raccolte, però, sono schiaccianti. Come ho avuto modo di scrivere, ogni singola pagina del dossier USADA è un pugno nello stomaco per tutti i tifosi del ciclismo e dello sport in genere. Le testimonianze dei compagni di squadra sulle iniezioni di EPO al termine delle tappe sul pullman della squadra mentre fuori centinaia di tifosi festanti aspettavano un autografo e acclamavano i loro idoli è semplicemente raccapricciante. Penso basti questo episodio per descrivere lo sconforto che può assalire qualsiasi appassionato. 
Nel caso di Armstrong, la cosa più impressionante è come la fama, il successo e il denaro siano stati più forti della propria incolumità e salute. Fino a quando non è uscito il dossier USADA non potevo credere che una persona che ha visto la morte in faccia, che ha subito dei devastanti cicli di terapie potesse assumere, una volta tornato alle gare, svariate sostanze dopanti, tutte estremamente pericolose per il proprio corpo. 

MAI POSITIVO AI CONTROLLI. NON PROPRIO - Lance Armstrong si è sempre difeso sostenendo che "in tutte le centinaia di controlli antidoping a cui è stato sottoposto non è mai stato trovato positivo". La cosa non è completamente vera. A parte la positività all'EPO del 1999 riscontrata ex post (2005) con il nuovo metodo elaborato da un laboratorio antidoping francese, ci sono almeno altre 2-3 circostanze dubbie. Lance fu  trovato positivo per uso di testosterone all'inizio del Tour de France 1999 (vedi capitolo 2, paragrafo h, pagina 31 dossier USADA). La soluzione, stando alle testimonianze, fu quella di retrodatare un certificato medico per giustificare l'utilizzo di un medicinale contenente testosterone.
Nel 2001 (vedi capitolo 4, paragrafo d, pagina 51 dossier USADA) secondo le testimonianze di alcuni compagni, fu trovato positivo all'EPO al Giro di Svizzera (vinto alla fine davanti a Simoni). Armstrong avrebbe confidato ai compagni che le cose si sarebbero sistemate e, stando al dossier, nel 2002 si recò presso gli uffici dell'UCI per effettuare una donazione di 100.000$ "per aiutare lo sviluppo del ciclismo". Un responsabile del laboratorio di Losanna ha recentemente ridimensionato l'episodio dicendo che in realtà il controllo fu soltanto "sospetto" ma non "positivo": vedi dichiarazioni.
Altro controllo sospetto fu quello al Delfinato 2002, ma, stando allo stesso responsabile: "The politics of the UCI at that time, if there was such a result involving an important competitor, was to meet them and ask for an explanation. That was their approach to prevention". Da questa frase, se vera, si possono capire molte cose sul sistema e sul fatto che la figura di Armstrong fosse fondamentale per il rilancio del ciclismo dopo gli scandali del 1998. L'UCI ha completamente scaricato l'americano, ma farebbe bene a fornire delle spiegazioni dettagliate su alcune vicende quantomeno poco limpide.
Infine, nei giorni scorsi le dichiarazioni di uno dei massimi esperti mondiali in tema di valori ematici degli atleti. Secondo questo scienziato danese, i valori del passaporto biologico di Armstrong erano assai sospetti nel 2009 (vedi articolo Eugenio Capodacqua).

Per chi non avesse voglia di leggersi tutte le 202 pagine del dossier, consiglio di guardare questo video-documentario (in inglese) della Tv australiana ABC intitolato "The world according to Lance". 



CIO' CHE RESTA - La raccolta fondi di Livestrong e la speranza donata a migliaia di persone malate resteranno per sempre. Certo, Armstrong ha barato, ma allo stesso tempo è stato un punto di riferimento straordinario per tutti i malati di cancro. E' questo uno dei pochi aspetti da salvare in questa vicenda. Gli altri due lasciti riguardano aspetti prettamente sportivi. 
  1. La revoca dei titoli ad Armstrong e la non assegnazione dei 7 Tour de France sono scelte inappuntabili. Andando a scorgere l'ordine d'arrivo di quei Tour de France (ma anche di alcuni precedenti...) si capisce come il doping e l'omertà fossero la regola e l'antidoping un semplice fastidio da aggirare senza particolari problemi. Non c'erano mosche bianche. Il dossier che andrò a pubblicare sul blog sarà eloquente. Armstrong è colpevole, è giusto revocargli tutti i titoli, ma è tutto il ciclismo di quegli anni che va resettato. Chi tra 10, 20, 30 anni guarderà l'albo d'oro del Tour e troverà 7 caselle vuote, o per meglio dire 7 voragini, capirà subito che quello fu un periodo funesto per il ciclismo intero. 
  2. La revoca dei titoli di Armstrong è un messaggio forte anche a chi continuerà a doparsi e a barare (categoria quest'ultima, ahimè, insopprimibile). Anche se superi i controlli post gara potrai sempre essere scoperto, anche a distanza di anni (vale sempre la regola del doping uno o due passi avanti rispetto all'antidoping). Tutto ciò non azzererà i casi di doping - fama, vittorie e denaro fanno gola a tutti - ma servirà da monito e da deterrente. 
FUTURO CICLISMO - Il tweet di Enrico Mentana sulla vicenda Armstrong mi ha molto colpito.


Condivido il pensiero del direttore del Tg de La7, anche se penso che il ciclismo non sia morto. Fra qualche mese, nonostante tutto, sulle strade di Giro e Tour ci saranno decine di migliaia di tifosi. Il vero problema è la credibilità. Serviranno molti anni affinché persone che non seguono questo sport (o che si sono allontanate in questi ultimi anni) possano considerare il ciclismo uno sport pulito e attendibile. La pulizia andava fatta - a fondo - già 15/20 anni fa. Invece si è lasciato che tecnici, dirigenti, medici, preparatori, atleti continuassero a inquinare l'ambiente. Su questo, come detto, l'UCI ha grosse responsabilità. Le confessioni e i pentimenti (con annesse dimissioni) di molti protagonisti di quegli anni sono un bel segnale. Ma l'opera di pulizia non può prescindere da un cambiamento radicale di mentalità e di persone
L'affaire Armstrong è l'ultima occasione per rilanciare questo sport meraviglioso ma dannato, maledettamente dannato.

mercoledì, ottobre 17, 2012

Sky Sport, il problema non è solo la Liga

Si è parlato molto della mancata acquisizione di Sky dei diritti della Liga per la stagione 2012/2013. La polemica ha raggiunto il suo apice lo scorso 7 ottobre con la disputa di Barcellona-Real Madrid. Partita non trasmessa da Sky che, in compenso, ha presentato il quasi concomitante Milan-Inter come la partita dell'anno (per la cronaca è stato uno dei derby più modesti degli ultimi 15 anni: vedi commento di Roberto Beccantini). Sulla pagina Facebook di Blog-In ho condiviso un articolo molto polemico di Dominique Antognoni (come scritto, l'unica cosa su cui  non sono d'accordo è il riferimento ai giornalisti).
Da abbonato Sky non posso che essere deluso per il depauperamento dell'offerta calcio degli ultimi anni: niente più Ligue 1, Russian Premier League, Bundesliga, riduzione dei match di Premier League, Serie B da pagare extra. Il tutto per puntare sempre più sulla Serie A. Scelta inversamente proporzionale al livello tecnico della nostra massima serie. Se a questo si aggiunge il caro abbonamento, risultano comprensibili proteste e disdette.

Propongo tre riflessioni su scelte editoriali e qualità dei programmi Sky.

1. Discorso Liga. Qualche benpensante se n'è uscito con un ineffabile "non vedere Getafe-Granada non è una grossa perdita". Basterebbe ricordare soltanto che Barcellona e Real Madrid sono universalmente riconosciute come le due squadre più forti d'Europa e che la Liga è il campionato della nazionale Bi-Campione d'Europa e Campione del Mondo in carica. A chi si ostina a ripetere che la Liga è formata solo da 2 squadre, basterebbe ricordare l'Atletico Madrid (in testa a pari punti col Barcellona) vincitore dell'ultima Europa League e della Supercoppa Europea, le 3 semifinaliste su 4 squadre dell'Europa League 2012 e le 5 vittorie con 3 squadre diverse nelle ultime 9 edizioni di Coppa Uefa/Europa League.
Penso che questi dati bastino a far comprendere il vuoto lasciato dalla mancata acquisizione dei diritti della Liga, al netto delle problematiche economico-editoriali.

2. Nazionali queste sconosciute. Un altro punto negativo dell'offerta Sky Sport è la totale assenza di copertura dei match delle nazionali. In queste ultime due settimane la cosa è apparsa in tutta la sua evidenza. Mentre le altre emittenti (Rai, Mediaset Premium, Sportitalia, Eurosport, senza dimenticare i vari Ard Das Erste, Zdf, Tve, Rtp, ecc.) trasmettevano vari incontri delle qualificazioni a Brasile 2014, Sky proponeva le repliche delle repliche della Serie A, della Champions e della EL. Su Sky Sport 24 lunghissime e stucchevoli discussioni sulla nazionale italiana (immancabile il sobrio "un attacco come quello azzurro non ce l'ha nessuna nazionale al mondo") con riferimenti veloci e piuttosto sommari agli altri match di qualificazione. Che sia mai. Rubare spazio al countdown di Juventus-Napoli (mancano solo 93, 92, 91 ore alla partita dell'anno)  al servizio sulle dichiarazioni di Stramaccioni che ringrazia Moratti che elogia Stramaccioni, promosso dai tifosi perché sembra Mourinho. Considerando che Sky trasmetterà i Mondiali 2014 come broadcaster ufficiale, non proprio il massimo della vita.
Questa mattina, poi, in coda al telegiornale l'annuncio decisivo "ed ora TUTTI i gol dei match di qualificazione di ieri sera". Dove per  tutti si intendono 5 partite 5.
Soluzioni? Per recuperare terreno sul fronte nazionali non servirebbe molto. I diritti di un singolo match di qualificazione non costano cifre spropositate e comunque, se non si possono/vogliono acquistare, c'è sempre la possibilità di acquistare i diritti degli highlights. Creare una trasmissione sullo stile dei post-partita ARD Das Erste (il primo canale tedesco) con commento concentrato ma esaustivo sulla nazionale di casa e successivi highlights di almeno un match per girone con relative classifiche, è un'idea semplice ma assolutamente valida ed efficace. Basterebbe uno studio con uno dei tanti, bravi opinionisti. Un modo per essere - o almeno sembrare - davvero europei, uscendo dall'orticello di casa in cui si coltivano polemiche sull'infortunio di Buffon.

3. Qualità in discesa. Mi rendo conto di essere piuttosto critico nei confronti di Sky. Qualche settimana fa scrissi un post in cui riassumevo la situazione dei diritti televisivi. Confrontando le varie offerte, sostenevo che quella di Sky - nella sua globalità, includendo quindi anche Eurosport ed Espn - era la migliore. Non è una contraddizione. Sky, nonostante il suddetto depauperamento del pacchetto calcio, mantiene il primato nell'offerta, ma, allo stesso tempo, la qualità dei suoi programmi sta progressivamente scemando (nonostante la straordinaria competenza di alcuni commentatori e opinionisti). A parte qualche rara eccezione (servizi di Diego Ponzé su tutti), SkySport24 non è superiore ai notiziari sportivi della Rai. Anzi, questi ultimi hanno una copertura più profonda dei vari sport. Mancano totalmente trasmissioni d'approfondimento sui temi d'attualità (a parte il solito "E' sempre calciomercato" anche a ottobre), per non parlare di programmi che possano quantomeno avvicinarsi al fenomenale "Lo Sciagurato Egidio" di Giorgio Porrà. Insomma, Sky Sport (SkySport24 in primis) sembra essere diventata una mera summa delle varie emittenti private con tutti gli annessi pregi e difetti. Un po' troppo poco.

domenica, ottobre 14, 2012

L'Inchiesta di Repubblica sulla Casta dello Sport. Il clamoroso caso della Federazione Italiana Pentathlon Moderno

A pochi mesi dall'elezione del nuovo presidente del CONI (in lizza Raffaele Pagnozzi e Giovanni Malagò, con il primo in vantaggio), sta suscitando molto clamore l'inchiesta condotta da La Repubblica sulla cosiddetta "Casta dello Sport". Il quotidiano diretto da Ezio Mauro, sia nella specifica sezione del sito (vedi), che nelle edizioni cartacee, ha pubblicato due puntate di questo speciale. In tempi di ristrettezze economiche e di spending review era inevitabile un'indagine sui costi dello sport italiano (finanziato dallo Stato). Come si vedrà dai dati pubblicati, si può dire che, quantomeno, alcune Federazioni farebbero bene a chiarire determinate spese.
La Repubblica parte da un dato: il CONI riceve dal Tesoro 408,9 milioni di euro l'anno (bei tempi quelli dell'autofinanziamento tramite Totocalcio...) ma solo la metà è destinata ad attività sul campo. Il resto serve a far funzionare la macchina: rimborsi spese, dirigenze e rappresentanza. Repubblica si è presa la briga di andare più a fondo, cercando di capire in che modo le singole Federazioni Sportive gestiscono questi conferimenti. Impresa tutt'altro che semplice vista la difficoltà di reperire alcuni bilanci o, in determinati casi, la genericità di alcune voci di spesa.
Da tener presente che il CONI è un ente pubblico, mentre le singole Federazioni sportive hanno natura privata (seppur svolgano anche attività di tipo pubblicistico).

FEDERAZIONE PENTATHLON MODERNO (FIPM) - Il caso della Federazione Italiana Pentathlon Moderno è clamoroso. Pubblico l'estratto dell'articolo di Repubblica (vedi pezzo completo):

La Federazione italiana di pentathlon moderno (FIPM) non ha mai pubblicato né il bilancio né il nuovo statuto (modificato da quasi un anno e inviato solo in questi giorni al Coni per l'approvazione). Nessuna delle società li ha mai richiesti, a parte l'Athlion. Buona parte di queste società sono infatti società fantasma, create ad hoc dalla federazione stessa per assicurare i voti all'attuale presidente, Lucio Felicita, in carica dal 1996. Quell'anno infatti lo statuto venne modificato per concedere diritto di voto a ogni società con almeno un atleta che avesse partecipato almeno a una gara. Dal bilancio che siamo riusciti a trovare, la federazione nel 2011 ha ricevuto 2,9 milioni di euro dal Coni, di cui ne ha spesi 2,3. "In Italia ci sono circa 140 società per un totale di 300 tesserati. Assurdo. Decine di queste società sono di Pesaro, la città di Felicita" dice Gianni Caldarone, tecnico Fipm ed ex azzurro. "E proprio a Pesaro dovrebbe sorgere il futuro "centro di pentathlon moderno" con una piscina da 25 metri senza tribune, con una sala scherma con solo 4 pedane che diventa anche palestra di tiro. Peccato che la sala sia al secondo piano dell'edificio, quindi è impossibile fare la prova di combined (corsa e tiro). Mancano la foresteria, il campo da equitazione e un percorso intorno per la corsa, in compenso ci sono il centro estetico e il ristorante. L'impianto sarà gestito da una società sportiva, sicuramente una delle 14 riconducibili al presidente". Solo il progetto è costato 230mila euro, spesa finita nel 2008 e 2009 sotto la voce "incarichi studio e ricerca" (143mila euro), nel 2010 e 2011 sotto la voce "immobilizzazioni" (106mila euro). La spesa preventivata è di 7 milioni, ma il mutuo richiesto al credito sportivo è di 7,5 milioni. Tanto per fare cifra tonda. "La federazione per finanziare questo progetto risparmia sugli atleti e gli impianti" continua Caldarone. "Ci sono 307mila euro per le trasferte e i soggiorni quando gli atleti della nazionale viaggiano in pulmino di notte per risparmiare sull'aereo; 27mila euro di diarie, quando al massimo solo le 9 promesse olimpiche ricevono 200 euro al mese di rimborso spese dietro pressioni dell'Assipenta, 332mila euro di "prestazioni", ossia i compensi per gli istruttori di nuoto che guadagnano solo 8 euro lorde l'ora, senza contratto. In stage e allenamenti vengono spesi 71mila euro, peccato che si faccia tutto a costo zero nel centro di Roma". Poi ci sono 2.486 euro di corsi mai organizzati, 34mila euro di spese per posta e telefono, una bella bolletta per 16 dipendenti. Solo di gettoni di presenza  del consiglio federale sono stati spesi 37mila euro, oltre 20mila euro di buoni pasto, non per gli atleti. La cosa clamorosa poi è l'"acquisto materiali sportivi" quando agli atleti nazionali in quattro anni è stato dato poco o nulla in tal senso. "Il centro federale di Montelibretti è completamente lasciato a se stesso eppure assorbe 534mila euro di manutenzione ordinaria" dice il tecnico, "non è stato neanche riparato il lampione abbattuto nel 2008 dal temporale e che però ha fatto lievitare la spesa di manutenzione da 300mila euro del 2007 a 607mila del 2008. E non si è lesinato sul cambio delle autovetture di "servizio" e sulle spese di "rappresentanza"". E che dire degli spiccioli? Le "altre spese" sfiorano quota 100mila euro. Però il presidente Felicita non percepisce neanche un euro. O almeno nel bilancio non figura.

FEDERTENNIS (FIT) E FEDERNUOTO (FIN) - Nella seconda puntata dell'inchiesta, Repubblica si è occupata di 2 Federazioni tra le più importanti: FIT e FIN. Per la Federazione Italiana Tennis, fari puntati sulla gestione del canale Supertennis Tv (vedi). Per quanto riguarda la Federazione Italiana Nuoto, invece, il dato principale è la grande genericità delle voci di bilancio. Moltissime e ingenti "spese generali", altrettante "spese varie" per la seconda Federazione più finanziata dal CONI (10,5 milioni di euro nel 2011).  Vedi articolo completo

FIDAL, DANZA SPORTIVA, PUGILATO, PALLAMANO, SQUASH - La terza puntata dell'inchiesta di Repubblica si sofferma sulla FIDAL, terza Federazione per conferimenti ricevuti dal CONI (8,2 milioni di euro nel 2012). Interessante l'approfondimento su strutture e borse studio degli atleti. Si parla poi di altre Federazioni. In particolare nel caso della Pallamano (FIGH, Federazione Italiana Gioco Handball) riemerge il problema delle società fantasma. 

Proprio oggi, domenica 14 ottobre, è stato rieletto presidente FIN il senatore della Repubblica Paolo Barelli. Sull'elezione odierna segnalo un editoriale molto interessante di Marcel Vulpis, direttore di Sporteconomy.it. Vulpis si sofferma sui programmi (?) dei tre candidati alla presidenza e lancia una sfida per il 2016...

sabato, ottobre 13, 2012

"Perle di Sport" - Su Rai Sport i filmati originali dello Sport in Tv

Pietro Mennea agli Europei di Roma '74
Qualche mese fa inaugurai sul Blog la rubrica "Amarcord - Emozioni del passato" in cui rivisitai con articolo e filmato originale alcuni dei momenti più belli dello sport azzurro. Da Pantani a Tomba, da Bugno a Chechi, passando per il Settebello a Barcellona '92, Pantani al Tour '98, Baldini ad Atene '04 e terminando con la staffetta dello sci di fondo a Lillehamer '94. A distanza di qualche anno, le emozioni di quelle straordinarie imprese sportive sono ancora nitidissime.
Rai Sport, grazie al minuzioso lavoro dell'amico Pino Frisoli (vedi blog La Tv per Sport), dal 2 settembre 2011 trasmette la trasmissione "Perle di Sport". Una serie di filmati originali di grandi eventi sportivi più o meno recenti, ma anche di trasmissioni e rubriche che a loro modo hanno segnato un'epoca (ad es. Eurogol). Un'occasione imperdibile per tutti gli appassionati per rivivere le emozioni del passato attraverso le voci di alcuni giornalisti e telecronisti che hanno legato in modo indissolubile il loro nome ad un determinato sport (vedi Adriano De Zan per il ciclismo). 
Sottolineo anche come Pino Frisoli sia insieme a Massimo De Luca l'autore del libro "Sport in Tv" recensito su questo blog (vedi).

Ecco il palinsesto completo di Rai Sport (canali 57-58 digitale terrestre, 227 e 228 di Sky) con il relativo evento. Ce n'è davvero per tutti i gusti. Prossimamente ci saranno ulteriori..."Perle di sport". 


PROGRAMMAZIONE STORICA RAI SPORT 2 
SETTIMANA  28 GENNAIO - 3 FEBBRAIO

(N.B. la programmazione è soggetta a variazioni per il protrarsi dei programmi precedenti o per l'inserimento di nuovi eventi non previsti. Per tutti gli aggiornamenti vedi il sito http://pinofrisoli.blogspot.com o consulta la pagina 519 del televideo Rai).

  • Lunedì 28 gennaio

    12.15-12.40, Perle di sport, puntata 260, sci, slalom speciale Tignes 1994
    12.40-13.10, Domenica sprint del 24 dicembre 1978
    13.05-14.15, La Domenica Sportiva del 27 luglio 1980
    14.05-14.35, 90° minuto del 28 gennaio 1979
    22.30-23.45, Perle di sport, puntata 298, Formula Uno, Gp di San Marino 1981
    23.45-00.25, Un anno di ciclismo 1963
    00.25-00.55, Perle di sport, puntata 293, ippica, gli "Amerique" di Varenne



  • Martedì 29 gennaio

  • 12.00-12.45, La Domenica Sportiva del 20 aprile 1980
    12.45-13.15, Perle di sport, puntata 240, calcio, Ramon Diaz, i suoi gol nell'Inter
    15.00-15.30, La Domenica Sportiva del 14 giugno 1970
    15.30-17.10, Calcio, Austria-Italia dell'8 giugno 1974
    17.10-18.20, La Domenica Sportiva del 4 aprile 1976
    18.20-19.15, La Domenica Sportiva del 25 novembre 1979
    22.30-22.40, Perle di sport, puntata 225, ciclismo, Mondiale 1975, servizio della Domenica Sportiva
    22.40-00.10, La febbre della velocità, documentario
    00.10-00.25, Perle di sport, puntata 285, sci, Alessandro Casse, l'uomo-jet



  • Mercoledì 30 gennaio

    11.20-12.05, Un anno di sport 1973
    12.05-12.30, Perle di sport, puntata 232, calcio, Aldo Maldera, terzino goleador
    12.30-13.20, La Domenica Sportiva del 6 settembre 1970
    15.05-15.30, Domenica sprint del 10 aprile 1977
    15.30-17.25, Perle di sport, puntata 300, ciclismo, Giro d'Italia 1961
    17.25-18.25, La Domenica Sportiva del 9 maggio 1976
    20.20-20.40, Perle di sport, puntata 293, ippica, gli "Amerique" di Varenne
    20.40-21.45, La Domenica Sportiva del 25 novembre 1979
    22.45-23.30, La Domenica Sportiva del 29 marzo 1970
    23.30-00.30, Perle di sport, puntata 286, pugilato, l'epopea di Nino La Rocca
    00.30-1.20, Mundial 78 del 16 giugno 1978


  • Giovedì 31 gennaio

  • 9.55-10.40, La Domenica Sportiva del 23 luglio 1978
    15.00-15.30, Sportsera del 30 agosto 1978
    15.30-17.05, Perle di sport, puntata 284, la Vuelta 1999
    17.05-18.15, Tv stadio, Pelè e Cruijff, programma ideato e condotto da Paolo Valenti, puntata del 29 luglio 1985
    20.05-20.35, Perle di sport, puntata 288, ciclismo, Giro d'Italia 1963
    22.30-23.15, Un anno di sport 1973
    23.15-00.05, Perle di sport, puntata 275, ciclismo, Parigi-Roubaix 2006
    00.05-1.00, La Domenica Sportiva del 9 maggio 1976


    Venerdì 1 febbraio

  • 10.00-11.15, Un anno di sport 1972
    13.10-13.45, Memoria Rai Sport
    16.56-17.25, Perle di sport, da definire
    17.25-17.40, Perle di sport, puntata 271, calcio, Paul Gascoigne, genio e sregolatezza
    17.40-18.15, Perle di sport, puntata 252, sci, Crans Montana 1998, Tomba fa cinquanta
    20.05-20.40, Perle di sport, puntata 259, sci slalom speciale Chamonix 1994
    21.45-23.40, Perle di sport, puntata 300, ciclismo, Giro d'Italia 1961
    23.40-00.00, Perle di sport, da definire



  • Sabato 2 febbraio

  • 11.30-11.45, Perle di sport, puntata 195, tennis, McEnroe e Wimbledon
    13.10-13.30, Perle di sport, puntata 287, calcio, le "goleade" della Lazio di Zeman
    14.30-14.45, Perle di sport, puntata 241, calcio, Alexander Zavarov, uno zar alla Juventus
    14.45-15.00, Perle di sport, da definire
    17.40-17.55, Perle di sport, puntata 285, sci, Alessandro Casse: l'uomo-jet



  • Domenica 3 febbraio
  • Programmazione storico sportiva da definire