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GIRO D'ITALIA 2013

Il percorso, le tappe, le altimetrie, le salite del Giro d'Italia 2013. Approfondimenti sulle frazioni più importanti, commenti e analisi su squadre, protagonisti e copertura Tv-Media. (foto by Sirotti - Stephill.tv)

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CALENDARIO CICLISMO 2013

Tutte le date del calendario ciclistico World Tour 2013. Dalle prime corse stagionali in Australia, alle Grandi Classiche di primavera, dalle Corse a tappe sino al Lombardia. Senza dimenticare i Mondiali italiani: appuntamento a Firenze a fine settembre. (foto by Sirotti - Stephill.tv)

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sabato, settembre 29, 2012

Pronostici Serie A 2012/2013 - 6a Giornata (29-30 ottobre)

Dopo diverso tempo riprende la rubrica dedicata ai Pronostici della Serie A. Il primo appuntamento stagionale riguarda la 6a partita del 2012/2013 in programma tra sabato 29 e domenica 30 ottobre. La partita clou è ovviamente Juventus-Roma. Molto interessanti anche Parma-Milan, Sampdoria-Napoli e Inter-Fiorentina. In particolare, il posticipo di domenica a San Siro darà delle indicazioni molto interessanti sulla corsa al terzo posto (dando per scontato che Juventus e Napoli siano una spanna sopra alle altre). In coda si gioca un match già molto delicato tra Palermo e Chievo. 
Ecco i pronostici della 6a giornata della Serie A 2012/2013:

PARMA-MILAN (sabato ore 18:00) GOL
JUVENTUS-ROMA (sabato ore 20:45) 1/OVER
UDINESE-GENOA (domenica ore 12:30) GOL
ATALANTA-TORINO 1X/UNDER
BOLOGNA-CATANIA 1X/UNDER
CAGLIARI-PESCARA 1/1H/OVER 1.5
LAZIO-SIENA 1/NO GOL
PALERMO-CHIEVO UNDER
SAMPDORIA-NAPOLI UNDER
INTER-FIORENTINA (domenica ore 20:45) X2/UNDER

giovedì, settembre 27, 2012

Milano-Torino 2012: la vittoria di Contador a Superga (video)

Ieri si è disputata dopo un'assenza di 4 anni la Milano-Torino, corsa di grande storia e tradizione. I media hanno discretamente snobbato l'evento (la Rai ha trasmesso una sintesi in serata) nonostante il campo partenti di ottimo livello e la spettacolarità del percorso voluto da RCS (arrivo sul Colle di Superga). In attesa del Giro di Lombardia di sabato prossimo (vedi percorso e altimetria), un bell'antipasto per saggiare la condizione di alcuni dei possibili protagonisti della Classica delle foglie morte. A imporsi è stato un sontuoso Alberto Contador, alla prima vittoria in una Classica in linea. Lo spagnolo, nonostante la stanchezza post Vuelta e Mondiali e i 2,4kg, ha staccato tutti sul Colle di Superga, precedendo un ottimo Diego Ulissi. Un segnale importante in vista del Lombardia dove, tempo permettendo, potrebbe esserci una pirotecnica sfida tra il neo campione del mondo Philippe Gilbert e lo stesso Contador (ma i pretendenti al successo sono molti, a cominciare da Uran, trionfatore nell'odierno Giro del Piemonte, alias Gran Piemonte).

Per chi non avesse avuto modo di vedere la corsa, ecco il video della Milano-Torino 2012 con gli ultimi 5km di corsa (seconda e ultima scalata del Colle di Superga):

domenica, settembre 23, 2012

Giro di Lombardia 2012 - Percorso, Altimetria, Favoriti e Diretta Tv

A 6 giorni dal Mondiale di Valkenburg 2012 vinto meritatamente da Gilbert con una straordinaria sparata sul Cauberg, è già tempo di Giro di Lombardia (o semplicemente "Il Lombardia", come da definizione voluta dagli organizzatori di Rcs). Rispetto agli scorsi anni la Classica d'autunno, giunta alla 106esima edizione, si disputa in netto anticipo per far disputare una corsa in Cina (vedi calendario ciclismo 2012).

PERCORSO - Partenza da Bergamo e arrivo a Lecco dopo 251km di corsa. La grande novità del Lombardia 2012 è costituita dal ritorno dopo 50 anni del Muro di Sormano, una delle salite - o sarebbe meglio dire rampe - più dure d'Italia. Prima del Muro, i corridori affronteranno la salita di Valcava (9.6 km con media del 9% e una punta al 18%). Dopo la discesa e un breve tratto in falsopiano arriva la Colma di Sormano. Gli ultimi due km sono quelli del Muro che ha una pendenza media del 15% ma in alcuni tratti viaggia tra il 25 e il 27%. Franco Cribiori, ex corridore, direttore sportivo e commentatore televisivo ha sempre sostenuto che Il Muro è la salita più dura mai affrontata nella sua pluridecennale esperienza. Il problema è che dalla sommità del Muro al traguardo di Lecco mancheranno ancora 80km. Dopo la discesa  si salirà sulla Madonna del Ghisallo (salita breve ma con punte vicine al 15%). Possibile che il gruppo, già selezionato sul Muro, possa assottigliarsi ulteriormente. I successivi 20km di discesa e pianura tra Onno a Oggiono non sono il massimo per chi volesse tentare un attacco sul Ghisallo. Per questo, è molto probabile che come accaduto lo scorso anno, anche il Lombardia 2012 possa decidersi sullo strappo di Villa Vergano (meno di 3km, con il tratto più duro al 14% dopo il bivio dell'Alpino). Dalla cima al traguardo di Lecco mancheranno solo 9.5 km di cui 6.5 in discesa. Anche una quindicina di secondi di vantaggio in cima a Villa Vergano potrebbero bastare per ottenere la vittoria.


FAVORITI GIRO DI LOMBARDIA 2012 - Pubblicherò in settimana un post con la lista completa dei favoriti e delle rispettive quote per scommettere. Sin da ora appare chiaro che, bagordi post Valkenburg permettendo, il grande favorito del Lombardia 2012 sarà Philippe Gilbert, alla prima gara con la maglia di Campione del Mondo sulle spalle e alla ricerca della terza vittoria nella Classica d'autunno. Tra i protagonisti attesi anche Purito Rodriguez, Alejandro Valverde e Vincenzo Nibali. Come successo nel 2011, però, ci sarà spazio anche per sorprese e outsider alla Zaugg.

DIRETTA TV - Come avvenuto nel 2011, la Rai trasmetterà anche quest'anno gli ultimi 100km di corsa in diretta su Rai Sport 2 (collegamento ore 14.00). Su Rai 3, invece, la diretta inizierà alle ore 15.30 (alle 15.45, invece, partirà la diretta di Eurosport). Per chi seguirà la corsa su RaiSport 2, quindi, la possibilità di gustarsi il Muro di Sormano in diretta. 
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Ed ecco il video con gli ultimi km dell'edizione 2011 con la splendida vittoria di Oliver Zaugg.

domenica, settembre 16, 2012

Mondiali Ciclismo 2012 - Favoriti e Quote Scommesse

Nel precedente post di presentazione del percorso della gara dei professionisti dei Mondiali di Ciclismo 2012 in programma domenica 23 a Valkenburg (Olanda), ho solo accennato a quelli che saranno i favoriti. Il percorso è di quelli selettivi con il Cauberg a 1.7km dal traguardo a fungere da ideale trampolino di lancio. I protagonisti più attesi alla vigilia hanno scelto come sempre due strade diverse per la preparazione.Chi ha affinato la condizione alla Vuelta - edizione memorabile - e chi ha preferito disputare le dure e spettacolari gare in Canada.
Su un percorso così nervoso è difficile fare dei pronostici. L'anno scorso il favorito assoluto era Cavendish e Cannonball non tradì le attese. Quest'anno, invece, considerando il percorso nervoso, il lotto dei pretendenti all'iride è molto più ampio. Un ruolo determinante sarà svolto dalle ammiraglie e dalla capacità di lettura tattica dei corridori. Potrebbe risultare decisivo il falso piano successivo al Cauberg. Un fattore da tenere in considerazione, infine, sarà quello meteorologico. 
Secondo i bookmakers - nello specifico Better - il favorito è Philippe Gilbert, apparso rigenerato all'ultima Vuelta dopo un inizio di stagione molto deludente. Quota bassa anche per Peter Sagan, fenomeno assoluto del ciclismo mondiale, ma penalizzato dalla mancanza di una vera squadra a supporto. Chi ha destato un'impressione eccezionale nelle ultime corse è Simon Gerrans, vincitore della Milano-Sanremo 2012. L'australiano, peraltro, è quotato a 15... La Spagna è probabilmente la nazionale di riferimento di Valkenburg 2012. Le due punte sono Alejandro Valverde e Joaquim Purito Rodriguez, spalleggiati da Alberto Contador. I tre campioni iberici, dopo essersi sfidati all'arma bianca sulle strade della Vuelta, se votati alla causa comune possono fare la differenza. Nel Belgio, oltre a Gilbert, ci sarà anche Tom Boonen. Difficile pensare che il vincitore di Fiandre e Roubaix 2012 possa superare nelle gerarchie l'atleta della BMC.
Un duo estremamente interessante sarà quello norvegese. Boasson Hagen e Nordhaug saranno certamente tra i protagonisti. Il limite è quello visto per Sagan: nazionale corta che dovrà appoggiarsi alle squadre di riferimento per controllare la corsa. La Francia schiera due punte come Voeckler e Chavanel, mentre saranno da tenere in considerazione anche Kolobnev e Rui Costa. Pochissime le chance per i padroni di casa dell'Olanda. E l'Italia? Fin qui le nazionali schierate dal ct Bettini, purtroppo, hanno sempre deluso. Certamente il panorama del ciclismo azzurro per le corse di un giorno è abbastanza povero, ma è stata la condotta delle gare disputate in questi anni (Olimpiadi comprese) ad aver lasciato parecchie perplessità. A Valkenburg l'Italia non parte con i favori del pronostico ma su un percorso così complicato ci sono gli spazi per inventare qualcosa. Soprattutto potendo schierare alcuni uomini di buon livello come Nibali, Paolini, Ulissi e soprattutto Moreno Moser. Il giovane portacolori della Liquigas non è nel suo momento migliore di forma (lo era nei giorni olimpici...), ma ha un talento innato e a soli 21 anni può già rientrare tra gli outsider del Mondiale.
Un pronostico? Nell'ordine Gerrans, Valverde o Sagan con una speranza dal cognome importante...

Ed ecco le quote Better dei favoriti del Mondiale di ciclismo di Valkenburg 2012:

GILBERT 3.75
SAGAN 6
VALVERDE 9
RODRIGUEZ 12
GERRANS 15
BOONEN 16
NIBALI 17
BOASSON HAGEN 18
FREIRE 20
MOSER 25
VOECKLER 30
SAMUEL SANCHEZ 30
RUI COSTA 35
VAN AVERMAET 40
CONTADOR 40
CHAVANEL 50
KOLOBNEV 50
PAOLINI 60
NORDHAUG 60
ALBASINI 75
WIGGINS 75
URAN 75
ULISSI 100
HESJEDAL 100
SORENSEN 100
GESINK 100
HENAO 100
WEGMANN 150
BETANCOURT 150
ALTRO 10

sabato, settembre 15, 2012

Le Coppe Europee 2012/2013...com'erano una volta. Studio su come sarebbero le attuali Coppe con le vecchie regole (di Rado il Figo)

Pubblico ora un eccellente studio di Rado il Figo su come sarebbero le attuali coppe europee se fossero ancora in vigore le vecchie regole con la suddivisione tra Coppa Campioni, Coppa UEFA e Coppa delle Coppe. Una risposta basata su dati e regole ai nostalgici qualunquisti, maestri del luogo comune che rimpiangono i tempi andati senza supportare il loro "giudizio" con dati oggettivi. Un lavoro minuzioso che serve anche a ripercorrere l'evoluzione delle regole UEFA per l'accesso alle varie competizioni. Non mancano sorprese e curiosità. Le conclusioni a cui giunge Rado sono molto interessanti e potrebbero far ricredere - o forse no - alcuni giornalisti nostrani.


PREMESSA. Nemmeno il calcio è esente da uno dei più triti luoghi comuni: il rimpianto dei tempi andati. Sempre più persone, infatti, auspicano un ritorno al passato anche nelle coppe europee lamentando che “una volta sì che erano serie: in Coppa dei Campioni andava solo chi aveva vinto lo scudetto, esisteva la Coppa delle Coppe e in Coppa UEFA non andavano tutti come oggi!” e via discorrendo.
Ebbene, ho provato a rendere concrete queste nostalgie vedendo come sarebbe stata la corrente stagione continentale 2012/13 se si svolgesse colle regole di una volta, anche per valutare a ragion veduta se abbia senso o meno rimpiangere le vecchie formule. Il tutto con un occhio particolare alla situazione italiana.

LE COPPE "TRADIZIONALI". Ho quindi analizzato la stagione 2012/13 se fosse stata giocata colle norme del 1980/81. Una stagione scelta non a caso: da lì partono secondo me le coppe comunemente intese come “tradizionali”. Infatti, fino al 1970/71 vi erano solo la Coppa dei Campioni e la Coppa delle Coppe, non gestendo l’UEFA la Coppa delle Fiere, torneo cui non si accedeva per titoli sportivi e come club essendo, in linea di principio, aperto alle rappresentative cittadine delle sedi di fiere internazionali (pur con ampissime eccezioni). Nel 1971/72 nasceva la Coppa UEFA ma fino al 1979/80 il numero di partecipanti per federazione era deciso a tavolino: p.es., Italia, Inghilterra e l’allora Germania Federale iscrivevano sempre e comunque 4 squadre a testa, così come la Spagna 3, mentre Albania, Cipro, Finlandia, Irlanda, Irlanda del Nord, Islanda, Lussemburgo e Malta si dovevano accontentare “a prescindere” di 1 sola rappresentante. Il 1980/81, per l’appunto, è la prima stagione dove hanno efficacia due novità: il ranking UEFA e le teste di serie.
Un confronto con una qualsiasi stagione precedente sarebbe stato… fin troppo semplificato e così avrei finito per non scrivere quasi nulla.

IL RANKING UEFA. Tuttavia sono ricorso a una semplificazione per mere esigenze espositive: ho, infatti, mantenuto nel calcolo del ranking UEFA le regole attuali, leggermente diverse da quelle dell’epoca. Il motivo è facilmente spiegabile: rielaborando il ranking, esso avrebbe inevitabilmente portato a una variazione dei posizionamenti delle federazioni in esso, e ciò avrebbe reso estremamente difficile e complicato cogliere le differenze derivanti dal cambio di formula delle coppe. Un’unica eccezione riguarda il Liechtenstein, considerato “fuori classifica” esattamente come lo era il Galles nel 1980/81 e per lo stesso motivo: la mancata organizzazione di un campionato e la disputa della sola coppa nazionale.

LE TESTE DI SERIE. Quanto sopra applicato al ranking non è stato esteso alle teste di serie, per le quali è utile, ai fini dell’analisi, applicare le norme del 1980/81. Esse sono oggi decise in base al coefficiente di squadra, un indice numerico basato sui risultati del club e della propria federazione nelle ultime 5 stagioni (dal 2007/08 al 2011/12); all’epoca erano assai più semplicemente identificate in chi avesse almeno una volta raggiunto le semifinali nello stesso arco temporale in una delle 3 coppe. In altre parole, era testa di serie chi fra il 2007/08 e il 2011/12 fosse giunto almeno una volta in semifinale in Champions e/o Europa League. A tale fine, nulla valeva quanto fatto in altri tornei ufficiali, come Super Coppa UEFA, Mondiale per Club e Coppa Intertoto (quest’ultima, fra l’altro, non era ancora un torneo UEFA).
Fatti due conti, potenzialmente potevano esserci 40 squadre diverse come teste di serie, nella realtà erano assai di meno potendo un medesimo club aver raggiunto più volte tale traguardo (p.es.: il Barcellona c’è riuscito 5 volte su 5). Inoltre nulla garantiva una loro equa ripartizione fra le tre coppe come avviene oggi.

LE ISCRITTE E I PRIMI RAFFRONTI. Finiti i necessari preamboli, ecco di seguito la tabella che riporta le partecipanti di ogni federazioni, in ordine di ranking.

Con (v) è indicato il vincitore della coppa nazionale, con (f) il finalista e con (l) il vincitore della coppa di lega (per questi ultimi due, l’indicazione è presente quand’è servita come titolo per l’iscrizione alle coppe europee). Le squadre che partecipano alla Champions League sono state scritte in caratteri normali, quelle partecipanti all’Europa League in corsivo; in grassetto sono evidenziate le teste di serie secondo i criteri 1980/81. Sottolineate sono evidenziate alcune squadre che riguardano dei casi speciali che saranno spiegati più avanti.
Già visivamente si nota come un altro luogo comune sulle coppe corrisponde a realtà: la Coppa delle Coppe era considerata la coppa minore abbastanza a ragione. Colla riforma del 1999/2000 la Champions League è diventata in concreto l’unica coppa europea, relegando la Coppa UEFA (ora Europa League) a una posizione di secondo piano. Ebbene, basta dare un’occhiata alla tabella e si nota come solo 4 squadre, su 15 massime possibili, che oggi farebbero la Champions, colle regole del 1980/81 avrebbero disputato la Coppa delle Coppe. Pur essendovi presenti 2 grandi nomi quali Barcellona e Bayern Monaco, il riscontro non può che avvalorare il luogo comune predetto.
Conseguentemente prende sostanza anche l’altra comune osservazione che la Champions League “allargata” abbia finito per fagocitare ogni interesse sminuendo il valore tecnico della seconda coppa rimasta: infatti, si può notare che 19 delle 64 iscrivibili alla vecchia Coppa UEFA (poco meno del 30%), oggi disputerebbero la Champions.

Passo ora ad analizzare ogni singola coppa “old style”
LA COPPA DEI CAMPIONI. L’unico titolo per parteciparvi era essere campione nazionale; tuttavia il detentore che non avesse vinto anche il proprio campionato, poteva essere iscritto su richiesta della sua federazione. La sua partecipazione non era, quindi, automatica come oggi (e come lo è dal solo 2006/07, a dire il vero).
La formula era interamente strutturata sull’eliminazione diretta con gare di andata e ritorno (niente gironi), con eventuale turno preliminare, sedicesimi, ottavi, quarti, semifinali e finale, quest’ultima l’unica giocata in sfida singola.
Essendo il lotto d’iscritte pari a 53, compreso il detentore Chelsea incapace di primeggiare anche in Premier League (anzi, per tale via non sarebbe stato iscrivibile nemmeno all’attuale Champions a dire il vero), sarebbe stato necessario disputare un turno preliminare prima dei sedicesimi con ben 42 club coinvolti. Qui entravano in scena le teste di serie coi loro esigui, seppur non “leggeri” nell’ottica del tempo, vantaggi: infatti, il loro uso, che ne vietava l’accoppiamento nei sorteggi, era limitato ai soli sedicesimi di finale. Tuttavia erano anche di diritto esentate dal turno preliminare: nell’ipotesi scolastica che ci fossero più teste di serie che squadre “esentabili”, un sorteggio decideva chi fra le teste di serie partiva dal primo turno assieme al detentore (se presente). Nel nostro caso le esentate erano 11 e le teste di serie solo 5 (Chelsea, Real Madrid, Porto, Zenit e Šachtar), pertanto un sorteggio decideva le 6 non teste di serie che non avrebbero preso parte al turno preliminare. Attenzione che a questo fine, tutte le 48 non teste di serie partivano per così dire alla pari, nulla valendo la posizione della propria federazione nel ranking UEFA: guardando a noi, la Juventus aveva lo stesso valore e peso non solo di Manchester City, Borussia Dortmund, Ajax e Anderlecht, ma anche di Valletta, Lusitans o Dudelange, e quindi avrebbe potuto tranquillamente affrontare i Citizens nel preliminare e le Merengues al 1° turno.
Inoltre non bisogna dimenticare che non esistevano i ripescaggi (assoluto obbrobrio sportivo, se m’è consentito): chi era eliminato nel turno preliminare, terminava lì la sua stagione europea e non la continuava nella Coppa UEFA.

Lazio 1999, vincitrice dell'ultima edizione della Coppa Coppe
LA COPPA DELLE COPPE. Quanto detto per la Coppa dei Campioni valeva per la Coppa delle Coppe, con pochissime differenze. Una di queste era il titolo per partecipare, essendo il torneo aperto ai vincitori della coppa nazionale; tuttavia, in loro assenza, per qualsiasi motivo dipendente (solitamente perché già iscrivibili alla Coppa dei Campioni), potevano essere sostituiti dai finalisti. La federazione del detentore aveva però la possibilità di iscrivere 2 squadre, così scelte:
a) detentore e vincitore della coppa nazionale;
b) vincitore e finalista della coppa nazionale, se il primo era anche il detentore;
c) detentore e finalista della coppa nazionale, se il vincitore era assente;
al di fuori di questi tree casi, la partecipazione era limitata, come per le altre, ad una sola rappresentante (o il detentore o il vincitore di coppa nazionale o il finalista).
Anche qui le partecipanti sarebbero state 53: non esiste più la Coppa delle Coppe, e quindi non può esservi un detentore nel 2012/13, tuttavia questa sarebbe stata l’unica manifestazione cui partecipava il Liechtenstein, e da qui il totale di partecipanti uguale a quello di Coppa dei Campioni. Analogamente, sarebbe stato necessario un turno preliminare a 42 squadre, da cui erano esentate le 4 teste di serie (Liverpool, Barcellona, Bayern Monaco e Olympique Lyonnais) e 7 non teste di serie scelte per sorteggio. La rappresentante italiana, il Napoli, avrebbe avuto gli stessi problemi della Juventus: non era testa di serie (come visto, nulla avrebbe contato l’affermazione nell’Intertoto 2008) e quindi poteva sia dover affrontare il preliminare sia dover subire accoppiamenti terribili. Rispetto ai bianconeri, i partenopei avrebbero avuto il vantaggio che, tolte le teste di serie e Fenerbahçe, Rubin e PSV, il resto del lotto non era così temibile: solo Copenaghen e Crvena zvezda (Stella Rossa) hanno un pallido sentore di pericolosità, mentre non avrebbero dovuto preoccupare i vari Academica, Metalurh, Hearts, Sigma o Ried.

LA COPPA UEFA. Qui finalmente entrava in scena il ranking UEFA: il torneo, infatti, contava obbligatoriamente 64 partecipanti e ogni federazione poteva iscriverne un numero diverso che dipendeva dal suo ranking. Per la precisione:
a) le federazioni dal 1° al 3° posto, 4 squadre a testa;
b) le federazioni dal 4° all’8° posto, 3 squadre a testa;
c) le federazioni dal 9° al 21° posto, 2 squadre a testa;
d) le federazioni dal 22° al 32° posto, 1 squadra a testa.

Le iscritte erano scelte fra le meglio piazzate in campionato non partecipanti alle altre due coppe; le federazioni che potevano iscrivere almeno 2 squadre avevano la possibilità di inserire (sempre nei limiti consentiti) il vincitore della coppa di lega. Il detentore non iscrivibile via tornei nazionale a nessuna coppa europea, poteva prendere parte alla Coppa UEFA su richiesta della propria federazione e a discapito della seconda rappresentante della 21ª federazione.
Una prima osservazione: se nel 1980/81 le federazioni qui attive erano 32 (il Galles, come detto, era tenuto fuori classifica), nel 2012 sono lievitate a 52 (è “entrato” il Galles ma è fuori il Liechtenstein). La suddivisione predetta, tuttavia, non è una mia semplificazione ma quanto applicato concretamente dall’UEFA quando si trovò a dover affrontare l’esplosione del numero di federazioni dovuta principalmente (ma non solo) alle note vicende politiche che stravolsero l’assetto politico dell’Est. Nel 1992/93, infatti, la confederazione europea decise di… lasciare le cose come stavano e limitare alle prime 32 federazioni l’accesso alla Coppa UEFA; perciò chi occupava le posizioni dalla 33ª in giù (pur con delle eccezioni ad hoc) doveva limitarsi a partecipare solo a Coppa dei Campioni e Coppa delle Coppe. Nel 1994/95 l’UEFA allargò la partecipazione fino alla 36ª federazione e solo nel 1996/97 fu concesso a tutti di avere almeno 1 squadra in Coppa UEFA.
Tornando a noi, si sarebbero avuti club fino all’Ungheria e tanti saluti alle rimanenti 20 federazioni sottostanti i magiari (fra cui le due Irlanda, la Slovenia e la Slovacchia); l’Italia, 4ª nel ranking, avrebbe iscritto 3 squadre, cioè la seconda, terza e quarta del campionato (Milan, Udinese e Lazio).
La Coppa UEFA, rispetto alle due “sorelle”, prevedeva un turno in più ed anche la finale era giocata con gare di andata e ritorno. Le teste di serie erano 9: Manchester United, Arsenal, Valencia, Atlético Madrid, Schalke, Benfica, Braga, Sporting e Dynamo Kiev. Essendo il numero di partecipanti fisso a 64, non c’era alcuna necessità di turni preliminari. Il sorteggio della UEFA era (ed è) sempre assai manipolato allo scopo principale d’evitare derby. Pilotaggio che prendeva corpo nella suddivisione delle 64 iscritte in 8 gruppi da 8 club l’uno, composti da squadre di 8 diverse federazioni e colle teste di serie il più possibile equamente distribuite (nel nostro caso, sette gruppi con 1 testa di serie e uno con 2), dai quali estrarre i relativi 4 accoppiamenti. I criteri per la composizione degli 8 gruppi erano discrezionali per cui è impossibile cercare di immaginare quali potessero essere nel nostro caso. Da ricordare che le teste di serie non sarebbero più state usate dai sedicesimi in poi, anche se fino agli ottavi il sorteggio prevedeva ugualmente la preliminare composizione dei gruppi da 8 squadre.

VISIONE D'INSIEME. La domanda spontanea che nasce guardando l’Italia credo sia la seguente: “E l’Inter?”. Ebbene sì; pur essendoci una coppa in più (la Coppa delle Coppe), le partecipanti totali e (quasi) per singola federazione sono di meno. Utilizzando il ranking e dividendo le federazioni per blocchi, si può quantificare quante squadre mancano all’appello e spiegarne i motivi.
Le federazioni dal 1° all’8° posto hanno 1 squadra in meno: l’UEFA per il 1997/98 ammise alla Champions League anche le seconde classificate delle prime 8 federazioni, seppur in base al ranking del quinquennio successivo (ponendo ad es. la corrente stagione 2012/13, mentre i posti in Coppa UEFA erano decisi dal ranking 2006/11, le 8 seconde in Champions dipendevano dal ranking 2007/12). Tuttavia, la “promozione” delle seconde non avvenne a scapito del contingente della federazione interessata in Coppa UEFA, che rimase inalterato, per cui le prime 8 federazioni ebbero alla fine 1 squadra in più in totale nelle coppe (quella che ora verrebbe a mancare).
Anche le federazioni dal 10° al 15° posto hanno 1 squadra in meno: coll’introduzione dell’Europa League avvenuta nel 2009/10, l’UEFA decise anche di cancellare la Coppa Intertoto, che nell’ultima versione vedeva un’iscritta per federazione (esclusi Andorra, Liechtenstein e San Marino, che non vi partecipavano “di diritto”). Per compensare questa decurtazione, l’UEFA decise di aumentare d’un’unità il contingente delle singole federazioni in Europa League rispetto alla Coppa UEFA, ma solo per le federazioni dal 9° al 15° posto (quella che ora viene a mancare) e dal 22° all’ultimo.
Le federazioni dal 16° al 21° posto, invece, conservano lo stesso numero d’iscritte totali, non avendo beneficiato della squadra supplementare nel 2009/10 come appena illustrato.
Le federazioni dal 22° al 32° posto ritornano a perdere 1 squadra, per gli stessi identici motivi di quelle dal 10° al 15° posto.
Le federazioni dal 33° al 50° posto perdono invece 2 squadre: la prima è la squadra “ex Intertoto” di cui sopra, la seconda è invece la rappresentante in Coppa UEFA cui non avevano diritto, come vitsto, fino al 1996/97 (ovvero 1994/95 per quelle dal 34° al 36° posto).
Infine le ultime due federazioni hanno 1 sola squadra in meno: nel 2010/11 l’UEFA decise di considerare Andorra e San Marino come federazioni a tutti gli effetti (fino alla stagione precedente, potevano iscrivere solo il campione nazionale in Champions e il vincitore della coppa in Europa League, essendo, di fatto, escluse dal ranking) e per bilanciare tale nuovo status, alle peggiori due formazioni fu tolta una rappresentante in Europa League (quella che ora viene a mancare).
La federazione al 9° posto è letteralmente un caso a parte, venendole a mancare 2 squadre: col passaggio all’Europa League, come anticipato, essa non solo beneficiò del recupero della propria rappresentante persa nell’abolito Intertoto ma, unica fra tutte, le fu aggiunta un’ulteriore rappresentante sempre in Europa League, e sono quindi queste le 2 squadre che ora le mancano.
In realtà i Paesi Bassi hanno 3 squadre in meno: oltre alle 2 suddette, è assente anche la partecipante per il fair play, titolo inesistente nel 1980/81, circostanza che l’accomuna con Norvegia e Finlandia (anch’esse con 1 squadra in meno “supplementare” rispetto al blocco di appartenenza). A completare l’analisi, l’Inghilterra, capoclassifica, rimane col contingente numericamente inalterato avvalendosi della partecipazione del detentore Chelsea alla Champions.

PER NOI UNA VOLTA ERA VERAMENTE MEGLIO. Se qualcuno colle regole del passato se ne starebbe oggi a casa, c’è qualcun altro che invece… subisce il destino inverso. Chi, dunque, gradirebbe veramente il ritorno al passato dato che il presente gl’impedisce di gareggiare in ambito europeo? Si tratta delle squadre sottolineate in tabella; non tantissime, appena 2 a dire il vero: AEK Atene e Rangers, oggi esclusi dalle coppe per il mancato rilascio della licenza UEFA per motivi economici (gli scozzesi hanno pure subito una retrocessione di 3 serie, dovendo ripartire dai loro dilettanti). Nel 1980/81, però, valeva il solo titolo sportivo per cui i due club citati avrebbero tranquillamente preso parte alla Coppa UEFA. Anche Derry City (Irlanda), Győri (Ungheria) e Neath (Galles) sono per analoghi motivi oggi esclusi dalle coppe, alle quali non avrebbero però potuto partecipare nemmeno colle regole del 1980/81, dato il minor numero di partecipanti ammesso.
Besiktas (Turchia) e Sigma (Repubblica Ceca) sono invece fuori a causa di una squalifica UEFA per illeciti sportivi consumati nei loro tornei nazionali, e quindi sarebbero state esclusi anche nel 1980/81.

CONCLUSIONIIl ritorno al passato, per l’Italia, a parità di… ranking e risultati passati, si tradurrebbe in un potenziale bagno di sangue: avrebbe una squadra in meno in lizza (svantaggio in cui è in buona compagnia, come visto, e nemmeno nella versione peggiore) e soprattutto, non contando alcuna testa di serie, le sue portacolori sarebbero tutte a rischio precoce eliminazione, potendo essere tranquillamente abbinate alle attuali potenze europee, e per Juventus e Napoli addirittura già a livello di preliminari.
Queste considerazioni faranno ritornare sui loro passi i “nostalgici” nostrani? Certo, una risposta affermativa, dovrebbe far riflettere sul senso di lamentarsi senza aver prima inquadrato al meglio i fatti ma non bisogna dimenticare che fra gli esponenti del calcio parlato paradossi similari sono all’ordine del giorno. Ricordo solo che fra i “nostalgici” vi è Italo Cucci, da sempre contrario alla Champions com’è oggi, in particolare delle fasi a gironi, tanto da considerare solo i turni dagli ottavi in poi la “vera” coppa, salvo poi inveire contro chi ha “permesso” all’APOEL di giungere fino ai quarti la passata stagione, trasformando la Champions in una “Coppa del Nonno”.

Rado il Figo

giovedì, settembre 13, 2012

Le nuove maglie della Nazionale Italiana di Rugby firmate adidas

Da oggi, giovedì 13 settembre 2012, il rugby italiano veste adidas, e lo farà fino al 2017. E per la prima volta la divisa della FIR sarà completamente azzurra: maglia, pantaloncini e calzettoni. Presenti al lancio gli atleti azzurri Mirco Bergamasco, Tommaso Benvenuti, Simone Favaro, Giulio Toniolatti, Alberto Sgarbi, Edoardo Gori. Per sostenere il lancio della nuova maglia, adidas ha presentato la piattaforma di comunicazione “voci del rugby” che darà la possibilità a tutti gli appassionati dello sport azzurro di far sentire la propria voce e realizzare il mantra del rugby italiano.

LA NUOVA MAGLIA
Design - La novità è rappresentata dal “total color” azzurro e dalle tre strisce platino che ruotano intorno alla spalla per maggiore visibilità in ogni fase del gioco. Il colletto è bianco con la bandiera italiana ricamata sul retro e il logo è quello ufficiale FIR che ritorna sulle maglie dopo molti anni. 

TECNOLOGIE
ForMotion™ - Attraverso l’inserimento di tessuti tridimensionali ed elastici si adatta perfettamente al corpo dell’atleta e migliora la vestibilità della maglia allo scopo di ottimizzare i movimenti e la comodità, aumentando la libertà di azione.
ClimaCool™ - Assicura migliore traspirabilità e consente di mantenere una temperatura corporea ideale anche sotto sforzo.

Ed ecco il video con la presentazione delle nuove maglie della nazionale italiana di rugby:


CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE “VOCI DEL RUGBY”
Per il rugby italiano è arrivato il momento di far sentire la propria voce ed è questo il punto di partenza di un progetto di comunicazione declinato su TV, Internet, Mobile, oltre agli altri media tradizionali. Le voci del rugby sono le voci dei giovani che si avvicinano a questo sport per la prima volta o lo praticano da anni, ma anche di chi pratica altri sport. Le voci sono state raccolte attraverso interviste e oggi le ritroviamo all’interno della campagna televisiva. Ma questo sarà solo il punto di partenza. Le voci saranno raccolte attraverso un sito web e un’applicazione per smartphone.

TV - Lo spot televisivo ha per protagonisti molti giocatori della nazionale di rugby, tra cui Mirco e Mauro Bergamasco, Sergio Parisse, Gonzalo Canale, Tommaso Benvenuti, Martin Castrogiovanni e un gruppo di ragazzi che pratica il rugby. Non ci sono attori, ma solo sportivi, e le voci fuori campo sono state raccolte all’interno di cinque scuole rugby dal nord al sud d’Italia, dove abbiamo incontrato i ragazzi e li abbiamo intervistati. La colonna sonora è di DumBlonde, una dj che ha mixato suoni veri dal campo da gioco, creando un brano coinvolgente e in linea con le tendenze musicali più all’avanguardia. Per lei anche un cameo nello spot insieme a 2 stelle dello sport italiano, oltre che testimonial adidas: Daniele De Rossi e Danilo Gallinari.
Ed ecco il video con lo spot televisivo della campagna "voci del rugby":


SITO vocidelrugby.com – Accedendo al sito, tutti quelli che amano il rugby avranno la possibilità di registrare un messaggio e pubblicarlo in uno speciale “stadio delle voci”, accessibile anche da facebook e da una mobile app sviluppata per iPhone e Android. Le frasi più belle andranno ad aggiungersi a quelle già presenti nello spot, per creare una versione estesa del brano: un vero e proprio “mantra”, che verrà suonato in occasione dei prossimi impegni della nazionale. Su vocidelrugby.com si potranno ascoltare anche tutti i contributi audio raccolti nelle squadre giovanili che non hanno trovato spazio nello spot.
Le voci dello spot televisivo sono dei ragazzi di cinque scuole rugby italiane. Le frasi esprimono in un linguaggio moderno e contemporaneo valori e aspetti del rugby di sicuro interesse. Eccole:

- Nessun dubbio, nessuna esitazione, nessun cedimento. - claudio t. (roma)
- Non ti puoi arrendere. - francesco p. (roma)
- Noi mettiamo la testa in posti dove tu non metteresti nemmeno i piedi. - stefano s. (monza)
- Corri tanto ma non scappi mai - duccio c. (firenze)
- O hai la palla o non ce l’hai, non c’è molto da capire - stefano t.  (milano)
- Se sai uscire da una mischia sai uscire da qualunque casino… - francesco b. (roma)
- Un pallone ovale va dove vuole lui - giacomo m. (milano)
- L’avversario non è un nemico - massimo r. (firenze)
- Siamo più che compagni di squadra. - pietro s. (roma)
- Siamo fratelli - guglielmo c. (milano)
- Uniti dalla stessa maglia. - andrea s. (firenze)

lunedì, settembre 10, 2012

Crank-Up - Il Social Network Sportivo per trovare i compagni d'allenamento

La scorsa settimana ho ricevuto una mail (stampa.blogin@gmail.com, per chiunque volesse contattarmi) di presentazione di un progetto che unisce Sport e Social Network. L'idea e l'impostazione data al sito mi sono piaciute e per questo ospito molto volentieri il comunicato stampa inviatomi dai responsabili. 

Crank-up è il nuovo luogo di incontro per chi fa dello sport uno stile di vita, per chi ama praticarlo in compagnia e non sa rinunciare ad un quotidiano appuntamento con il benessere e l'attività fisica. 
Crank-up è l’innovativo social network che utilizza una piattaforma web per condividere un'esperienza concreta: fare sport e farlo con chi è accomunato dalla stessa passione. Trovate sempre un compagno con cui allenarvi, ovunque voi siate.
Quante volte ci si è trovati in un luogo diverso dalla propria città con il desiderio di condividere qualche ora di sport? Quante volte, magari in vacanza, avremmo voluto fare jogging sulla spiaggia e nessuno dei nostri amici ha voluto seguirci? Quante volte proprio non l'aver trovato la compagnia per una sana ora di attività fisica, per una divertente partita a calcetto o un energico match di beach volley ci ha fatto desistere dal metterci in moto? 
Crank-up nasce dall'aver sperimentato questa sensazione, conosce le esigenze di chi ama lo sport e prende vita dall'energica consapevolezza di quanto sia bello poter condividere una passione comune. Manager, agenti, studenti fuori sede, lavoratori in trasferta e turisti ora hanno un luogo in cui incontrarsi e conoscere persone che praticano il loro stesso sport.
Amatori o professionisti, hobbisti o semplicemente inguaribili pigroni che hanno bisogno di una motivazione in più per dedicarsi un'ora di movimento… Ora hanno Crank-up. 
Più di 600 discipline sportive presenti in continua evoluzione e aggiornamento.

Come funziona? Semplice! Basta collegarsi a http://www.crank-up.it/ e come primo step creare il proprio profilo indicando la città in cui ci si trova, gli sport che si è soliti praticare, quelli che si amano di più o quelli in cui ci si vuole cimentare per la prima volta, e indicare il proprio livello di preparazione. 
Il secondo step? Postare giorno per giorno le attività che si vogliono praticare, dove, quando e parallelamente controllare se qualcuno non ha già avuto la stessa idea. Infine… Accettare l'invito e condividere tutto lo sport che si vuole!
Crank-up condivide passioni sportive!

sabato, settembre 08, 2012

"The Secret Race" - Le agghiaccianti anticipazioni del libro di Tyler Hamilton sul doping nel ciclismo

In un'intervista di due giorni fa, Johan Museeuw  ha dichiarato che "tra gli anni '80 e '90 praticamente tutti facevano ricorso a pratiche illecite. Dobbiamo farla finita con l'ipocrisia. L'unico modo per far uscire il ciclismo da questa spirale omicida è rompere il silenzio, il silenzio che continua a perseguitarci". Sul ciclismo odierno, invece, Museeuw è più ottimista: "Oggi il gruppo è più pulito. In passato il doping era uno stile di vita del ciclista, negli ultimi anni va decisamente meglio. Sono sicuro che prima d'ora le gare non siano mai state così vere, ma questo conterà poco finché molte persone continueranno a tacere su ciò che è andato storto in passato".
Queste parole, provenienti da un corridore che ha avuto il coraggio di confessare l'assunzione di sostanze dopanti (seppur a carriera conclusa), fanno da capello introduttivo alle anticipazioni del libro di Tyler Hamilton, "The secret Race", uscite in questi giorni. Anticipazioni agghiaccianti, clamorose che aprono uno squarcio sul mondo (malato, marcio) del ciclismo tra il '93 e i primi anni 2000. Qualcuno può obiettare che Hamilton abbia agito solamente per fini commerciali, cioè per guadagnare un po' di soldi. Può essere, ma in questo caso la forma non intacca la sostanza. Nel libro (uscito per ora solo negli USA), Hamilton ripercorre tutta la sua carriera, dagli inizia a "pane e a acqua" alla discesa verso il doping, scelta "inevitabile" in quel momento storico del ciclismo. Ovviamente, le rivelazioni più scottanti riguardano il periodo alla U.S. Postal come compagno di squadra di Lance ArmstrongHamilton è assieme ad altri ex corridori della U.S. Postal, uno dei testimoni nell'inchiesta che ha portato l'USADA (l'agenzia antidoping statunitense) a radiare Armstrong con annessa richiesta all'UCI  di revoca di tutti  i 7 Tour de France vinti. Si possono fare diverse considerazioni sul punto. Magari, se avrò tempo, scriverò un articolo a riguardo. Il dato principale, comunque, è che quel ciclismo era ancora più malato di quanto si poteva immaginare o sospettare. Non è questione di un singolo atleta o di una singola squadra. Il doping era una componente imprescindibile di tutto il ciclismo. Un mondo dove tutti, atleti, medici, direttori sportivi, manager, sapevano. La speranza è che, come detto da Museeuw, quello attuale sia un ciclismo più pulito e credibile. E la cosa più straordinaria è che, nonostante queste tranvate, la gente è ancora innamorata di questo sport.

Ed ecco alcune delle anticipazioni di "The Secret Race", di Tyler Hamilton (anticipazioni uscite in questi giorni sulla Gazzetta dello Sport a firma Massimo Lopes  Pegna). Uno dei nomi più ricorrenti è quello del dott. Michele Ferrari, uno dei principali "protagonisti" dello sport professionistico degli ultimi 15 anni.


RIVOLUZIONE EPO - L’Epo cambiò ogni cosa. Non si può comparare l’effetto ad anfetamine o anabolizzanti. Improvvisamente intere squadre andavano dannatamente veloci. Improvvisamente  mi trovai a dannarmi per arrivare in tempo massimo. Nel 1994 la cosa divenne quasi ridicola. Io ero in salita, al massimo del mio sforzo e questi ragazzi super potenziati scherzavano fra loro come fossero in pianura! Una pazzia. Come arrivò la stagione 1996 a tavola c’era grande tensione; tutti sapevano cosa sarebbe successo; tutti parlavano di Epo, era scritto quasi sul muro. I compagni si rivolgevano a me per avere un indirizzo, una guida. Ma cosa potevo mai dire loro?

LE PRESSIONI DELL’AMBIENTE – Il ciclismo segue il più darwiniano dei modelli. Le squadre sono sponsorizzate da grandi aziende e competono in grandi corse. Ma non c’è alcuna sicurezza: gli sponsor possono lasciare; gli organizzatori possono rifiutare alle squadre la partecipazione. Il risultato è una catena di  nervosismo continuo. Gli sponsor sono nervosi perché hanno bisogno dei risultati. I direttori sportivi sono nervosi perché hanno bisogno dei risultati. I corridori sono nervosi perché hanno bisogno dei risultati per rinnovare i contratti.

L’INIZIAZIONE - Pedro Dal Moral (medico Della US. Postal n.d.r.) era per me come lo zio preferito. Era diretto, ti guardava negli occhi, si preoccupava della tua salute, ti chiedeva come stavi. (…) Pedro mi spiegò che l’ematocrito era la percentuale di sangue che conteneva i globuli rossi; mi spiegò anche che il nuovo regolamento Uci prevedeva la sospensione per 15 giorni qualora l’ematocrito di un corridore superasse il 50%. Solo 15 giorni anche se era un probabile segno di assunzione di Epo. All’epoca non c’era un test diretto per l’Epo e superare il 50% non era considerato doping, il presidente Verbruggen definiva quella sanzione “vacanza da ematocrito”, a tutela della salute. (…) Pedro mi chiese di fare un piccolo prelievo per controllare l’ematocrito. (…) “Niente male; sei 43%”. Rimasi sorpreso dalle sue parole. Non aveva detto “il tuo valore è 43%” oppure “il tuo livello è 43%”, ma: “tu sei 43”, come se quello fosse il mio cartellino di vendita e 43 il mio prezzo. Solo più tardi compresi cosa significava tutto ciò. All’epoca non prestai molta attenzione. Poi Scott Mercier, un compagno molto più scafato di me all’epoca, mi raccontò il suo incontro con Celaya: “Dunque (Celaya) mi ricevette nella sua camera d’albergo e fece il test. Quando vide l’esitocominciò a scuotere la testa: “Ooooh la la! – disse Pedro – Tu sei 39. Per fare i professionisti in Europa bisogna essere 49 o forse anche 49,5”. Compresi subito cosa voleva dire: avremmo parlato di Epo, ma feci l’ingenuo: “E come posso fare per essere 49?”, chiesi a Pedro. “Con vitamine speciali, perché non ne parliamo più tardi?”, rispose.

LE SACCHE BIANCHE – Nel 1997 sbarcai a Girona in un appartamento nuovo che dividevo con i compagni della Postal. Ci aspettavano gare dure in preparazione del Tour; la Ruta del Sol, i Trofeo Puig, La Vuelta Valenciana. Ero nervoso perché eravamo in venti corridori per soli nove posti al Tour. Le corse erano durissime e terribili. Fu allora che vidi per la prima volta le sacche bianche. Comparivano a fine gara, portate da qualche soigneur, conservate in frigo. Venivano date ad alcuni corridori, i più forti: Hincapie, Ekimov, Baffi, Robin; ad altri no. Capii da quello che ero nella squadra B. Fu in quella occasione che sentii per la prima volta la frase “correre a pane e acqua”. Io correvo a pane e acqua ancora. Corsi la Ruta del sol a pane e acqua. Ma quando mi sentivo sfinito per le gare o gli allenamenti pensavo a quelle sacche bianche. Volevo provare a me stesso di essere più forte di quelle piccole sacche. Ma ci pensavo continuamente.

LA PRIMA VOLTA – E  venne il momento del break down. Mille giorni dopo il mio passaggio al professionismo mi dopai per la prima volta. Parlando con gli altri corridori e ascoltando le loro storie, capii che era un modello di coportamento comune. Il primo anno, giovane e felice di essere lì, fra i pro, pieno di speranze; il secondo, la presa di coscienza; il terzo, la chiarezza di un bivio da imboccare: si o no. Dentro o fuori.

LA CAPSULA ROSSA –  Dopo la Vuelta Valenciana Pedro (Celaya, n.d.r.) venne nella mia camera d’albergo. Mi chiese come stavo. Gli dissi la verità: finito. Non avevo più nulla nelle gambe. Pedro tirò fuori una bottiglia scura ne estrasse una capsula rossa: “Non è doping, è per la tua salute. Per aiutare il tuo recupero. Il tuo corpo ne ha bisogno. E’ sicura. Se tu dovessi correre domani io non te l’avrei data; ma va bene se la prendi adesso e corri fra due giorni”. Compresi bene che se avessi coprso e fossi stato sorteggiato per l’antidoping  sarei risultato positivo.

LE REGOLE DEL GIOCO – Il mio unico lavoro divenne tener chiusa la bocca; allungare il braccio ed essere un buon lavoratore. Mi ero imposto delle regole precise.
1) Prendi le pasticche rosse una volta ogni settimana o due. Bada di non assumerle troppo vicino alla gara.
2) Prendi l’Epo dal dottore della squadra il giorno della corsa. Non comprarla. Cerca di evitare di tenerla a casa. Iniettala sotto cute. Avrà un effetto più duraturo.
3) Taci su tutto. Non c’è bisogno di parlare perché tutti sanno già tutto.

EDGAR E ANDRIOL – Il menu del doping non era grande. Edgar (il nik name con cui avevano ribattezzato l’Epo, n.d.r.) e testosterone (Andriol). Una pallina rossa ogni settimana  o due durante gli allenamenti era sufficiente e nel caso che servisse un aiuto meno forte, era sufficiente forare la capsula spremere un po’ di contenuto sulla lingua e conservare il resto per un’altra occasione.

TESTOSTERONE E OLIO D’OLIVA – il dott. Ferrari aveva trovato una nuova combinazione: mescolare l’Andriol con l’olio di oliva in un contagocce. Serviva per i piccoli recuperi. Ricordo che una volta Lance ad una corsa mi mise qualche goccia sulla lingua, come fossi un uccellino. Seguendo i suggerimenti di Del Moral ho provato anche l’ormone della crescita durante un allenamento a tutta, ma mi lasciava le gambe pesanti, così smisi. Assumevo Edgar (Epo) ogni due o tre giorni per iniezione sottocutanea o nel braccio con aghi così fini da non lasciare il segno. Ferrari mi spiegò che iniettarsi l’Epo era come girare l’interruttore del termostato a casa. Aggiungendone poca la casa resta fredda; aggiungendone molta la casa diventa calda e si supera il limite di 50%. Imparai presto. Ero arrivato al punto di valutare a occhio il mio ematocrito, a seconda del colore del sangue.

I TRUCCHI – Finita la fiala di Epo la mettevo fra due fogli di carta e la pestavo sotto i piedi riducendo il vetro in polvere. Poi gettavo tutto nel water facendo scorrere più volte lo sciacquone, così non c’era traccia di epo, nel caso ci fosse stato qualche controllo.

PANTANI IN FUGA E LA CHIAMATA A FERRARI - “Lance amava la logica, Pantani correva con passione e istinto. E lui odiava questo suo modo di essere. Quando l’italiano andò in fuga all’inizio della tappa Courchevel-Morzine al Tour 2000, salita dopo salita sembrava imprendibile. Lance andò nel panico. In corsa fece chiamare Ferrari per chiedergli lumi e lui lo rassicurò: con quel passo, Pantani sarebbe crollato all’ultima salita. E così fu”.
Nel video qui sotto una sintesi della tappa (in un paio di circostanze Armstrong si consulta con l'ammiraglia guidata da Bruyneel):


"IL GIARDINIERE DOPING" — “Dopo lo scandalo Festina del 1998, dovevamo trovare un nuovo sistema per portare le fiale di Epo alle gare. Lance affidò il delicato incarico di corriere a Philippe, il suo giardiniere della villa a Nizza. Philippe fu soprannominato il motociclista, perché seguiva le tappe in moto. Lo chiamavamo su un cellulare segreto. Al traguardo, approfittando della confusione, faceva la sua consegna. Ma solo a noi tre scalatori: io, Lance e Kevin Livingston. Trovavamo le siringhe nel camper, per evitare il rischio di una perquisizione in hotel. Ci bastavano 30 secondi: Del Moral ci iniettava, mettevamo le siringhe nelle lattine di coca, poi il dottore sgattaiolava fuori nella mischia con le lattine schiacciate, come fossero spazzatura, nello zaino”.

I TEST ANTI EPO – L’avvento dei test per individuare l’Epo divenne la prova di come Ferrari fosse un gran vantaggio per noi. Le autorità mondiali avevano impiegato anni e milioni di dollari per individuarne uno valido e a Ferrari bastarono pochi minuti per capire come eluderlo. Invece di iniettare una dose intera sotto cute (che prolungava  la presenza dell’epo nel corpo), facevamo iniezioni di piccole quantià direttamente in vena. Al Giro di Svizzera del 2001 Lance voleva essere al meglio della forma. Ferrari gli consigliò di dormire in altitudine e di assumere Edgar (epo) in microdosi, una per notte. Questo avrebbe mantenuto alto il suo ematocrito e avrebbe consentito di eludere i nuovi test sull’Epo che mettevano a confronto le due molecole, quella naturale e quela sintetica. L’altitudine avrebbe stimolato la produzione di maggior Epo naturale aiutando a compensare e nascondere quella sintetica.

"COSÌ MI CACCIÒ" — ”Prima del Giro di Svizzera 2001, andai a Ferrara da Ferrari che mi fece il classico test sul Monzuno: su quei 4 Km di salita al 9% battei il record di Lance. Ferrari sorrise: buon segno, perché non lo avevo mai visto allegro. Ma quando arrivai in ritiro, Lance era incavolato: "Monzuno eh? Non penserai mica di essere tu ora l’uomo da battere?". Il giorno dopo la situazione peggiorò quando il mio ematocrito risultò 49.5, troppo vicino al 50%. Lance era furioso, anche se pure lui a volte aveva quel valore. Persino sua moglie Kristin mi disse sarcastica: "Ho sentito che hai grandi numeri, Tyler". Lance si sentiva insidiato. Una mia intervista a Velonews, innocua, fu presa molto male da Armstrong. Fui costretto da Bruyneel a scusarmi. Ma non servì: al Tour venni lasciato a pane e acqua”.

"RIIS VOLEVA SAPERE" — “Così nel 2002 firmai per la Csc di Bjarne Riis. Nel nostro primo colloquio mi chiese quali metodi usavamo alla U.S. Postal. Gli raccontai tutto, ma non delle trasfusioni, forse perché non mi ero trovato bene. Lui rispose: "Devi assolutamente provarle, ti piaceranno moltissimo". Eravamo affidati al dottor Eufemiano Fuentes. Mi suggerì di usare il nome del mio cane per classificare le mie sacche di sangue. Ma il mio era troppo famoso, così divenni 4142, le ultime cifre del telefono di un mio amico”.

FUENTES – Nel 2004 il dottor Fuentes (Hamilton era già alla CSC di Riis, ndr) disponeva di  un nuovo tipo di congelatore che consentiva la conservazione di numerose  sacche di sangue insieme. Evitando viaggi sospetti e massacranti verso Madrid. Per tenere il sangue lì si spendevano fino a  50 mila dollari a stagione.

ARMSTRONG – Se ti lamentavi per gli allenamenti duri;  se arrivavi in ritardo, Lance te la faceva pagare. Andava a simpatie. Ferrari era un dio per lui e invece cacciò Bobby Julich (terzo nel Tour de France vinto da Pantani, ndr) perchè non lo sopportava. Licenziò anche Livingston che gli era stato vicino nei mesi della malattia: aveva chiesto un aumento. Con i soldi risparmiati riuscirono ad ingaggiare tre spagnoli.

LE MINACCE - Nel 2011 ero con amici ad Aspen dove Armstrong ha una casa. Andammo in un locale poco dopo arrivò anche lui. Mi fermò mentre ero al bagno minacciandomi con un pugno sullo stomaco. “Quando ti hanno pagato per quella trasmissione?” disse Lance (“60 minuti”, la trasmissione tv in cui Hamilton fece le prime rivelazioni sul suo doping e su Armstrong n.d.r). “Lo sai che non mi hanno dato nulla –  risposi – mi spiace per te, per la tua famiglia e per quello che può succedere”. E lui: “Non ho perso un minuto di sonno per quello. Voglio sapere quanto ti hanno pagato!”. E poi:  ”Quando salirai sul banco dei testimoni (al processo n.d.r.) , ti faremo a pezzi: farai la figura del povero idiota. Trasformeremo la tua vita un inferno”. Lasciai il bagno sconvolto.


Queste anticipazioni sul libro sono tratte dall'articolo di Eugenio Capodacqua su Repubblica.it e dagli articoli di Massimo Lopes Pegna sulla Gazzetta dello Sport del 5 e 6 settembre.

giovedì, settembre 06, 2012

Mondiali Ciclismo 2012, Valkenburg - Percorso, Altimetria e Diretta TV

I Mondiali di Ciclismo 2012 si disputano a Limburg-Valkenburg (Olanda) dal 15 al 23 settembre. Si mantiene quindi una data a metà strada tra i vecchi Mondiali e quelli invece disputati a ottobre di qualche anno fa. Altre corse come il Giro di Lombardia, invece, saranno anticipate: quest'anno il Lombardia si disputerà il 29 settembre . Motivo? L'inserimento nel calendario World Tour del Tour of Beijng, in programma dal 10 al 14 ottobre. Potere dello yuan. 

La prima novità dei Mondiali 2012 è costituita dal percorso. Niente più circuito da ripetersi x volte, ma percorso in linea per i primi 100km e circuito di 16,5km da ripetersi 10 volte. Le strade sono quelle dell'Amstel Gold Race, vinta quest'anno da Enrico Gasparotto (infortunato e comunque impossibilitato a partecipare alla corsa iridata dopo l'ultima pronuncia della Federciclismo sulla non convocabilità di atleti coinvolti anche in indagini sul doping). Il circuito mondiale è simile a quello affrontato nel 1979 (vittoria con mille polemiche dell'olandese Raas) e nel 1998 quando a imporsi fu Oscar Camezind davanti a Peter Van Petegem e a Michele Bartoli.
Favoriti? Vedi post dettagliato con quote scommesse. Appare comunque chiaro che i vari Sagan, Gilbert (in ripresa), Purito Rodriguez, saranno gli uomini da tenere d'occhio. Per l'Italia di Bettini (ultima chance per lui?) sono più gli interrogativi che le certezze.
L'altra grande novità è rappresentata dall'introduzione delle Cronometro a Squadre, in programma domenica 16. Non sarà una gara per nazionali - sul modello della vecchia 100km - ma per squadre World Tour o Continental composte da 6 corridori. 

PERCORSO E ALTIMETRIA CIRCUITO MONDIALI CICLISMO 2012
Questa la mappa con il percorso dei primi 100km (in linea):



Questa invece la mappa con l'altimetria del circuito finale:
Dallo scollinamento sul Cauberg al traguardo mancheranno solamente 1.7km. Il Cauberg ha una pendenza massima del 12%.

PROGRAMMA COMPLETO MONDIALI CICLISMO 2012

sabato 15 settembre 
Cerimonia d'apertura

domenica 16 settembre
Cronometro a squadre F
Cronometro a squadre U

lunedì 17 settembre 
Cronometro Juniores U
Cronometro Under 23 U

martedì 18 settembre

Cronometro Juniores F
Cronometro Elite F

mercoledì 19 settembre
Cronometro Elite U

venerdì 21 settembre
Corsa in linea Juniores F

sabato 22 settembre
Corsa in linea Under 23 U
Corsa in linea Elite F

domenica 23 settembre
Corsa in linea Juniores M
Corsa in linea Elite U (partenza ore 10.45, arrivo previsto tra le 17.00 e le 17.30)

DIRETTA E COPERTURA TV
Come da tradizione, Rai Sport 2 (con l'aggiunta di Rai 3 per la corsa in linea dei professionisti) oltre che Eurosport HD (canale 211 piattaforma Sky) copriranno interamente la settimana di gare. Per Raisport i commentatori saranno Pancani e Cassani, per Europsort Berton e Magrini.

mercoledì, settembre 05, 2012

Serie A 2012/2013 - Le pagelle delle 20 squadre (con Matteo Bodei)

Con un po' di ritardo rispetto alle abitudini, pubblico ora le pagelle alle 20 squadre di Serie A sulla scorta del mercato chiusosi lo scorso 31 agosto. Il voto e il commento per ciascuna squadra è affidato all'amico Matteo Bodei. In calce ad ogni giudizio di Matteo, in corsivo, quella che è la mia opinione sulla squadra. Un modo per discutere e confrontareidee e opinioni su società, allenatori e giocatori.
In sintesi, la mia griglia di partenza vede la Juventus davanti a tutti con il solo Napoli in grado di insidiare da vicino i bianconeri. Per la lotta Champions, oltre ai partenopei ci saranno Lazio, Fiorentina e Inter. Roma punto interrogativo, Milan destinato a soffrire almeno di qualche innesto di livello a gennaio. In coda, Pescara e Siena partono un gradino sotto a tutte. Preoccupante la situazione del Palermo. In assoluto, comunque, un campionato ancora più povero dal punto di vista tecnico rispetto a quellò precedente (già non entusiasmante per qualità media di gioco).

ATALANTA: 6,5 la squadra rivoluzione dello scorso campionato è rimasta pressoché invariata. Il riscatto del Tanque Denis, la conferma di Cigarini e Stendardo e la resistenza alle lusinghe per Schelotto sono colpi non da poco. James Troisi, arrivato alla Dea nell’ operazione Gabbiadini-Juve, Facundo Parra (un argentino di quelli che piacciono tanto al direttore Marino) e la zanzara De Luca (autentico mattatore in serie B con la maglia del Varese) sono le scommesse che permetteranno a mister Colantuno di aumentare il tasso tecnico di una formazione che, giocando con la grinta e l’intensità dell’ anno passato, non dovrebbe avere problemi a disputare un campionato di mezza classifica.
Sottoscrivo il giudizio. Squadra costruita con intelligenza, attrezzata per disputare un campionato tranquillo con qualche possibile soddisfazione intermedia (vedi successo a San Siro sul Milan).

BOLOGNA: 5,5 Portanova (squalificato nell’ ambito del calcio scommesse), Ramirez, Di Vaio, Mudingayi e Gillet sono giocatori che da soli valevano mezza salvezza e senza di loro sarà impresa ardua. Il bravo e preparato Pioli dovrà inventarsi alchimie tattiche prodigiose per condurre la squadra verso un campionato tranquillo. L’arrivo di Curci e la conferma di Agliardi non possono far dormire sonni tranquilli là dietro, Cesare Natali, svincolatosi dalla Fiorentina, dovrebbe portare esperienza e qualche gol. Michele Pazienza e Tiberio Guarente (piede sopraffino ma praticamente inattivo da quasi due anni) dovranno sopperire alla partenza del congolese, perno insostituibile di mister Pioli, Gaby Mudingayi verso l’ Inter. L’ addio di Gaston Ramirez, futuro top player, dopo una telenovela durata mesi e venduto al neo promosso club inglese del Southampton (ma un posto in una grande squadra italiana per lui non c’era?) lascia un vuoto difficilmente colmabile. Manolo Gabbiadini, giovane di belle speranze, ha altre caratteristiche tecniche e tutto dovrà passare dalle giocate di Alino Diamanti (gran colpo il suo riscatto dal Brescia). Se Diamanti si confermerà quello della passata stagione e dell’ Europeo e Alberto Gilardino, il sostituto di capitan Di Vaio, si sveglierà dal letargo che sembra averlo colpito ormai da un bel po’ non dovrebbero esserci problemi, altrimenti ci sarà da soffrire fino in fondo.
Vero che ci sono state diverse partenze illustri, ma la società è intervenuta prontamente sul mercato, colmando le lacune createsi. I dubbi principali riguardano il ruolo del portiere. Per il resto squadra con diverse soluzioni in tutti i reparti. Mi aspetto molto da Taider e Gabbiadini. Le squadre di mister Pioli, poi, crescono nel corso della stagione. Possibile una stagione meno brillante di quella scorsa, ma con l'obiettivo salvezza centrato senza troppi patemi.

CAGLIARI: 6 rosa pressoché immutata. In difesa se n’è andato Canini, direzione Genova, ed è arrivato Rossettini dal Siena. Sono stati riscattati definitivamente bomber Pinilla, Albin Ekdal, Daniele Dessena e Thiago Ribeiro. La scommessa è rappresentata da Sau, 41 gol nelle ultime due stagioni con Foggia e Juve Stabia, pronto per il definitivo salto di qualità. Se il folletto di Nuoro si ripeterà anche in serie A, se Cossu si confermerà ai livelli di un paio di stagioni fa e con un Mauricio Pinilla da oltre dieci gol, per gli isolani e per mister Ficcadenti salvezza alla portata. Una nota negativa la diatriba sul campo di gioco, Trieste? Quartu?...a Cellino l’ardua sentenza.
Il Cagliari è la squadra italiana che è cambiata meno nelle ultime 2/3 stagioni. Organico collaudato, con alcuni giocatori al di sopra della media (Conti, Naingollan, Pinilla su tutti). Sau ha debuttato con un prezioso gol a Palermo. Interessante osservare i miglioramenti del diamante grezzo Ibarbo. 

CATANIA: 6 anche per gli elefantini squadra che stupisce non si cambia. Se ne sono andati il direttore sportivo, quel Pietro Lo Monaco regista principe del miracolo etneo, e l’ allenatore Vincenzo Montella che dopo un ottimo campionato ha spiccato il volo, in perfetto stile “Aeroplanino”, verso Firenze. Sergio Gasparin, esperienza ventennale a Vicenza, Venezia, Udinese e Sampdoria, è una garanzia, l’ allenatore Rolando Maran è invece una scommessa (all’ esordio in serie A dopo una vita da comprimario in B). Nessuna partenza di rilievo e nessun acquisto di punta. Oltre al ritorno del desaparecido portiere Andujar gli unici due a poter partire tra i titolari sono, stranamente verrebbe da dire, i due sudamericani Rolin e Castro. Uruguagio e difensore roccioso il primo, mentre El Pata Castro è un esterno d’attacco nel giro della nazionale albiceleste.
Rosa pressoché immutata. Maran dovrà essere bravo a proseguire l'eccellente lavoro di Montella. Le premesse sono buone. Si può puntare ad una salvezza tranquilla, puntando molto sul fattore Massimino.

CHIEVO: 6,5 anche quest’anno il direttore Sartori si conferma un top player della scrivania. Più di sei milioni di euro di attivo dal mercato e una nuova rosa pronta per una salvezza tranquilla.  Il passaggio di Acerbi, via Genoa, al Milan e di Bradley alla Roma sono state due perle del calciomercato. Guadagnare 1,5 milioni dalla cessione di un bidone come Fernando Uribe ai colombiani dell’Atletico Nacional vale da solo mezzo voto in più. Al posto del centrale finito a Milanello è arrivato il semisconosciuto Paul Papp (pagato 2,5 milioni di euro) dai rumeni del Vaslui ma siamo sicuri che il fiuto di Sartori raramente sbaglia ed il giovane rumeno non farà rimpiangere Acerbi. A centrocampo poi il colpo Marco Rigoni, riscopertosi campione al suo esordio in serie A, è roba che al Bentegodi nessuno si poteva immaginare mentre David Di Michele (nonostante i suoi 36 anni) potrà fornire un certo numero di gol e rivelarsi un ottima spalla per il sempreverde Pellissier.
Come per Cagliari e Catania, l'ossatura è rimasta simile a quella delle passate stagioni. Ottimo il colpo Marco Rigoni che va a coprire perfettamente la casella trequartista. Attacco un po' in là con gli anni. Il lavoro di Di Carlo è una garanzia. Probabile campionato sulla falsariga delle ultime due annate.

FIORENTINA: 7- l’ addio di Pantaleo Corvino, deus ex machina del progetto Della Valle, pareva la fine della Fiorentina dei miracoli invece con il buon Pradè in linea di comando ADV ha riaperto i cordoni della borsa costruendo una squadra da 5/6 posto. 15,2 milioni di euro più un buon giocatore come Savic per la cessione del talentuoso Nastasic al City sono roba da statua in Piazza della Signoria per Pradè. Se poi ci aggiungiamo un'altra quindicina per Behrami, Cerci, Gamberini e Lazzari non possiamo che dare un giudizio positivo all’ operato societario. Sul fronte acquisti invece Tomovic, Roncaglia e Rodriguez puntellano in positivo una difesa orfana anche di Natali (passato a parametro zero al Bologna). I grandi botti però sono dalla cintola in su: David Pizarro, Alberto Aquilani, Giulio Migliaccio, Juan Cuadrado e soprattutto Borja Valero (colonna del Villareal dei miracoli) costituiscono, a mio avviso, il secondo miglior centrocampo in Italia dopo quello juventino. Il 7 – invece deriva dal mancato arrivo di un bomber adeguato per far coppia con Steven Jovetic (voto 10 alla resistenza viola sul mercato). El Hamdaoui è tutto da scoprire mentre il ritorno di Luca Toni è esclusivamente una soluzione di ripiego dopo le difficoltà ad arrivare al voltagabbana Berbatov e all’ argentino Lisandro Lopez.
Sottoscrivo pienamente il giudizio di Matteo, alzando ulteriormente il voto. Mercato coi fiocchi quello viola. Il solo Borja Valero garantisce qualità e quantità all'ennesima potenza. Giocatore destinato a fare la differenza. Il centrocampo toscano è secondo solo a quello della Juventus, verissimo. El Hamdaoui non è un bomber, ma è attaccante estremamente tecnico e veloce. Buon colpo. Toni allunga il reparto offensivo, altra lacuna della passata stagione. Nel giudizio manca l'altro grande colpo di Daniele Pradè: Vincenzo Montella. Allenatore moderno, intelligente, votato al calcio propositivo. Per la Fiorentina è la stagione del rilancio con buone possibilità di entrare nella lotta per le prime 3 posizione.

GENOA: 5,5 chiudere con un attivo di quasi 40 milioni, di questi tempi, non è affatto male. La gestione del repentino addio di un ottimo dirigente come Pietro Lo Monaco ha quasi del ridico; lavorare con uno come Enrico Preziosi non è cosa facile, anzi direi  che ha dell’ impossibile…il caso Velazquez è l’emblema del caos disorganizzato che regna nella patria dei Giochi Preziosi. Aver guadagnato 11 milioni di euro per Mattia Destro e altrettanti per Palacio, oltre ai 7,5 presi per l’enigma Veloso (accasatosi alla Dynamo Kiev)  in un periodo di vacche magre rende meno amaro il giudizio sul presidente e padre padrone dei grifoni. Nella casella acquisti i due top player dovrebbero essere Ciro Immobile (sorpresa della passata stagione) e il figliol prodigo Marco Boriello, anche se la loro coesistenza sarà assai difficoltosa. Se i vari Juan Manuel Vargas (abulico l’ anno scorso a Firenze), Bertolacci, Jankovic e Jorquera garantiranno quella fantasia e imprevedibilità di cui sono capaci per De Canio dovrebbe essere un annata tranquilla, in caso contrario difficilmente mangerà il panettone…
Personalmente aborro il modo di fare mercato di Preziosi. Un continuo tourbillon di giocatori, allenatori, intrecci, comproprietà, prestiti. Non è un caso che dopo la promozione e la prima ottima stagione in Serie A, basata sul gruppo storico del Grifone, i risultati siano andati progressivamente in calando con la pessima stagione 2011/2012, culminata con una salvezza stiracchiata e la vergogna di Genoa-Siena. La squadra costruita quest'anno è discreta ma nulla più. 

INTER: 6,5 Handanovic, Silvestre, Alvaro Pereira, Palacio, Cassano e il riscatto di Guarin dovrebbero mettere l’ Inter su un gradino di rilievo nell’ inseguimento alla Juventus. Mezzo voto in meno per il trattamento riservato a Julio Cesar e Lucio, due pezzi importanti della storia recente di questa squadra meritavano più considerazione. Ma se Handanovic in porta può fornire le stesse garanzie del collega brasiliano e Silvestre può sostituire degnamente l’ ex capitano della Selecao, non altrettanto si può dire per il vuoto lasciato sulla fascia destra. L’ addio doloroso di Maicon (ma perché non un anno fa a 20 milioni e adesso si per soli 4 milioni?) non può essere colmato dal ritorno del volenteroso ma scarso Jonathan e l’ assenza del miglior terzinodel mondo si farà sentire eccome. Mudingayi e Gargano mi sembrano acquisti senza senso, due lottatori che non aggiungono niente ad una rosa che non aveva bisogno di ulteriori guerrieri del centrocampo. Se Palacio si confermerà anche in una grande, se Cassano (dopo aver coronato il suo sogno di vestire il neroazzurro) diventerà finalmente maturo e con un Coutinho più conscio delle sue qualità nel motore, Moratti vincerà la sua scommessa e proclamerà Stramaccioni santo subito…
Sostanzialmente d'accordo col giudizio anche se l'obiettivo massimo dei nerazzurri non può che essere il ritorno in Champions League. Troppe lacune e troppi punti interrogativi per poter puntare allo Scudetto. Il buco lasciato da Maicon non è stata colmato. La coppia centrale (Ranocchia-Silvestre) è buona ma contro avversari rapidi e dinamici può andare in grossa difficoltà. Centrocampo con tantissimi muscoli e pochissima qualità. Non è un caso che fin qui l'Inter abbia faticato più in casa che fuori. Una volta acquistato Palacio non aveva senso acquistare un'altra seconda punta come Cassano (anche se l'affare con Pazzini andava bene a tutti). Era meglio puntare su un vice-Milito (ruolo rimasto scoperto). Il tridente Sneijder-Cassano-Milito lascia scoperto il centrocampo (nessuno dei tre dà una mano dietro) e inserendo tre mediani per bilanciare la squadra si rischia di spaccare in due la squadra, nonostante le incursioni del poderoso Guarin (gran giocatore). Inoltre il punto interrogativo legato a Stramaccioni, tecnico estremamente preparato ma alla prima esperienza su una panchina professionistica. Insomma, un mercato volenteroso, con qualche buon colpo, ma con diverse contraddizioni e lacune.

JUVENTUS: 6 nonostante siano i favoriti d’obbligo per il bis troppe cose non hanno funzionato a dovere. Mancavano due tasselli, un esterno sinistro e un centravanti, per rendere i bianconeri una corazzata a livello europeo e non è arrivato nessun giocatore con queste caratteristiche. Asamoah è un ottimo giocatore (come lo è Mauricio Isla, anche se a quelle cifre anche la Pergolettese poteva comprarli) ma non può reggere una stagione sulla fascia (ai posteri l’ ardua sentenza) visto che si trova meglio come interno di centrocampo. Per quanto riguarda invece il famigerato Top Player il mercato estivo torinese mi è sembrato quasi una barzelletta. Prima Van Persie (gran giocatore Oltremanica accasatosi poi al Manchester United) poi Llorente, Dzecko, Drogba (lui si che calzava a pennello) per arrivare infine a Bendtner (acquisto senza alcun senso da 0 in pagella), strappato alla concorrenza spietata del grande Siena (con tutto il rispetto). Nel mezzo l’ intromissione per strappare l’ attempato Berbatov alla Fiorentina mentre poi il bulgaro ha scelto di accasarsi al Fulham  per amore della moglie. Nomi sbandierati ai quattro venti, interviste concesse a destra e manca, dichiarazioni a volte sopra le righe…quando il dottor Marotta imparerà a diventare come Luciano Moggi forse sarà troppo tardi…
Qui emerge il lato tifoso di Bodo. Tifoso che dopo tanti proclami si aspettava il grande attaccante. Personalmente penso che, invece, assieme a quello della Fiorentina il mercato juventino sia stato il migliore della Serie A. Isla e Asamoah non sono stati strapagati considerando valore ed età (soprattutto se si pensa ai 25 milioni spesi da Secco per il solo Felipe Melo...). A loro si aggiungono alcuni rinforzi di valore come Lucio e Giovinco. Inoltre, il vero grande acquisto per il futuro: Paul Pogba, giocatore con potenzialità enormi. In effetti la lacuna è là davanti. Bendtner non è un fuoriclasse, ma un buon centravanti con caratteristiche diverse dagli altri attaccanti in rosa. Per rivincere lo Scudetto la rosa allestita basta e avanza. Per la Champions League è un altro discorso, ma arrivare all'altezza di ottavi-quarti di finale sarebbe già un ottimo risultato per la società bianconera che, non va dimenticato, 15 mesi fa aveva chiuso il campionato al settimo posto.

LAZIO: 5,5 il presidente factotum (direttore sportivo, allenatore, latinista, ecc.) questa volta è 

stato vittima dell’ immobilismo. Petkovic è sicuramente la scommessa più grande di una stagione che vede comunque la Lazio tra le prime 6-7 realtà del campionato. Gli unici arrivi di una certa sostanza sono stati Ciani (centrale prelevato da Bordeaux) ed Ederson (svincolato dal Lione) con il carcerato Breno (3 anni di galera per l’ ex centrale del Bayern) sogno proibito del triste mercato capitolino. Se Klose non avrà problemi fisici e Hernanes ritornerà il Profeta, per il terzo posto anche le Aquile potranno dire la loro…
Il mercato biancoceleste non è stato scintillante, ma aver mantenuto la base delle passate stagioni con l'innesto di un allenatore esperto e dalle idee chiare, offre buone garanzie. Le prime partite ufficiali hanno dimostrato come Petkovic abbia svolto un ottimo lavoro. L'asse centrale è molto competitivo (Marchetti, Dias, Hernanes, Klose) così come la mediana. La rosa è lunga, ma la differenza tra i 15-16 titolari e le riserve è molto evidente. Da valutare la tenuta sul medio-lungo periodo, vero problema delle ultime 2 stagioni targate Reja.

MILAN: 4.5 vendere due pezzi da novanta come Ibra e Thiago Silva per 63 milioni di euro (con relativo risparmio sui loro astronomici ingaggi) a quei nababbi del Paris Saint Germain è stata una mossa sacrosanta, la vera colpa di Galliani e company è invece quella di non aver ceduto alle lusinghe transalpine dello scorso gennaio per Alexandre Pato. Per colpa dei capricci della viziatissima B.B. (Barbara Berlusconi) l’ emblematico Papero è rimasto in quel di Milanello (non sui campi ma nelle infermerie) e la società, che probabilmente avrebbe un Carlos Tevez in più nel motore, non avrebbe ceduto due dei suoi campioni più rappresentativi. Altro grande errore della dirigenza è quello della conferma ad oltranza di un mediocre allenatore come Allegri. In due anni hanno abbandonati i rossoneri i vari Pirlo, Gattuso, Inzaghi, Zambrotta, Seedorf, calciatori che hanno rappresentato una fetta importante della storia societaria di via Turati (allontanatisi per i cattivi rapporti con il tecnico livornese) e francamente la scelta tra un allenatore presuntuoso e arrogante e calciatori che hanno portato i diavoli in cima al tetto del mondo non dovrebbe essere difficile (probabilmente le troppe cene da Giannino hanno annebbiato la vista a Galliani).
Costant, Zapata, Acerbi, Traore, Montolivo e Bojan francamente non potrebbero nemmeno allacciare gli scarpini ai vecchi campioni passati da San Siro, eppure i tifosi saranno costretti a vederli scendere in campo la domenica ripensando malinconicamente ai tempi andati. La salvezza non dovrebbe essere un problema, ma è lecito non aspettarsi molto di più dall’Allegri (non si sa ancora per quanto) band. L’unica nota positiva di questo periodo a tinte poco rosse e molto nere è nella casella del saldo tra le cessioni e gli acquisti: + 45 milioni di euro.
Che dire. Un ridimensionamento tecnico clamoroso. La squadra che aveva ottenuto un primo e un secondo posto nelle ultime due stagioni è stata letteralmente smantellata. Ceduti i due fuoriclasse della squadra, andati via i senatori, veri e propri leader dentro e fuori dal campo, la società ha cercato di barcamenarsi acquistando qualche giocatore discreto, che non si avvicina nemmeno lontanamente al livello dei predecessori.  Se la società avesse parlato chiaramente sin dall'inizio, probabilmente, il salto all'indetro sarebbe stato meno traumatico, invece la comunicazione rossonera, vero e proprio esempio fino a qualche tempo fa, ha gestito molto male le trattative estive (Berluscono che blocca Thiago Silva) e ancor di più l'inizio di stagione (Galliani che dichiara "Con gli ultimi acquisti siamo da Scudetto") fino al teatrino delle scuse Allegri-Inzaghi. Si preannuncia una stagione durissima, che metterà alla prova anche i tifosi milanisti più fedeli.

NAPOLI: 6+ Behrami, Gamberini e Mesto sono buoni rincalzi per l’ immediato, Insigne, El Kaddouri e Uvini rappresentano invece il futuro. I giocatori ormai conoscono a memoria le alchimie tattiche di Mazzarri e Pandev, erede designato tra i titolari del Pocho Lavezzi, potrebbe diventare l’ arma in più nello scacchiere partenopeo (nonostante lo ritenga un giocatore sopravalutato). Se poi il tecnico toscano dovesse smettere di consegnare i gradi del titolare al vecchio e logoro Aronica in favore della freschezza di Britos (praticamente inutilizzato l’ anno scorso ma acquistato come titolare fisso della difesa a 3) e se Cavani rispetterà gli standard realizzativi ai quali ci ha abituato stiamo certi che i campani lotteranno fino all’ ultimo per un posto in zona Champions.
Squadra costruita in modo molto intelligente. La rosa è paradossalmente più competitiva di quella dello scorso anno (con la Champions da disputare). Il gioco di Mazzarri è più che collaudato. Gli unici punti interrogativi riguardano il portiere (De Sanctis ha palesato qualche incertezza negli ultimi mesi) e la difesa, migliorata, ma non proprio imperforabile. Molti dicono che senza Champions gli azzurri possono concentrarsi di più sul campionato. Vero, ma l'Europa League, soprattutto se si arriva alla fase ad eliminazione diretta, può togliere qualcosa. Come detto, è la squadra che può insidiare maggiormente la Juventus, ma per fare 75-80 punti occorre disputare una stagione pressoché perfetta.

PALERMO: 4 Beppe Sannino (3 promozioni, una qualificazione ai play-off e una tranquilla salvezza negli ultimi 5 anni), uno dei 4/5 tecnici italiani più preparati attualmente, è resistito solamente tre giornate prima di venire esonerato. Il record di Pioli (esonerato dopo qualche settimana di ritiro) difficilmente verrà battuto ma Maurizio Zamparini si conferma ancora una volta un personaggio sui generis (chiedere ai vari Sogliano, Panucci o agli oltre 40 allenatori esonerati negli anni di presidenza). La difesa, perso un perno come Silvestre oltre all’ addio del poliedrico Migliaccio, con il solo innesto di Von Bergen non è eccelsa, il centrocampo con gli arrivi di Kurtic e Arevalo Rios (oltre ai confermati Donati e Bertolo) oltre al ritorno di Franco Brienza (pupillo di Sanino) è un giusto mix di forza e tecnica. In avanti tutti gli occhi saranno puntati sul nuovo fenomeno argentino sbarcato a Mondello: quel Paulo Dybala di cui tutti dicono un gran bene. Se il giovane puntero arrivato dall’ Instituto de Cordoba ben si amalgamerà con i vari Hernandez, Miccoli e Budan allora le cose andranno per il verso giusto…
Assieme al Milan è la squadra che si è più indebolita. Se a una squadra che ha ottenuto 43 punti togli anche Viviano, Balzaretti, Silvestre, Migliaccio, le cose si complicano di brutto e non c'è allenatore che tenga (in tutti i sensi...). Gasperini è un allenatore ancora più esigente di Sannino dal punto di vista tattico e il suo gioco richiede molto tempo per essere assimilato. Per questo motivo la scelta dell'ex tecnico di Genoa e Inter è ancora più incomprensibile. Se le cose non cominceranno a girare subito si preannuncia una stagione di grande sofferenza.

PARMA: 6 fuori Giovinco e Floccari e dentro Amauri e Pabon (oltre al giovane e promettente algerino Belfodil). A prima vista sembrerebbe un cambio in perdita ma se Amauri, reduce da una deludente mezza stagione alla Fiorentina, ritornerà quello visto al Tardini una stagione e mezzo fa (7 reti in 11 presenze) i gol saranno assicurati, Pabon è invece una vera e propria scommessa ma di lui si dice un gran bene (4 i milioni pagati all’ Atletico Nacional per assicurarsi le prestazioni del giovane colombiano) e se Ghirardi e Leonardi hanno puntato su di lui un motivo ci sarà. Fideleff, Rosi e Benalouane puntellano una difesa già ben affiatata, a centrocampo invece gli arrivi dell’ ex palermitano Acquah, di Marco Parolo, di Sotiris Ninis (promessa del calcio greco ed europeo finalmente pronto per diventare grande) e i riscatti definitivi di Valdes e Biabiany regalano quel giusto mix di corsa e tecnica che dovrebbe consentire agli emiliani di Donadoni una tranquilla salvezza.
Sottoscrivo i pensieri di Matteo. Squadra di medio livello che può salvarsi abbastanza tranquillamente (a patto che Amauri inizi a giocare e a segnare) esprimendo un gioco propositivo grazie alla bravura di Donadoni (e del suo staff, Luca Gotti in primis). 

PESCARA: 4 passare da Sansovini-Immobile-Insigne a Weiss-Vukusic-Jonathas equivale a considerarsi già spacciati prima di partire. Il record di punti in negativo (per ora questo odiato record appartiene al Lecce stagione ’93-’94) potrebbe essere battuto proprio dal Delfino. L’entusiasmo provocato dall’ effetto Zeman sembra già scemare e aver consegnato il timone del comando a Giovanni Stroppa (unica esperienza da allenatore tra i professionisti in Lega Pro con il Sud Tirol, senza neppure entusiasmare) potrebbe rivelarsi un azzardo. Salvarsi con i vari Perin, Terlizzi, Colucci, Blasi e Modesto come colonne portanti della squadra sembra pura utopia e per il ds Delli Carri urge un viaggio a Medjugorje.
Delli Carri ha acquistato una serie di giovani estremamente interessanti (Weiss, Vukusic, Quintero, Perin). Il problema è che questi giocatori non vanno a inserirsi in una rosa collaudata. Il reparto più carente è certamente la difesa, soprattutto se si considera il gioco offensivo su cui punta Giovanni Stroppa. La salvezza appare una chimera.

ROMA: 6 naufragato il progetto Luis Enrique eccone un altro che probabilmente sarà ancora più deludente (cosa che appare difficile) del precedente. Affidare nuovamente la panchina giallorossa a Zdenek Zeman equivale quasi al suicidio. Spettacolo assicurato, svarioni e amnesie difensive anche, perché il boemo è il prototipo dell’ allenatore tanto fumo e poco arrosto: bel gioco, tanti gol ma alla fine…zero tituli. Il tridente Totti-Osvaldo-Destro è tanta roba ma è dietro il vero problema della Roma. In difesa, oltre al rientro dopo un lunghissimo stop di Burdisso, i vari Castan, Dodò, Piris e Balzaretti (quello dell’anno scorso soprattutto) non sembrano regalare gran sicurezza. A centrocampo invece sono arrivati Bradley, buon giocatore ma comprato soprattutto perché americano, e Tachtsidis, mediocre centrale ellenico, quindi sostanzialmente la squadra non sembra molto migliorata rispetto a quella dell’ anno passato. La Zeman band è squadra che se in giornata può dar filo da torcere al Barcellona, ma che nel contempo può perdere dal Bologna di turno. Enigmatica.
Scelta affascinante ma al tempo stesso rischiosa quella di puntare su Zeman. Le prime 3 giornate hanno già dimostrato pregi e difetti dei giallorossi. Assolutamente improponibile il terzino destro Piris. Castan sembra un buon giocatore ma nulla più. Sono in disaccordo con Matteo nel giudizio su Tachtsidis. A mio parere è un centrocampista che può fare molto bene. Difficile capire dove possa arrivare questa Roma, ma sembra improbabile ipotizzare un piazzamento tra le prime 3, soprattutto se la fase difensiva sarà quella vista nelle prime 3 gare.

SAMPDORIA: 6+ le tre vittorie nelle prime tre giornate di campionato hanno già fatto dimenticare che la Doria è una neopromossa. Dopo il tormentone Benitez per la panchina è arrivato un motivatissimo Ciro Ferrara. Prima la deludente stagione da capo allenatore della Juve, poi la breve e positiva parentesi con l’ Under 21 e finalmente l’ occasione per dimostrare di avere la stoffa per allenare in serie A. Difesa pressoché immutata rispetto all’ anno scorso dove i giovani Rossini e Costa dovranno dimostrare di meritare la massima serie (unica novità il possibile ingresso a destra dell’ ex laziale De Silvestri al posto dello svizzero Berardi), la vera novità è però il centrocampo. Il ritorno in pianta stabile di Andrea Poli a cui si è affiancato Enzo Maresca (tornato finalmente in Italia dopo un lungo viaggio tra Spagna e Grecia), oltre al confermato e promettente Obiang, costruiscono una mediana di assoluto valore e se anche capitan Palombo verrà reintegrato in rosa per Ferrara ci sarà l’ imbarazzo della scelta. In avanti confermatissimo il tridente di lippiana memoria (cambiano solo gli interpreti) dove Maxi Lopez, garanzia in fatto di gol, è la boa centrale con ai lati il velocissimo paraguagio Estigaribbia (buon acquisto il suo dopo una stagione in chiaro scuro alla Juve) e il brasiliano Eder (da vedere se pronto finalmente per la A). A Marassi l’ entusiasmo è palpabile e una stagione di vertice, stile Atalanta dell’anno passato, non è da escludere.
Sui blucerchiati non aggiungo niente al commento di Matteo che sottoscrivo in toto.

SIENA: 5,5 sei punti di penalizzazione non sono facili da metabolizzare ma siamo certi che un vecchio marpione come Serse Cosmi saprà dare i giusti stimoli per un impresa che si presenta assai ardua. Felipe, Contini, Rubin, Dellafiore e Paci regalano quell’ esperienza necessaria ad una squadra che deve salvarsi, a centrocampo invece sono arrivati Valiani e Rosina (sarà lui il nuovo Franco Brienza?) e se D’Agostino dovesse mantenere una condizione fisica accettabile durante tutto l’arco della stagione verrebbero risolti parecchi problemi. L’ incognita maggiore è però per l’ attacco, l’addio di Mattia Destro verso lidi più splendenti lascia un vuoto facilmente colmabile. Lo Ze Eduardo visto a Genova di sicuro non potrà colmarlo, se ritornerà ad essere quello dei tempi del Santos magari si. Se Emanuele Calaiò ripeterà gli standard delle ultime stagioni (infortuni permettendo) e verrà ben supportato da uno tra Ze Love, Campos Toro (autentica scommessa di Luca Antonelli) e Larrondo (quando tornerà dalla squalifica per il calcio scommesse) allora un pensierino alla salvezza si potrà fare altrimenti il ritorno in serie Bwin sarà certo.
La rosa è molto lunga, ma la penalizzazione è davvero pesante. L'unica possibilità di ottenere la salvezza è quella di togliere il prima possibile il segno - dalla classifica (magari con l'aiuto del TNAS) e inannellare un filotto di risultati che riporti i toscani in linea con le altre concorrenti. Impresa difficilissima, ma non impossibile visto il livello complessivo della Serie A 2012/2013.

TORINO: 6+ il ritorno in serie A è stata un autentica manna dal cielo per i tantissimi tifosi granata. L’ entusiasmo dei piemontesi potrebbe essere l’ arma in più per una salvezza alla portata. Gillet e Gazzi, pupilli di Ventura dai tempi del Bari, e l’ arrivo di Alessio Cerci (rinato con il tecnico ligure in quel di Pisa) rimpolpano positivamente i tre reparti. In difesa, oltre all’ esperto portiere belga, sono arrivati anche Agostini dal Cagliari e lo sconosciuto, ex maiorca, Pablo Cacares mentre a far coppia in mezzo al campo con l’ex senese Gazzi ci sarà Matteo Brighi. Nei quattro là davanti (4-2-4 il modulo preferito dal tecnico nativo di Genova), oltre al confermato Bianchi (terminale offensivo principe del Toro di Urbano Cairo) ci sarà spazio per la fantasia di Cerci e Mario Santana (un po’ sbiadito dopo l’esperienza tra Napoli e Cesena) e per la concretezza e l’ impegno di Sgrigna, Stevanovic o Meggiorini. 
E' palese l'influenza di Ventura sul mercato condotto da Petrachi e Cairo. Sono arrivati diversi giocatori ideali per il 4-2-4 del tecnico genovese. La rosa non è molto profonda e il reparto che sembra maggiormente scoperto è quello d'attacco dove si spera nel ritorno su livelli importanti di Rolando Bianchi. La chiave per una comunque difficile salvezza sarà l'organizzazione di gioco di Ventura.

UDINESE: 5,5 l’ ennesima eliminazione ai preliminari di Champions (se l’anno scorso con l’Arsenal era pura utopia quest’anno con il Braga si doveva passare) e l’inizio di campionato balbettante sono segnali poco incoraggianti per i friulani. Non si può pensare di vendere, e bene, i pezzi più pregiati (vedi Isla e Asamoah) e trovare immediatamente sostituti all’ altezza. Il terzo posto ma anche i preliminari di Europa League sembrano autentiche chimere a meno che i vari Willians, Maicosuel o Allan si riscoprano campioni. Difesa immutata con Danilo, Domizzi e Benatia titolari (Brkic in porta è più o meno equivalente a Handanovic), centrocampo dove Basta e Armero (probabilmente i pezzi pregiati del prossimo calciomercato bianconero) stazionano sulle fasce con in mezzo un terzetto composto da Pereyra, Pinzi e Willians (Lazzari, Maicosuel e Allan le alternative). In avanti tutto il peso è sulle spalle dell’ inossidabile Di Natale con Fabbrini o Barreto a fare da comprimari (purtroppo il giovane e promettente Muriel resterà ai box per qualche mese). Con una rosa ridotta all’osso (per quanto riguarda i possibili titolari), soprattutto davanti dove potevano essere trattenuti Floro Flores e Cuadrado, prevedo una stagione di transizione con poche soddisfazioni per il caloroso pubblico del “Friuli”. 
Sull'Udinese riporto il post scritto alla vigilia della gara di andata contro il Braga nel preliminare di Champions. 

In meno di una settimana i bianconeri mettono in discussione il lavoro del passato campionato e si giocano gran parte della stagione 2012/2013. Sulla sfida con i portoghesi e più in generale sul modus operandi della famiglia Pozzo in questo mercato estivo, sottoscrivo il pensiero di Sebastiano Vernazza sulla Gazzetta di oggi.
Pozzo auspica (pretende?) la qualificazione alla fase a gironi nonostante un mercato estivo svolto prescindendo quasi completamente dall’obiettivo Preliminari. Legittimo, la filosofia societaria è ben nota. Ma non sempre le cose vanno per il verso giusto e si rischia, per dirla con Vernazza, di“avere la botte piena e la moglie sobria (traduzione: portafogli gonfio, ma niente Champions)”.
E non parlo delle cessioni eccellenti, ma della complessiva inadeguatezza della rosa messa a disposizione di mister Guidolin. Un esempio concreto. Nel preliminare dello scorso anno contro l’Arsenal, Guidolin, con Floro Flores infortunato, poté portare in panchina come attaccante di riserva il solo Denis, peraltro già venduto all’Atalanta (partì per Bergamo il giorno dopo il match di ritorno). Di fatto l’Udinese affrontò il preliminare con Di Natale unico attaccante a disposizione. Quest’anno nel doppio impegno contro il Braga, il tecnico si ritrova nella stessa identica situazione. Muriel infortunato, Barreto non inserito in lista Champions. Come lo scorso anno, quindi, la società non ha messo il tecnico nelle migliori condizioni possibili per disputare il Playoff di Champions. E’ la chiara dimostrazione di come la politica societaria prescinda dalla disputa della sfida chiave dell’intera stagione. Il possibile accesso alla Champions deve (doveva) essere considerato un’eccezione alla normale gestione del club e come tale – soprattutto dal punto di vista del mercato – andrebbe (andava) gestito. Anche per i benefici sportivi ed economici che porterebbe l’eventuale qualificazione.
Che poi l’Udinese abbia le capacità tecniche per passare il turno è un altro discorso, oltre che la speranza di tutti i tifosi. In caso di mancata qualificazione, però, emergerebbe ancora più nitido il limite di una gestione attenta, lodevole, ma più orientata al risultato economico che a quello sportivo.

Aggiungo che subito dopo il preliminare è stato acquistato Lazzari, giocatore non straordinario, ma che sarebbe stato estremamente utile nel doppio confronto con i portoghesi. Acquistare il sostituto di Asamoah dopo il preliminare di Champions (perso) è l'ennesima dimostrazione di come il mercato estivo non sia stato condotto in funzione del preliminare di Champions (lato sportivo), ma quasi esclusivamente in ottica di bilancio (lato economico). L'eliminazione dal preliminare rende già negativa la stagione. Se a questo si aggiunge la poca serenità - eufemismo - di mister Guidolin, si capisce come l'obiettivo sia quello di limitare i danni, togliendosi qualche soddisfazione parziale e puntando a valorizzare qualche giocatore da rivendere la prossima estate. Per lo sconforto dei tifosi che, tendenzialmente, hanno più a cuore l'aspetto sportivo rispetto a quello economico (senza pretendere spese folli, ovviamente).