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lunedì, febbraio 27, 2012

"Show Your Best" - Ancora pochi giorni per vincere i biglietti per Londra 2012

Mancano pochi giorni alla conclusione del concorso "Show Your Best" indetto dal CIO per Londra 2012. Lo scorso 3 dicembre 2011 ho presentato l'iniziativa in questo post. C'è tempo fino a giovedì 1 marzo per inviare il proprio video, partecipando così all'iniziativa del Comitato Olimpico Internazionale che mette in palio i biglietti per assistere alle gare olimpiche, con viaggio e soggiorno per due persone (tutto pagato). Il concorso ha come scopo quello di invitare i fan delle Olimpiadi a creare, condividere e commentare dei video, che descrivono o ricreano ciò che meglio sanno fare: vincere la gara cittadina, eseguire un colpo da maestro nel tennis, completare un esercizio ginnico di rilievo, ecc. 
In cambio, i partecipanti avranno l’opportunità di diventare parte delle Olimpiadi e potranno vedere i loro filmati come parte di uno spot TV dedicato ai giochi Olimpiciassieme ad alcuni atleti olimpici. Lo spot sarà trasmesso in mondovisione e mostrato durante le Olimpici di Londra 2012, in contemporanea ai Giochi. 


I video vanno caricati nella sezione "showing their best" nel sito showyourbest.olympic.org

Questa settimana, alcuni atleti hanno contribuito alla campagna inviando i loro video in cui mostrano i loro momenti preferiti. Ecco i video di Marco Buechel (Sci alpino, Lichtenstein) e Charmaine Crooks (Atleta, 5 partecipazioni olimpiche, Canada):


sabato, febbraio 25, 2012

Euro 2012 - Le maglie ufficiali dell'Olanda

Prosegue la presentazione delle maglie ufficiali delle nazionali in vista di Euro 2012. Dopo aver visto le divise dell'Italia firmate Puma, è la volta dell'Olanda vice-campione del mondo. La Nike ha deciso di puntare sull'originalità e il risultato, soprattutto per la seconda maglia, è molto positivo (giudizio personale). Ecco le maglie ufficiali dell'Olanda a Euro 2012:

Prima Maglia Olanda a Euro 2012
Seconda Maglia Olanda a Euro 2012

















Immagini tratte da soccerjerseyestores.com

Euro 2012 - Le maglie ufficiali della Germania

La Germania è, Spagna permettendo, la favorita numero uno per la conquista di Euro 2012. La squadra tedesca si presenta alla rassegna di Polonia-Ucraina con delle divise firmate come da tradizione da adidas. La seconda maglia, in verde, ricorda da vicino quella usata nella finale di Messico '86 contro l'Argentina. Contro ogni forma di scaramanzia, la Germania si ripresenta 26 anni dopo con una maglia molto simile.
Ecco le maglie ufficiali della Germania a Euro 2012:

La prima maglia della Germania a Euro 2012
La seconda maglia della Germania a Euro 2012





















Immagini tratte da soccerjerseyestores.com

Euro 2012 - Le maglie ufficiali del Portogallo

Il Portogallo è da sempre la grande incompiuta del calcio europeo. Nel 2004, in casa, i lusitani arrivarono ad un passo dalla conquista del titolo, ma la Grecia riuscì nella clamorosa impresa di vincere il torneo continentale, sconfiggendo i padroni di casa nella finale di Lisbona. Vedremo se a Euro 2012 Cristiano Ronaldo e compagni riusciranno a far dimenticare l'ultimo, deludente risultato internazionale (eliminazione agli ottavi a Sudafrica 2010).
Ecco le maglie ufficiali del Portogallo per Euro 2012 (sul classico la prima, molto accattivante la seconda maglia) firmate Nike.

La prima maglia del Portogallo a Euro 2012
La seconda maglia del Portogallo a Euro 2012




Immagini tratte da soccerjerseyestores.com

Euro 2012 - Le maglie ufficiali della Francia

Come visto per l'Olanda, anche le maglie della Francia, in particolar modo la seconda, presenta un certo tocco di originalità che non mancherà di far discutere appassionati e collezionisti. Personalmente trovo molto bella la prima maglia, con un certo gusto retrò e un disegno più simile a una maglietta di Federer che a quello di una squadra di calcio. 
Ecco le due maglie ufficiali della Francia - griffate Nike - per Euro 2012:

La prima maglia della Francia a Euro 2012
La seconda maglia della Francia a Euro 2012





Immagini tratte da soccerjerseyestores.com e footballfashion.org

venerdì, febbraio 17, 2012

Europa League 2011/2012 sedicesimi - Udinese e Lazio: tra gestioni oculate e difetti strutturali

L'andata dei sedicesimi di finale di Europa League 2011/2012, permette di effettuare qualche considerazione generale su Udinese e Lazio, due club che in questo ultimo anno e mezzo hanno ottenuto - seppur con delle filosofie societarie diverse - i medesimi, ottimi risultati (66 punti per entrambe nello scorso campionato, Lazio avanti di un punto in questa, entrambe qualificate come seconde nel girone di Europa League). Tuttavia, nonostante delle gestioni societarie oculate e dei risultati rimarchevoli, le recenti partite hanno portato alla luce alcuni difetti strutturali con cui Guidolin e Reja devono convivere.

UDINESE - Come sempre è obbligatorio premettere il grande lavoro svolto dalla famiglia Pozzo in questi anni per mantenere il club in Serie A (spesso in Europa) e realizzare delle plusvalenze esorbitanti grazie al modello di business costruito negli anni. L'altra premessa che si è soliti fare ("eppoi Udine è una città di neanche 100.000 abitanti") è corretta, ma va sempre rapportata ad altre realtà europee. Il Villareal rappresenta una città di 50.000 abitanti ed è da diversi anni ai vertici del calcio spagnolo (raggiungendo anche una semifinale di Champions nel 2006 e di Europa League nel 2011), così come lo Sporting Braga, finalista in Europa League lo scorso anno, è l'emanazione di una città di 180.000 persone. 
Puntualizzato ciò, e venendo alla stagione in essere, la partita di andata contro il Paok Salonicco, ma in generale l'ultimo scorcio di campionato, ha portato a galla alcuni problemi strutturali della squadra allenata (magistralmente) da Guidolin. Per la serie "i nodi vengono al pettine", la discutibilissima campagna acquisti dell'estate 2011 non poteva non essere pagata a lungo andare. Come scritto a suo tempo, presentarsi al via di una stagione super-impegnativa con un attacco composto dai soli Di Natale, Floro Flores e Barreto (su cui peraltro c'erano grandi dubbi legati al recupero fisico: dubbi tramutatisi in certezze durante l'anno), più Torje (giovane da scoprire, comunque non impiegabile in EL) è quantomeno grottesco. Già in occasione dello storico preliminare di Champions contro "l'Arsenal più debole degli ultimi 15 anni" (definizione di fine agosto...guarda caso confermata dalle prestazioni dei Gunners 2011/2012), l'Udinese mancò una grande occasione per il mercato assolutamente deficitario svolto in estate (nella gara di ritorno l'unico attaccante in panchina era Denis, già ceduto all'Atalanta...). Una squadra impegnata su due fronti, se vuole davvero essere competitiva su entrambi, deve avere a disposizione 20-21 giocatori dello stesso livello più 3-4 giovani di prospettiva. Non 14-15 più x giovani e/o giocatori da scoprire. Chiaramente alcuni sono insostituibili (vedi Di Natale, Danilo e Isla), ma con un mercato attento e non iper-parsimonioso, si poteva certamente costruire una rosa molto più lunga e competitiva. Anche perché le risorse economiche non mancavano: non solo le cessioni milionarie di Zapata, Inler e Sanchez (senza dimenticare le altre cessioni "minori" e le comproprietà, per un saldo finale della campagna trasferimenti estiva di +48 milioni di euro), ma anche il consistente aumento degli introiti provenienti da diritti televisivi (per la stagione 2010/2011 l'Udinese ha intascato 37.8 milioni di euro) potevano essere re-investiti (non tutti, per carità) decisamente meglio. Non certo per acquistare dei top-player dall'ingaggio insostenibile, ma giocatori di valore, con buona esperienza a livello europeo. Un target di giocatori non certo irraggiungibile per il club friulano. La scusante della Coppa d'Africa, poi, non regge. Il torneo continentale africano si disputa a cadenza biennale e si sapeva già lo scorso anno che (almeno) tre giocatori fondamentali avrebbero saltato un mese di stagione. Si poteva agire quindi per tempo, allargando la rosa a inizio anno. Se poi si considera che la Coppa d'Africa sarà disputata anche nel 2013 (per collocarla negli anni dispari), il problema si ripresenterà il prossimo inverno. 
Gli acquisti dell'estate 2011, Neuton, Doubai (ceduto a gennaio), Sissoko (ceduto a gennaio), Pereyra, Fabbrini, Torje si sono rivelati inadatti o comunque non pronti per questi livelli (Guidolin ha preferito piuttosto impiegare i titolarissimi fuori posizione). L'unico acquisto azzeccato è stata Danilo, che con la sua personalità e sicurezza ha migliorato la difesa. Guarda caso si parla di un giocatore classe '84 con esperienza internazionale (leader difensivo del Palmeiras). 
Detto questo, i bianconeri hanno tutte le carte in regola per giocarsi il passaggio del turno, andare avanti in EL e tentare di riconfermarsi il piazzamento europeo in campionato. Stagione più che positiva fin qui, quindi. Tuttavia, la rigida politica del "comprare giovani a poco e rivenderli a tanto" poteva, anzi, doveva trovare una sua sostanziale eccezione in questa stagione che presentava i crismi della straordinarietà (leggi Champions League o comunque Europa League). Anche perché le dichiarazioni della società sottintendono una certa ambizione in termini di risultati... Il problema è che non si può pretendere di essere competitivi fino in fondo su due fronti se, assente il solo Di Natale - a 34 anni è normale saltare qualche match - Guidolin, a livello di sedicesimi di finale di Europa League, può contare come attaccanti in panchina solo su Fabbrini e...Piscopo.

LAZIO - Come scritto, il club biancoceleste ha perseguito una politica societaria diversa da quella dei Pozzo, raggiungendo tuttavia risultati analoghi. Lotito ha puntato molto su giocatori già formati, in grado di dare sin da subito il loro contributo (tendenza accentuata nelle ultime stagioni). Si possono citare i vari Brocchi, Mauri, Dias, Klose acquistati negli anni. Il presidente può risultare più o meno simpatico (a me piace, de gustibus), ma gli va dato atto che, acquistata una società in stato pre-fallimentare, ha saputo risanarla e mantenerla su buoni livelli (vincendo anche una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana contro l'Inter di Mourinho). La rosa biancoceleste è decisamente più profonda di quella dell'Udinese, ma il numero di giocatori a disposizione di Reja non va di pari passo con la qualità. Il tecnico goriziano ha dovuto far fronte ad un'emergenza decisamente più grave rispetto a quella dell'Udinese (due pedine fondamentali come Brocchi e Mauri sono assenti da diversi mesi). Viste le assenze, Reja ha dovuto attingere a piene mani dalla panchina (Lulic una rivelazione, Gonzalez e Kozak due buoni rincalzi). Il problema è che alcuni ruoli o sono scoperti (specie in difesa) o presentano dei giocatori che faticano enormemente (eufemismo) a questi livelli. Contro il tridente dell'Atletico Madrid composto da Diego, Adrian e Falcao non si può non andare in sofferenza se si schierano, con tutto il rispetto, Zauri, Konko e Stankevicius. Altri giocatori come Garrido, Scaloni, Makinwa fanno parte della rosa, ma chiaramente non possono essere considerati dei validi sostituti. Insomma, anziché avere una rosa di 30 giocatori, con però solo 17-18 di valore, sarebbe stato meglio (al netto della difficoltà oggettiva di "liberarsi" di determinati contratti) averne, come per l'Udinese, 20-21 più qualche giovane da far maturare (vedi Antonio Rozzi). Il mercato di gennaio poteva essere sfruttato per potenziare la rosa. Invece, per la delusione di Reja, la squadra è rimasta pressoché uguale (di fatto via Cissè, dentro Alfaro e il sopravvalutatissimo Candreva).
L'eliminazione quasi certa dall'EL permetterà alla Lazio di concentrarsi solo sul campionato e sulla lotta per un piazzamento europeo. Il paradosso, però, è che se questa impostazione non sarà modificata nel mercato estivo, i problemi incontrati in questa stagione nella gestione delle tre competizioni, si presenteranno puntualmente anche nella prossima.

Immagine tratta da goal.com

giovedì, febbraio 16, 2012

I fatturati dei primi 20 club calcistici in Europa: Real Madrid e Barcellona dominano (Deloitte Football Money League)



Come ogni anno Deloitte ha pubblicato un interessante report sui fatturati (in inglese si parla di revenues, traducibile con il nostro "ricavi") dei primi 20 club calcistici in Europa. Grazie al suggerimento dell'amico Giorgio Spadola ho potuto consultare il report nella sua interezza. Prima di entrare nel dettaglio con dati e considerazioni, alcune note metodologiche. Lo studio riguarda la stagione sportiva 2010/2011 e comprende fondamentalmente 3 "revenues": entrate da stadio (compreso il food&beverage), entrate da diritti televisivi, entrate commerciali (sponsor e merchandising). Sono esclusi quindi i movimenti finanziari legati ai trasferimenti di giocatori. I dati sono stati ricavati dall'IFRS (International Financial Reporting Standards).
Ecco la classifica dei 20 club calcistici europei con il maggior fatturato:

FATTURATI 2010/11 in milioni di €
(tra parentesi posizione e fatturato stagione precedente)
  1. Real Madrid 479.5 (1 - 438.6)
  2. FC Barcelona 450.7 (2 - 398.1)
  3. Manchester United 367 (3 - 349.8)
  4. Bayern Monaco 321.4 (4 - 323)
  5. Arsenal 251.1 (5 - 274.1)
  6. Chelsea 249.8 (6 - 255.9)
  7. AC Milan 235.1 (7 - 244)
  8. Internazionale 211.4 (9 - 224.8)
  9. Liverpool 203.3 (8 - 225.3)
  10. Schalke 04 202.4 (16 - 139.8)
  11. Tottenham Hotspur 181 (12 - 146.3)
  12. Manchester City 169.6 (11 - 152.8)
  13. Juventus 153.9 (10 - 205)
  14. Olympique de Marseille 150.4 (15 - 141.1)
  15. AS Roma 143.5 (18 - 122.7)
  16. Borussia Dortmund 138.5 (new entry)
  17. Olimpyque Lyonnais 132.8 (14 - 146.1)
  18. Amburgo 128.8 (13 - 146.1)
  19. Valencia 116.8 (new entry)
  20. Napoli 114.9 (new entry)
CONSIDERAZIONI - Il totale dei fatturati dei 20 club presenti in classifica è di 4.4 miliardi di euro. Dietro a queste 20 squadre ci sono: Benfica (102.5), Atletico Madrid (99.9), Werder Brema (99.7), Aston Villa (99.3), Newcastle (98),  Ajax (97.1), Stoccarda (95.5), Everton (90.8), West Ham (89.1) e Sunderland (87.9). 

L'evidente superiorità tecnica rispetto alla concorrenza di Real Madrid e Barcellona, si riflette anche nella classifica dei fatturati. Difficile stabilire un rapporto di causa-effetto, ma supremazia sul campo e leadership nel ranking Deloitte sono strettamente collegate tra loro. 
La classifica, poi, dimostra come il calcio inglese sia quello che funziona meglio nel suo complesso (mentre sotto l'aspetto tecnico la stagione attuale è quella più povera e deludente degli ultimi anni). Stadi, diritti televisivi e merchandising della Premier League determinano la presenza nel ranking di ben 6 squadre tra le 12 e di altre 5 tra le 30.
Il Milan è la prima squadra italiana (settimo posto), mentre tra le prime 20 ci sono anche Inter (8a, ma con deciso calo nel fatturato complessivo stante l'uscita anticipata dalla Champions rispetto alla stagione 2009/2010), Juventus (13a, paga pesantemente la non presenza in Champions e l'uscita prematura dall'Europa League, comunque assai meno munifica dell'altra competizione UEFA), Roma (15a, in ascesa) e la new entry Napoli (20a, ma destinata a migliorare dopo l'ottima performance nell'attuale Champions; i partenopei hanno beneficiato soprattutto della nuova ripartizione dei diritti televisivi e del discreto cammino in Europa League).
Partendo dai dati delle italiane si può effettuare un'ulteriore considerazione. Oramai la Champions League rappresenta una necessità (se non, in alcuni casi, un motivo di vera e propria sopravvivenza o sostenibilità economico-finanziaria) per i club. Partecipare alla massima competizione europea, magari andando avanti nei turni a eliminazione diretta, rappresenta una voce determinante per i bilanci di molte squadre. Basti dare un'occhiata allo Schalke 04, semifinalista della scorsa edizione. Il team di Gelsenkirchen è passato dal 16° al 10° posto facendo registrare un +62.6 milioni. Per capire l'impatto della Champions League sui bilanci dei club si può dare un'occhiata a questo post.

FATTURATI NEL DETTAGLIO - Il report Deloitte è molto interessante perché contiene anche la suddivisione in percentuale dei fatturati dei singoli club. Così, senza analizzare tutti e 20 i club, possiamo prenderne 4 (uno a testa per Premier, Liga, Serie A e Bundesliga) per capire il diverso peso delle tre voci considerate nello studio (stadi, diritti tv e commerciale).

Il Barcellona ha aumentato il proprio fatturato di oltre 50 milioni di euro. Fondamentale la conquista della Champions 2011. Peraltro i blaugrana potrebbero insidiare da vicino i blancos nella classifica relativa alla stagione 2011/2012 avendo conquistato il Mondiale per Club e, soprattutto, avendo sottoscritto un contratto di sponsorizzazione di maglia con Qatar Foundation che porterà 30 milioni di euro l'anno nella casse catalane (prima il Barcellona si distingueva per non avere sponsor commerciali sulla propria camiseta). Nel complesso, i 450.7 milioni di fatturato del Barcellona per la stagione 2010/2011 sono così suddivisi (in milioni di euro): 
  • Matchday (incassi stadio) 110.7 (25%)
  • Diritti televisivi 183.7 (41%) 
  • Area commerciale (sponsor e merchandising) 156.3 (34%) 

Il Manchester United rappresenta probabilmente il club con il miglior equilibrio nella suddivisione della torta (anche lo stesso Real Madrid, comunque, ha un buon equilibrio tra le 3 voci: matchday 26%, diritti tv 38%, commerciale 36%). Ecco la scomposizione del fatturato dei Red Devils (367 milioni di euro):

  • Matchday (incassi stadio) 120.3 (33%)
  • Diritti televisivi 132.2 (36%) 
  • Area commerciale (sponsor e merchandising) 114.5 (31%) 

Il Bayern Monaco, club modello sotto diversi aspetti, è al terzo posto della classifica, ma guida quella parziale relativa alle entrate commerciali. Grazie alle sponsorizzazioni di autentici colossi quali adidas, Audi e Gazprom, i bavaresi sono davanti anche al Real Madrid sotto questa voce (il Barcellona, però, con  il nuovo sponsor di maglia potrebbe passare al primo posto anche in questa graduatoria). I 321.4 milioni di fatturato sono così divisi:
  • Matchday (incassi stadio) 71.9 (22%)
  • Diritti televisivi 71.8 (22%) 
  • Area commerciale (sponsor e merchandising) 177.7 (56%) 

Il Milan rappresenta al meglio il poco equilibrio del calcio italiano dove i diritti televisivi hanno un peso sproporzionato rispetto alle altre voci. Gli stadi di proprietà, Juventus a parte, sono ancora un miraggio e le pay-Tv sono il vero motore economico del nostro football. I rossoneri, grazie al loro appeal planetario, comunque, riescono ad ottenere dei buoni risultati anche sul piano delle sponsorizzazioni (adidas, Fly Emirates, Audi e Taci Oil). I 235.1 milioni di euro di fatturato sono scorporati in questo modo:
  • Matchday (incassi stadio) 35.6 (15%)
  • Diritti televisivi 107.7 (46%) 
  • Area commerciale (sponsor e merchandising) 91.8 (39%) 

Dal report si potrebbero effettuare ulteriori considerazioni, ma quelle svolte permettono già di avere un quadro molto interessante sul calcio europeo e sulla suddivisione degli introiti nei principali campionati.

Vedi Deloitte Football Money League 2013 (stagione 2011/12)

martedì, febbraio 14, 2012

Il Pallone della Finale (e della fase finale) della Champions League 2011/2012: Finale Munich by adidas

Oggi 14 febbraio 2012 inizia la fase finale della Champions League 2011/2012 con le prime due partite degli ottavi di finale. Per molti, visto il confronto andata-ritorno, è l'inizio della Coppa Campioni. 
Come da tradizione, adidas ha presentato il Pallone ufficiale della Finale di Champions League 2012 che si disputerà all'Allianz Arena di Monaco sabato 19 maggio 2012 alle ore 20.45. La novità riguarda l'utilizzo del pallone non solo per la finale, ma anche per tutte le partite della fase ad eliminazione diretta (dagli ottavi in avanti).
Ecco Finale Munich:

Uno spettacolare scorcio con la Coppa, il Final Munich e l'Allianz Arena

Final Munich, il pallone ufficiale della Finale di Champions League 2012




I palloni firmati adidas delle ultime finali di Champions League

lunedì, febbraio 13, 2012

Bilanci delle società di calcio e Mercato - La guida per capirne di più #3 (di Rado il Figo)

PLUSVALENZE FITTIZIE - Questa terza parte della mia breve illustrazione degli effetti delle più consuete operazioni di mercato sui bilanci delle società calcistiche, è interamente dedicata a uno degli aspetti più chiacchierati, e quindi per questo più noti al grande pubblico: le “plusvalenze fittizie”, che col tempo hanno perso l’aggettivo identificandosi colle plusvalenze “pure e semplici”.

La plusvalenza è stata già definita, per l’esattezza come differenza (positiva) fra prezzo di cessione e valore contabile del contratto, e non ha nulla da caratterizzarla come “maneggio contabile”, com’è, purtroppo, ora nota a causa della scarsa dimestichezza tecnica dimostrata dal giornalismo sportivo quando ha dovuto occuparsene. Un esempio valga per tutti: allegato al primo numero del periodico “Linea Bianca” vi era lo speciale intitolato “Il calcio truccato” a firma di Antonio Maglie indirizzato a spiegare il “doping amministrativo” (di cui le plusvalenze fittizie fanno parte). L’autore era così poco avvezzo alla materia che “spacciava” (giacché siamo in tema di doping) come anomalie presenti esclusivamente nei bilanci calcistici delle semplici operazioni e definizioni contabili (quali, fra le altre, l’ammortamento). Non deve quindi stupire che oggi si senta (s)parlare, anche da rinomati opinionisti, di “plusvalenze che servono a trovare i soldi necessari per pagare gli stipendi” o “solo nel calcio si compra qualcosa [i contratti dei calciatori] per rivenderlo ad un prezzo maggiore”, e qui mi fermo per non creare ulteriore confusione, poiché quasi nulla di quanto dato in pasto all’opinione pubblica è corretto.


Infatti, già il punto focale del problema è stato mal inquadrato nelle plusvalenze, quando in realtà tutto dipende da una particolare modalità di compravendita dei contratti detta “permuta”. Ritorno alla nostra Alfa che ha ceduto Rossi a Beta per 1.300.000: ebbene, il club acquirente può accordarsi con quello cedente per pagare il contratto di Rossi non con denaro ma cedendo a sua volta il contratto di un proprio giocatore, Bianchi, allo stesso prezzo di 1.300.000. Agendo in questo modo, Alfa e Beta eliminano ogni movimento di denaro (anche se, come già spiegato, non vi sarebbe stato ugualmente grazie alla stanza di compensazione) ed Alfa continua a realizzare la sua plusvalenza di 175.000 dalla cessione di Rossi.

Alfa e Beta però potrebbero mettersi d’accordo per alzare i prezzi delle due cessioni da 1.300.000 a 10.000.000. Gli 8.700.000 “aggiuntivi” non creano problemi di reperibilità dei fondi necessari, poiché Rossi e Bianchi sono ceduti allo stesso prezzo (e quindi per forza di cose, il credito di Alfa con Beta sarà sempre interamente compensato dal debito di Alfa con Beta, e viceversa), ma dal punto di vista economico Alfa vede lievitare la plusvalenza di Rossi da 175.000 a 8.875.000, incrementando il suo ricavo della stessa misura dell’incremento del prezzo (8.700.000 = 8.875.00 – 175.000 = 10.000.000 – 1.300.000).

Il primo effetto di quest’operazione è gonfiare artificiosamente il valore del parco contratti, e quindi l’attivo del bilancio. Non esistendo però alcun metodo per valutare il prezzo “equo” di ogni giocatore, questa pratica non potrà mai essere riconosciuta come “non corretta”. D’altro canto, è anche oggettivamente impossibile distinguere se una sopravalutazione sia dovuta a un giochetto contabile o a un abbaglio sulle qualità del giocatore, così come non si può imporre a certe squadre solo di cedere giocatori e ad altre solo di comprarne.

La pratica di gonfiare ad arte i prezzi ha come contropartita un aumento delle quote d’ammortamento annuali, ma è chiaro che queste inevitabilmente saranno sempre minori delle plusvalenze fittizie: infatti, il prezzo gonfiato d’acquisto è spalmato per l’intera durata del contratto, mentre la plusvalenza altrettanto gonfiata va interamente nel bilancio in cui è conseguita. Senza dimenticare che anche il valore contabile risulterà gonfiato, e quindi sarà necessario spuntare prezzi maggiori per continuare a incamerare plusvalenze.

Tutto questo va quindi contro ogni corretta politica di risanamento economico dei bilanci, in quanto non fa altro che spostare avanti nel tempo la copertura dei costi, “congelandola” con ricavi “virtuali”.


A dare una mano ai club italiani ormai impelagatisi in questo circolo vizioso, intervenne il legislatore. Non potendo, ovviamente, agire direttamente sul problema (altrimenti si sarebbe dovuto esplicitamente parlare di condono sui falsi in bilancio), approfittò di una circostanza apparentemente “estranea”: la diminuzione dei diritti tv. Le varie emittenti per la stagione 2002/03 misero, per la seconda volta consecutiva, sul piatto una cifra inferiore a quella offerta la stagione precedente e tanto bastò perché venisse emanata la Legge 23/2003, erroneamente definita come “spalma debiti”, in quanto ad essere spalmati non erano affatto i debiti. A grandi linee, si argomentò che percependo meno soldi dai diritti tv, i club non avrebbero più potuto vendere i giocatori a contratto spuntando i prezzi (maggiori) del (recente) passato, per cui era necessario svalutarne il valore contabile per renderlo pari a quello attuale di mercato.

Di per sé la svalutazione non è operazione anomala, ma anzi prevista sempre nell’ottica di fedele rappresentazione, da parte del bilancio, della situazione complessiva del club: si pensi ad un calciatore infortunatosi seriamente con poche possibilità di recupero (ma non nulle), il cui valore oggettivamente si abbasserà. Il punto dolente è che la differenza fra valore contabile e valore peritato (da un esperto contabile) colla Legge 23 non andava a gravare interamente fra i costi dell’esercizio, come avrebbe dovuto essere (una sorta di “maxi rata” di ammortamento), ma confluiva in un’apposita posta di bilancio da ammortizzare in 10 anni, a prescindere dalla durata del contratto e della sua eventuale successiva cessione. Il risultato era quindi di diluire in un arco di tempo decisamente lungo (e slegato completamente dal contratto) le “eccedenze di valutazione”, svilendo il senso stesso dell’operazione come norme contabili impongono. Ad essere spalmati, quindi, non erano debiti, ma le “eccedenze di valutazione” dei contratti dei giocatori.


Per illustrare meglio la cosa, ricorro ancora a delle tabelle, soffermandomi sulle vicende del contratto di Bianchi in Alfa.

La visione “corretta” vedrebbe Bianchi acquistato da Alfa per 1.300.000 con un contratto che pongo pari a 5 stagioni.

Esercizio
Quota
d’ammortamento
Fondo
ammortamento
Valore contabile
contratto
2012/13
260.000
260.000
1.040.000
2013/14
260.000
520.000
780.000
2014/15
260.000
780.000
520.000
2015/16
260.000
1.040.000
260.000
2016/17
260.000
1.300.000
0

Alfa però s’è accordata con Beta per “gonfiare” i prezzi, per cui Bianchi entra a bilancio non a 1.300.000 ma a 10.000.000.

Esercizio
Quota
d’ammortamento
Fondo
ammortamento
Valore contabile
contratto
2012/13
2.000.000
2.000.000
8.000.000
2013/14
2.000.000
4.000.000
6.000.000
2014/15
2.000.000
6.000.000
4.000.000
2015/16
2.000.000
8.000.000
2.000.000
2016/17
2.000.000
10.000.000
0

Come si vede, ogni quota di ammortamento è maggiore di 1.740.000(= 8.700.000 : 5), la “quota parte” annuale della sopravalutazione di 8.700.000 (= 10.000.000 – 1.300.000).

Suppongo ora che Alfa si avvalga nel 2013/14 della Legge 23/2003 e provveda a svalutare il valore di Bianchi, il cui valore peritato sia pari a quello “corretto” della prima tabella (1.040.000). L’eccedenza di valutazione di 6.960.000 (= 8.000.000 – 1.040.000) invece di gravare interamente nell’esercizio 2013/14, è ammortizzata in 10 anni, per cui le quote di ammortamento di Alfa sono ora le seguenti

Esercizio
Quota
d’ammortamento
contratto
Quota
d’ammortamento
L. 23/2003
Totale
ammortamenti
2013/14
260.000
696.000
956.000
2014/15
260.000
696.000
956.000
2015/16
260.000
696.000
956.000
2016/17
260.000
696.000
956.000
2017/18

696.000
696.000
2018/19

696.000
696.000
2019/20

696.000
696.000
2020/21

696.000
696.000
2021/22

696.000
696.000
2022/23

696.000
696.000

Il vantaggio economico è presto calcolato: nel 2013/14 gli ammortamenti sarebbero stati di 2.000.000, ma la Legge 23 permette di abbassarli a 956.000 (meno della metà). Anzi, con una svalutazione “a norma contabile” i costi nel 2013/14 riferiti al contratto di Bianchi sarebbero stati di ben 7.220.000 (= 260.000 + 6.960.000): alla quota di ammortamento “svalutata” di 260.000 si doveva aggiungere l’intera svalutazione di 6.960.000.


Inutile aggiungere che la Legge 23 finì (giustamente) nelle mire comunitarie.

Un valido argine a simili manovre poco corrette verrebbe dall’adozione delle norme contabili internazionali, che nel caso di permuta impongono che il valore del contratto di Bianchi sia pari non al prezzo (assai arbitrariamente) fissato dalle parti, bensì al valore contabile di Rossi (il cui contratto è stato scambiato con quello di Bianchi). Pertanto, anche se Alfa e Beta avessero valutato Bianchi 10.000.000, nel bilancio di Alfa questi sarebbe stato iscritto solo per 1.125.000, il valore contabile di Rossi al termine della stagione 2011/12.

Rado il Figo